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Tra le tue braccia

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Tra le tue braccia
quarto classificato

Campo di Detenzione di Birkenau
Ordine di servizio n° 485


A causa dell’approssimarsi al Campo delle truppe di invasione bolsceviche, i signori ufficiali di seguito elencati, al comando dei rispettivi plotoni, avranno cura di eseguire il trasferimento dei materiali assegnati:

Leutnant
Kurt von Liebenstein
n° 21
casse documenti archivio comando

Leutnant
Hermann Becker
n° 87
casse munizioni cal. 7,92

Leutnant
Friedrich Krause
n° 59
contenitori pastiglie per gas Ziklon B

Alle ore 6.30 di domani gli autocarri della 37ª compagnia si troveranno all’uscita sud per eseguire il carico. In vista dell’evacuazione delle strutture detentive, prevista nei prossimi giorni, il Comando Supremo raccomanda ai Signori Ufficiali di vigilare sul morale e sulla disciplina dei soldati. Eventuali episodi di panico, sbandamento, codardia di fronte al nemico saranno puniti con la massima severità. Heil Hitler.

Birkenau, 26 Gennaio 1945

Il Comandante
Generalmajor Ernst Günther Mickl


Vattene via portaordini! Cosa fai ancora in giro di notte?
Lasciami solo in questo buco di dieci metri quadri… Non sono solo… non vedi?
No, non puoi vederla!

Quel bastardo di von Liebenstein ha tutte le fortune dei maledetti raccomandati! A me invece capitano sempre gli incarichi più rognosi! Per forza, io non sono il cadetto di una nobile famiglia prussiana! Lo Ziklon…

Cosa abbiamo fatto, Mavka? Cosa ti ho fatto?

Non mi importa più niente di niente… E’ da tanto che non provo più nessuna sensazione, né bella né brutta. Da mesi, poi, non rispondo alle lettere di mia madre e di mio fratello…

E’ cominciato tutto a Kursk, quando i rossi hanno colpito il mio Panther. A me è andata bene, con un piede maciullato. Harald e Paul sono morti subito, Hans è bruciato vivo dentro quella scatola di latta. E’ stato brutto… Molto brutto…

Non ero più buono per combattere i ragazzi di Stalin, ma uno zoppo può sorvegliare dei relitti umani!

Birkenau. Nuova destinazione. Dovevo ritenermi fortunato, dopo quattro mesi d’ospedale e due settimane di licenza premio a casa, a Colonia…

«Sono degli esseri inferiori! Non sono umani, gli ebrei!»
L’Oberst Hartmann ci ha bombardato con queste nobili idee, durante il corso.
Addestramento per gli ufficiali addetti ai campi di concentramento: eravamo ventisei… Ventisei storpi. Ad uno mancava un braccio, ad un altro un occhio, ad un ragazzo di Dresda mezza faccia…
Non lo sapevamo ancora, ma il Reich stava cominciando a grattare il fondo del barile…

Vuoi un po’ di vino, Mavka? Perdonami, dimenticavo che gli ectoplasmi non bevono…

Ma non erano tutti ebrei. C’erano delinquenti comuni, omosessuali, ritardati mentali e tanti zingari…

All’inizio il lavoro era semplice, facevano tutto i soldati. A noi ufficiali era richiesto, ogni tanto, un giro d’ispezione. Poi tutti al circolo, ad ubriacarsi…

I più, la sera, sceglievano una o più prigioniere per la notte. Erano disposte a subire di tutto per un po’ di cibo in più. Wendt, ad esempio, le picchiava prima di violentarle. Franke, dopo essersela spassata, orinava in faccia alla sventurata di turno…

Io no. Non m’interessava umiliare un altro essere umano… E poi mi mancava l’erezione… Sessualmente, dopo Kursk, ero diventato un vegetale…

Cosa fai Mavka? Sai che mi innervosisco quando attraversi le pareti! Torna, ti prego…
Dove vuoi andare? Esco dalla stanza e ti vengo dietro…
Gli altri, per fortuna, non ti vedono… E poi, a quest’ora, non c’è quasi nessuno in giro…


I giorni passavano tutti uguali… Le docce facevano fuori duecento disgraziati per volta… Lo Ziklon non perdona, lo sanno tutti qui… Ed i forni non smettevano mai di funzionare…

Una mattina è arrivata la mia zingara… Quando l’ho vista… Neanche a sedici anni ho provato sensazioni simili di fronte ad una donna. Sono stato suo da quel momento. Per sempre… Forse anche perché, come dicevano le altre detenute, era davvero in possesso di poteri magici…

Come si possono descrivere i suoi capelli neri? Le ali di un corvo folle…
Gli occhi… di un azzurro impossibile, cerchiati di nero…
Era magra, sembrava quasi un ragazzo… Solo la chioma ed il piccolo seno ne tradivano la femminilità…

Adesso sei diversa… così bianca… i tuoi piedi non si vedono più… L’ectoplasma sfuma in basso…
Dove vai Mavka? Questo corridoio conduce al deposito degli equipaggiamenti speciali e dello Ziklon…


E’ stato facile farla assegnare al mio servizio. Le ho procurato degli abiti da donna. Le ho evitato il taglio dei capelli. Gli altri tenenti sghignazzavano…
«Ehi, Friedrich, sei tornato uomo? Stai attento a non pungerti con le ossa della strega!» Ridete, ridete bastardi… I russi vi ficcheranno il mitra nel buco del culo, vedrete…

Ti amavo… Tu non mi parlavi mai… Ma il tuo abbraccio era caldo… E la notte non ero più solo…

Mi ha fatto quasi dimenticare la guerra… E dove eravamo… A volte sul suo volto passava l’ombra di un sorriso… Dio, che bello…

E poi, quel giorno maledetto, il suo nome è comparso sulla lista…
Doveva andare alle docce! Sapevo bene cosa significasse!
Sono corso dal Generalmajor Mickl, ad implorare per la sua salvezza… Mi ha guardato dapprima sbalordito, poi indignato… «Ma cosa dice, Krause! E’ solo una maledetta zingara! Si trovi un’altra puttana, il campo ne è pieno!»
Verme schifoso! A von Liebenstein, la polacca con le grandi mammelle non l’ha tolta…

Non attraversare quella porta Mavka, è pericoloso! Ma che dico? Nulla può più nuocerti…
Ho le chiavi, posso seguirti dentro al deposito…


Non ho fatto nient’altro per salvarla… Avrei dovuto ammazzare il comandante e scappare via con lei… Ma sono un verme… Ho avuto paura… Come tutti…

L’ho seguita quel giorno… Camminava in mezzo ad un paio di centinaia di infelici… Uomini, donne, bambini… Tutti nudi… Tutti a testa bassa…
Sono andato dietro al gruppo, fino alle docce…

Non puoi scoperchiare il contenitore, sciocchina… Sei incorporea… Te lo apro io.
Vedi, basta fare leva…


I soldati li hanno spinti dentro senza tanti complimenti… «Dentro, dentro, sporchi giudei! Tra poco non puzzerete più!»

Oltre duecento persone in un ambiente che sarebbe andato stretto a quaranta…
Mavka è stata una delle ultime ad entrare… Si è voltata un istante… Mi ha fissato con quei suoi occhi meravigliosi e terribili… Ha schiuso la bocca…
Poi un caporale l’ha colpita tra le scapole con il calcio del fucile…

Ecco amore, questa che ho tra le mani è una pastiglia di Ziklon B… No, non temere per me.
E’praticamente inoffensiva, almeno finché resta asciutta…


E così sono rimasto solo… Tutto è tornato come prima… E intanto la guerra è andata sempre peggio… I russi sono entrati in Germania… Se penso alle cazzate che ci ha raccontato Goebbels…

Attenta Mavka, quello è un bidone di acqua distillata… Vuoi che lo apra? Ecco fatto!
Mi viene da ridere… Sai cosa succederebbe se lasciassi cadere la pastiglia lì dentro?


Forse dovrei lasciar perdere tutto… Magari domani, invece di far caricare questa merda sugli autocarri, scappo via… Già, potrei zoppicare fino a Colonia…

Guarda amore, guarda come cade nell’acqua… Vedi le bollicine? Che strano odore… Finalmente mi sorridi… Protendi le mani verso di me…
Si, adesso so cosa desideri… Che ti raggiunga… Mi vuoi ancora… Tra le tue braccia…


Enrico Di Stefano

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