(Insolita Musica Tra Insolite Cose)
Da bambino inventai un’isola-stato che poggiava su una gigantesca piattaforma marina. Si chiamava Grandinlandia e vi si parlava il grandinlandese, una lingua che avevo creato per l’occasione, compilando ogni parola su un quaderno che faceva da dizionario di italiano-grandinlandese. Peccato non averlo più. Quella fantasticata dei grandinlandesi era una elevata e bella civiltà, pacifica, tecnologicamente molto progredita. Chissà, forse avevo sentito parlare del bolognese Giorgio Rosa, ma non me ne ricordo? O forse fu semplicemente un’idea e un desiderio coincidente con il suo. L’ingegnere Giorgio Rosa realizzò davvero il sogno di una piattaforma artificiale (di quattrocento metri quadrati) sul mare a 6,27 miglia al largo di Bellaria – Igea Marina a Rimini, a 500 metri dal limite delle acque territoriali italiane. Di acciaio e calcestruzzo, l’Isola delle Rose (il suo nome completo fu poi Repubblica Esperantica dell’Isola delle Rose) richiese a Giorgio Rosa e a sua moglie Gabriella Chierici dieci anni di progetto e lavoro. L’isola artificiale fu iniziata nel 1958 dopo la costruzione di un telaio di tubi in acciaio e il suo trasporto in mare nelle acque internazionali prescelte; venne installato nel basso fondale e si diede inizio alle iniezioni di cemento. Dal 1962 iniziarono anche le intimazioni, da parte delle autorità portuali e locali, nche inizioernazionali di rimuovere quell’intralcio alla navigazione, ma i lavori proseguirono lo stesso, anche se lentamente, a causa delle frequenti condizioni avverse del tempo. La capitaneria di porto di Rimini intimò nuovamente di cessare i lavori nel 1966, la zona risultava data in concessione all’Eni e Rosa non possedeva alcuna autorizzazione. Nel 1967, nel fondo sotto la piattaforma, fu trovata perfino una falda per rifornire l’isola di acqua dolce e ad agosto questa caparbia e curiosa opera fu aperta al pubblico. Il primo piano in laterizio armato fu ultimato a 8 metri dal livello del mare e fu iniziata la sopraelevazione di un secondo piano. Il progetto prevedeva cinque piani in tutto per un totale di 2000-2400 metri quadrati, fu attrezzata l’area di attracco dei natanti (e fu battezzata Haveno Verda o Porto Verde) con banchine, scale e uno specchio d’acqua dolce per rendere più calme le acque durante le operazioni sbarco e di imbarco. Il primo piano fu compiuto nel maggio del 1968. Divenne una eccezionale attrazione turistica della Riviera Romagnola, ma anche e presto un problema per le Autorità italiane, quando il primo maggio Rosa proclamò l’indipendenza della sua isola dallo Stato e dichiarò se stesso Capo di Stato della Repubblica dell’isola delle Rose. Capo di governo fu invece nominato Antonio Malossi. Abitanti: 1 solo stabile, tal Pietro Bernardini. Rosa, che era un esperantista, scelse appunto l’esperanto come lingua ufficiale, scelse una bandiera arancione con scudo repubblicano, emise moneta (il milo o mill) e dei francobolli con lo stemma della Respubliko de la Insulo de la Rozoj, tre rose rosse, divenuto frattanto una rarità assai ricercata dai filatelici. L’inno nazionale fu “Steuermann! Laß die Wacht!” (Timoniere, smonta di guardia!) di Richard Wagner da L’Olandese Volante
Ci fu grande traffico da e verso l’isola. Allo Stato italiano non poteva certo piacere quel turismo senza fare i conti con l’erario. Da bizzarria divertente che fu all’inizio, l’Isola delle Rose diventò un problema nazionale. Il 25 giugno 1968, a soli 55 giorni dalla dichiarazione di indipendenza, la Capitaneria di Porto di Rimini e la Guardia di Finanza impedirono l’afflusso di battelli verso l’isola, bloccando anche l’arrivo dei materiali di costruzione; poi Guardia di Finanza e Digos presero pacificamente possesso della piattaforma. A nulla valsero le proteste. Rosa ebbe perfino un colloquio con il capitano del servizio segreto militare italiano e scrisse un telegramma a Giuseppe Saragat, lamentando la violazione della sovranità dell’isola; fu ignorato. Seguirono ricorsi, interpellanze e interrogazioni parlamentari varie, ma nulla servì a slvare le sorti di quella micronazione: nel gennaio del 1969, alle 7 del mattino, la Marina militare italiana abbattè la piattaforma a colpi di esplosivo. Fu affondata e smantellata in 40 giorni fino a metà aprile del 1969. Una tempesta inabissò definitivamente quel che rimaneva il 26 febbraio del 1969. Fu infine detto che le pretese di sovranità, indipendenza e diritti internazionali dei proprietari di quell’isola artificiale non potevano avere fondamento, data la cittadinanza italiana di Rosa e degli altri compagni di questa avventura. Quindi, dovevano sottostare alla legge italiana. A luglio di quarant’anni dopo, proprio quest’anno (2009), sono emersi alcuni resti metallici di quella micronazione tanto agognata. E se ne è tornato un po’ a parlare.
CHOR DER NORWEGISCHEN MATROSEN
Steuermann! Lass die Wacht!
Steuermann! Her zu uns!
Ho! He! Je! Ha!
Hisst die Segel auf! Anker fest!
Steuermann, her!
Fürchten weder Wind noch bösen Strand,
wollen heute mal recht lustig sein!
Jeder hat sein Mädel auf dem Land,
herrlichen Tabak und guten Branntwein.
Hussassahe!
Klipp’ und Sturm’ drauss –
Jollohohe!
lachen wir aus!
Hussassahe!
Segel ein! Anker fest!
Klipp’ und Sturm lachen wir aus!
Steuermann, lass die Wacht!
Steuermann, her zu uns!
Ho! He! Je! Ha!
Steuermann, her! Trink mit uns!
Ho! He! Je! Ha!
Klipp’ und Sturm, he!
sind vorbei, he!
Hussahe! Hallohe!
Hussahe! Steuermann, He!
Her! Komm und trink mit uns!
Steuermann! Lass die Wacht!
Steuermann! Her zu uns!
Ho! He! Je! Ha!
Hisst die Segel auf! Anker fest!
Steuermann, her!
Fürchten weder Wind noch bösen Strand,
wollen heute mal recht lustig sein!
Jeder hat sein Mädel auf dem Land,
herrlichen Tabak und guten Branntwein.
Hussassahe!
Klipp’ und Sturm’ drauss –
Jollohohe!
lachen wir aus!
Hussassahe!
Segel ein! Anker fest!
Klipp’ und Sturm lachen wir aus!
Steuermann, lass die Wacht!
Steuermann, her zu uns!
Ho! He! Je! Ha!
Steuermann, her! Trink mit uns!
Ho! He! Je! Ha!
Klipp’ und Sturm, he!
sind vorbei, he!
Hussahe! Hallohe!
Hussahe! Steuermann, He!
Her! Komm und trink mit uns!
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CORO DEI MARINAI NORVEGESI
Timoniere, smonta di guardia!
Ho! He! Je! Ha!
Ammainate le vele! L’ancora fissate!
Timoniere qui!
Poiché non temiamo né vento né spiaggia infida,
vogliamo oggi una buona volta darci alla pazza gioia!
Ognuno ha la sua ragazza a terra,
e tabacco eccellente e buona acquavite.
Hussassahe!
Fuori scoglio e tempesta…
Jollolohe!
Ce ne ridiamo!
Hussasahe!
Raccogliete le vele! L’ancora fissate!
Scoglio e tempesta noi deridiamo!
Ho! He! Je! Ha!
Ammainate le vele! L’ancora fissate!
Timoniere qui!
Poiché non temiamo né vento né spiaggia infida,
vogliamo oggi una buona volta darci alla pazza gioia!
Ognuno ha la sua ragazza a terra,
e tabacco eccellente e buona acquavite.
Hussassahe!
Fuori scoglio e tempesta…
Jollolohe!
Ce ne ridiamo!
Hussasahe!
Raccogliete le vele! L’ancora fissate!
Scoglio e tempesta noi deridiamo!
Timoniere, smonta di guardia!
Timoniere, qui da noi!
Ho! He! Je! Ha!
Timoniere, qui! Bevi con noi!
Ho! He! Je! Ha!
Scoglio e tempesta eh!
son passati, eh!
Hussahe! Halohe!
Hussahe! Timoniere! Eh!
Qui! Vieni e bevi con noi!
Timoniere, qui da noi!
Ho! He! Je! Ha!
Timoniere, qui! Bevi con noi!
Ho! He! Je! Ha!
Scoglio e tempesta eh!
son passati, eh!
Hussahe! Halohe!
Hussahe! Timoniere! Eh!
Qui! Vieni e bevi con noi!