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Intervista con Elisa Casile

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Elisa Casile (classe 1984) è una giovane cantautrice astigiana. Nel 2003 viene scelta tra i finalisti del “Festival di Castrocaro”, approdando così in RAI. Negli anni seguenti è semifinalista al “Festival di San Marino”, partecipando poi alla tappa di Torino dell’I-TIMTOUR (2004) e a quella di Reggio Calabria (2005). Nel 2005 si colloca tra i finalisti del “Fesival degli Sconosciuti” di Teddy Reno e Rita Pavone, del “Musicacontrocorrente” di Poggio Bustone e tra i semifinalisti di “Sanremolab”. Il 2006 è un anno importante: consegue il diploma in “Perfezionamento per interpreti di musica leggera” al CET di Mogol, è finalista al “Festival delle Due riviere” in cui è accompagnata da un’orchestra sinfonica di 30 elementi, e durante l’estate apre i concerti di Gerardina Trovato, Aleandro Baldi, Sandro Giacobbe in Calabria. Partecipa alla “Festa della Musica” (trasmessa su RAI1) e alla “Notte bianca” di Sanremo aprendo il concerto degli Stadio. La fine del 2007 riserva grandi novità: nel dicembre entra a far parte della scuderia dell’etichetta Ondesferiche che nel gennaio 2008 pubblicherà il suo primo singolo “Chiedi a Cupido”. A febbraio la canzone viene trasmessa da oltre duecento emittenti in tutta Italia e si posiziona all’ottavo posto della Indie Music Like di Rockstar. Ad aprile apre l’unica data italiana di Howard Jones, icona del pop britannico anni ’80, ed intraprende una serie di concerti accompagnata dalla sua nuova band. A giugno il nuovo singolo, “La Stanza di Seta” arriva fino al numero 1 della classifica dei brani più scaricati sullo store di Radio DeeJay. La canzone, prodotta da Ondesferiche, viene inserita nelle compilation “Sonic Arts volume 2” e “Dj Pod” (distribuzione nazionale GlobalNet), arrivando al quinto posto su Indie Music Like. In estate si esibisce al ViviLive Festival di Ravenna ed apre il concerto astigiano di Tricarico. A dicembre è tra gli 8 vincitori di SanremoLab.  Al momento è in lavorazione il suo primo album. http://www.myspace.com/elisacasile
 
 
Davide
 
Ciao Elisa. Anzitutto ti devo fare i miei complimenti per le tue ottime qualità canore. Quale voce femminile e quale altra maschile ami più di tutte e perché?
 
Elisa
 
Ciao Davide! Sono felice di chiacchierare con te! Grazie mille per i complimenti… mi fanno sempre arrossire! La voce femminile che più mi ha “sconvolto” la prima volta che l’ho ascoltata è quella di Janis Joplin. A casa mia si ascoltavano soprattutto i cantautori italiani e quando ho scoperto la sua voce è stata una freccia ben scoccata. La sua voce è energia allo stato puro, sofferenza e passione. Per quanto riguarda l’universo maschile, la voce di Fabrizio De Andrè è la mia preferita. Grazie a lui, ho scoperto la parola e il peso che essa ha. La sua voce ne determina la forza e la carica ulteriormente di significati.
 
Davide
 
Tecnica del fiato, dell’emissione e dell’articolazione… Se la voce è lo strumento più primitivo, personale, istintivo ed emotivo per intonare il linguaggio musicale, cosa ne resta, di quell’istinto dopo una lunga educazione, capace anche di spersonalizzare se non usata per esplorarsi, e tutto il training richiesto dalla impostazione, un tempo secondo dettami classici, oggi secondo quelli delle musiche mainstream?
 
Elisa
 
Ritengo che la tecnica sia fondamentale per conoscere il proprio strumento e soprattutto per avere ben presente tutte le potenzialità e sfumature che lo caratterizzano. Ogni timbro è per natura molto differente da un altro e non condivido per niente l’ “omologazione” (se così si può definire) delle voci e del modo di cantare. Come sottolineavi tu, è uno strumento personale, istintivo ed emotivo. La voce deve essere il tramite, il filo conduttore che lega il cantante con chi ascolta. Sono dell’idea che l’istinto muova qualunque cosa e la pura esibizione di tecnica sia fine a se stessa.
 
Davide
 
Quanto studiare la tua voce ha condizionato la scelta di un repertorio adatto alla tua voce? O quanto e quale repertorio hai esplorato prima di scegliere il tuo modo di cantare?
 
Elisa
 
Ho iniziato a cantare da piccola e questo mi ha permesso di esplorare molti generi, dalle sigle dei cartoni animati alle canzoni del Festival di Sanremo, dai cantautori italiani passando dal grunge e alla disco anni ’70 con un gruppo al liceo. Credo che sia stato un ottimo modo per esplorare la mia voce, ed è una cosa che continuo a fare. Ascoltare e interpretare le canzoni di altri mi hanno portato ad un’evoluzione naturale e forse anche un po’ incosciente del mio modo di cantare attuale.
 
Davide
 
A me piace molto localizzare i musicisti. Paolo e Giorgio Conte, Fabrizio Rizzolo (Brian Ice), Piero Cotto, Danilo Amerio… Sono alcuni astigiani illustri nella musica che mi vengono in mente (beh, anche Giorgio Faletti, perché no?). Cosa c’è di Asti nella tua musica? A quale musica, suono o strumento in particolare assoceresti la tua città?
 
Elisa
 
Asti è la città nella quale mi trovo meglio a scrivere e soprattutto in cui riesco a chiudere tutte le mie canzoni; le idee possono raggiungermi ovunque, in qualsiasi luogo, ma poi solo qui, a casa mia, riesco a definirle al meglio. Nelle mie canzoni ci sono le persone, soprattutto gli incontri, gli angoli delle strade e le urla divertite dei bambini che giocano nella scuola di fronte a casa mia. C’è soprattutto un fortissimo senso di appartenenza a questa città, anche se in me scorre una buona dose di Calabria. Probabilmente a volte c’è anche un bicchiere di vino di troppo. Il suono che associo alla mia città è il riavvolgersi di un vecchio registratore con cui ho iniziato a “divorare” le cassette di musica.
 
Davide
 
A che punto è il tuo primo album? E’ pronto? Divagazione giocosa… se è ancora in fase di registrazione, ora estrarrò per te una carta delle Strategie Oblique di Brian Eno e Peter Schmidt… La carta dice così: abbandona gli strumenti normali.  Beh, non so se potrà esserti utile consiglio ora o mai… Tuttavia trovo quelle carte una straordinaria e sempre geniale fonte di meditazione… Tornando a noi, cosa ti lascia per dopo ogni cosa finita o raggiunta?
 
Elisa
 
Il disco è a buon punto. Ci sono già tutte le canzoni che abbiamo scelto di inserire, e insieme al mio produttore Alexander Macinante e all’arrangiatore Matteo Curallo le stiamo “coccolando” in modo da sentirle suonare come le abbiamo in mente. Io prendo tutto come stimolo, non riesco a fermarmi mai un secondo. Una volta che ho finito qualcosa, sento il bisogno di continuare a correre, nel senso che mi lascia la voglia di voler fare ancora di più. Mi godo i momenti giorno per giorno… ogni tanto mi guardo indietro solo per capire.
 
Davide
 
Quando iniziò e poi si affermò l’era dei cantautori, dalla fine degli anni ’50 fino agli anni ’70, in Italia non esistevano altrettano numerose e note cantautrici: Giovanna Marini, Maria Monti e pochissime altre ancora più ignote. La situazione non mi pare di molto migliorata. Non perché le cantautrici non ci siano, ma quelle note come tali al pubblico in fondo sono ancora poche, meno che i cantautori cosiddetti (Carmen Consoli, Elisa Toffoli, Gianna Nannini…) La maggior parte delle cantautrici non sono altrettanto conosciute e spesso vengono semplicemente pensate come voci e personalità femminili, non come autrici anzitutto… Se condividi questa impressione, che significato potremmo attribuirvi?
 
Elisa
 
A dir la verità non saprei bene risponderti, io sento tantissime cantautrici e in effetti ce ne sono una bella quantità in circolazione. Probabilmente bisognerebbe fare un discorso in generale sulle donne. O forse c’è solo un po’ di paura nel pensare che le donne in musica, nella scrittura riescono ad essere a volte molto “taglienti”.
 
Davide
 
La tua musica è confezionata per essere mainstream, pop, rock o leggera che sia, e quindi  per essere inserita nel circuito di diffusione commerciale con incisioni discografiche, video, festival, concerti-spettacolo, trasmissioni e reti televisive e radiofoniche? C’è forse qualcosa di male in questo? No, certo. Tanto più che ci stai perfettamente riuscendo. Tuttavia, ti capita mai di sperimentare qualcosa che ti piace, ma a cui rinunci per il pensiero che potrebbe non piacere?
 
Elisa
 
A dire il vero no. Prima ci provo e poi valuto. Questo è un po’ il percorso che sta facendo il disco. In generale, non rinuncio a nulla per principio. Sono per il “rischio”, a volte dà anche più soddisfazioni poi! Magari subito può apparire un po’ complicato, ma in realtà se è fatto con la genuinità dell’esperimento può anche portare a piacevoli sorprese.
 
Davide
 
Negli ultimi anni centinaia di radio italiane hanno trasmesso molto spesso i tuoi singoli. Cosa ne pensi delle radio oggi che determinano lo standard di ciò che è radiofonicamente accettabile (nel senso artistico più ampio) da ciò che non lo è e che riducono ogni brano (se va bene) a un massimo mutilato di tre minuti cianciato dall’ego ipertrofico dei dj?
 
Elisa
 
Fortunatamente non tutte ragionano in questi termini… anzi! Ho avuto la possibilità di fare moltissime interviste con diversi dj e quasi tutti si sono dimostrati molto attenti alle realtà emergenti musicali. Mi rendo conto che a volte si diano precedenza ad altre cose, ma sono sicura che la buona musica in qualche modo e prima o poi fa cambiare idea!
 
Davide
 
Il verso più bello per te che sia mai stato cantato in una canzone?
 
Elisa
 
“Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce
per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.” (“La cura” di Franco Battiato)
 
Davide
 
Grazie per la tua disponibilità. Ciao.
 
Elisa
 
Grazie a te Davide! E’ stato un piacere!
 
 
 
Un rinnovato grazie a Paola Conforti di Casi Umani

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