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Perché no – Cristina Zagaria

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Ho conosciuto, da lettore, Cristina Zagaria con Miserere (edito dalla Flaccovio Editore anni fa) e avevo avuto modo già allora di apprezzare la sua capacità di tratteggiare con descrizioni e dialoghi personalità emotive complesse, rendendo immediatamente visibili scene e situazioni, con uno stile narrativo brillante e concreto.
“Perché no” – suo nuovo romanzo breve, proposto in un bel formato tascabile dalla Perdisa – esalta questa sua abilità, creando un micromondo vivido e realistico, composto da personaggi diversi (per età, filosofia di vita e cultura) innestati in una Napoli “back street” anche troppo contemporanea.
Come già d’uso per Pirandello o Camilleri anche questo scritto rielabora un fatto di cronaca: una maestra, rapinata per strada da suoi ex-alunni. E lo sviluppo, che la Zagaria fa di questa base, sfaccetta questo spiacevole momento, proponendo, in un alternarsi di capitoli brevi, i punti di vista dei protagonisti e di altri personaggi che gravitano intorno a loro. Mostrando come l’intreccio tra le vittime (la maestra in difficoltà, per cui i soldi sono vitali, e la coppia di ragazzini, che ipoteca il futuro con una rapina da pistola in pugno, convinti che sia il loro portone d’entrata per un futuro brillante da malavitosi rispettati) sia stretto, come i vicoli in cui tutto si svolge.
La cura linguistica, le tante fotografie piene di dettagli, il ritmo in crescendo del narrare, fanno di quest’opera una lettura gradevole e intensa. Non è intenzione dell’autrice, direi, quello di fare “solo” denuncia sociale (il marito sindacalista “puro” e il padre malato della protagonista, la giovane Lucia con le mani già rovinate, o altre figure minori, tengono il tutto ben saldo in un ambito misto, più letterario) e perciò non ci si deve aspettare un affresco crudo e spietato di quell’universo spesso carico di disagio, né del resto ci viene proposta una rappresentazione troppo allegorica delle problematiche in gioco. Ciò che “Perché no” è, si classifica più in una storia da “passaparola” – facendoci immergere nelle atmosfere proposte, arricchite da dettagli e considerazioni – lasciando poi a noi lettori il compito di trarre una eventuale morale, di comprendere il substrato che rende una cosa del genere possibile (perché, ricordiamocelo, lo è stato), di rimuginare sui singoli capitoli, di provare qualcosa per le figure che ci vengono mostrate per un attimo solo, prima dell’ultima pagina, prima di chiudere il libro.
Un bel regalo, questo libricino della Perdisa, di una “dimensione” particolare – che potrà però sicuramente piacere anche a quelli che normalmente non leggono romanzi, e che sarà apprezzato anche da chi è solito leggere testi più lunghi.

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