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Henry Rollins – Talk is Cheap

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Henry Rollins
Talk is Cheap – Volume 1
(2.13.61 Records, 2003)

Indispensabile premessa: in Talk is Cheap non troverete musica. E’ probabile inoltre che non troviate neppure Talk is Cheap stesso, perlomeno non nei soliti negozi di dischi di questa nazione. Il doppio CD oggetto di queste righe documenta infatti una spoken-word performance tenuta da Henry Rollins in Australia nell’aprile del 2001, ed è pubblicato direttamente dalla sua casa discografica (nonché editoriale) 2.13.61.
Ora, se già di consueto la musica presa in esame su queste colonne risulta probabilmente sconosciuta ai più, potrete pensare che adesso si sia francamente superato il limite. Inutile che mi nasconda dietro un dito: Talk is Cheap è un monologo di due ore in inglese… qualcosa per stomaci veramente forti, insomma, a maggior ragione in Paesi come il nostro, dove l’inglese sarà anche ufficialmente e statisticamente la seconda lingua ma in realtà è parlato a livelli accettabili da una percentuale sfortunatamente esigua della popolazione. Per esperienza personale posso affermare con sicurezza che le dosi da cavallo di grammatica impartite agli studenti nostrani non li rendono per nulla capaci di sostenere una conversazione, ne’ tantomeno di seguire le evoluzioni verbali del Nostro senza dover ricorrere ad un traduttore simultaneo. Per farlo, faranno meglio a gettare via il sussidiario ed avventurarsi nel mondo reale, dove scopriranno che i madrelingua si fanno un baffo di tutte le prescrizioni apprese a scuola e parlano un idioma affatto differente e ben più creativo di quello rigorosamente delineato nelle pagine dei manuali.
Assodato questo punto, sarà ora di presentare un po’ l’articolo. Tanto per cominciare, chi è Henry Rollins? Dal momento che, considerata la caratura del personaggio, qualunque introduzione risulterebbe per forza di cose striminzita, opto già in partenza per la forma più schematica possibile; e procedo dunque ad inquadrarlo come un quarantaduenne cantante, spoken-word performer, scrittore e attore di Washington, D.C., con alle spalle una storica militanza nei Black Flag ed una attuale nella Rollins Band. Il suo look (fisico da culturista, collo taurino, sguardo perennemente arrabbiato, un profluvio di tatuaggi) è una sorta di manifesto programmatico: parla di un uomo tutto d’un pezzo, che in vent’anni trascorsi intorno al mondo ha visto e sentito di tutto ("illumination comes so hard / makes me see but it leaves its scars", canta emblematicamente in Illumination) ed ha avuto da ridire su molto. Non fa necessariamente trasparire, però, un aspetto tutt’altro che secondario della sua personalità: quello dell’animale da palcoscenico, dell’acuto critico capace di vedere e mettere in ridicolo le nostre manie, i nostri tic, le nostre fobie e le piccole e grandi meschinità di ogni giorno. Tutto questo invece emerge prepotentemente allorché, armato solo di un microfono, Henry sale su un palco e intrattiene la platea per ore parlando a ruota (quasi) libera. Da un’occasione come questa è nato Talk is Cheap.
In due CD, per una durata complessiva superiore alle due ore, l’istrionico Rollins conduce per mano il pubblico toccando una vera e propria miriade di argomenti. Senza peli sulla lingua e senza taboo, miscela sapientemente considerazioni universali con aneddoti personali, ricordi di viaggio e battute fulminanti: sesso, politica, musica, cultura… tutto entra nel calderone. Pescando a piene mani da un background culturale pur sempre anglosassone, ecco allora le frecciate a George W. Bush, alla serie televisiva "Ally McBeal" ("I’m so sorry for that!", cerca di giustificarsi con il pubblico australiano), alle nuove leve del rock ("they sound so alike", e come dargli torto?). Henry parla di giovani incapaci di crescere, di come gli americani guardano all’Australia, di come si sente etichettato in base a "who’s trying to sell me what", di quello che gli è capitato durante un viaggio in Tunisia… se questa lista pare già sufficientemente varia e sconnessa, tenete conto che rappresenta solo una minima parte del repertorio! Ne’ la presentazione sarebbe completa se non si aggiungesse una nota relativa alla grande auto-ironia del personaggio: le debolezze e le fissazioni dello stesso Henry sono portate continuamente sotto i riflettori e demolite senza pietà.
Henry Rollins, dunque. Come ho letto in un fan site a lui dedicato, "the name brings forth many different opinions from living legend to sell out hack. Love him or loathe him, you ought to respect him". Concordo in pieno. Fino a poche settimane fa non avevo in casa altro che un album della Rollins Band, che non mi aveva colpito particolarmente al momento dell’acquisto ed era caduto velocemente nell’oblio; oggi mi ritrovo ad averlo rivalutato, averne acquistati altri nove ed aver scoperto un personaggio pressoché unico, vero, onesto, diretto. Può piacere o meno: cominciare a scoprirlo partendo da una spoken-word performance è, limiti linguistici permettendo, la maniera migliore. Tanti suonano musica pesante e tanti scrivono libri a tinte forti; pochi però girano il mondo intrattenendo le platee alla sua maniera, quindi perché non cominciare proprio da qui?
Un’ultima nota. Talk is Cheap è, come detto, un album doppio, e costa dieci dollari. In rapporto al minutaggio, senza dubbio un grande affare: la seconda metà vale, a parere mio, qualcosa meno della prima, ma la considerazione resta valida. In relazione al tipo di prodotto… beh, insomma, decidete voi. Se cercate qualcosa di diverso dal solito, il mio consiglio è di dargli una chance.

Fabrizio Claudio Marcon

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