Guanda – pag. 360 – euro 16,50
Karla Suárez è una giovane scrittrice cubana che vive tra Roma e Parigi, viaggiatrice come la protagonista della storia, di tanto in tanto torna all’Avana, dove è nata e conserva le radici, ma forse non è la sua città, per parafrasare un pensiero espresso nel romanzo.
La viaggiatrice è l’opera seconda di Karla Suárez, dopo il più esplicito e politico Silenzi (Guanda, 2005), sulla ribellione di una ragazzina nei confronti della retorica di regime e sul rovesciamento dei miti rivoluzionari. La viaggiatrice è un romanzo sull’amicizia tra donne, ma anche una storia sul tema del viaggio vissuto come fuga e scoperta dell’ignoto, come ricerca di un posto dove vivere che rispecchi il nostro essere. Lucía e Circe sono profondamente diverse, ma proprio per questo amiche, abbandonano L’Avana per motivi opposti, ma non sanno spiegare la loro scelta di vita. Lucía scappa a Roma con un italiano, ma vive di nostalgia, rimpiange la sua Cuba, l’allegria della gente e persino come amano i cubani. Circe non vive di nostalgia, sogna il futuro, la scoperta, l’amore, fa un figlio, abbandona il compagno, cerca una città che non trova e passa da un luogo all’altro senza mettere radici.
Karla Suárez fa letteratura. Basta leggere qualche frase del romanzo.
È l’aria, Lucy, è l’aria la depositaria di tutti i segreti. Bisogna respirare una città per riempirsi di lei. È dai primi dieci minuti che si capisce se sei di passaggio o sei arrivata a casa… Quando L’Avana ha smesso di parlarmi ho capito che non era più fatta per me. In realtà non è che ha smesso di parlarmi, è un po’ diverso, i suoi incroci mi seguiranno ripetendo “sei stata qua”, le vie “sei passata di qui”, posso riconoscere la mia sagoma dietro l’angolo di ogni strada, ma questo significa ricordare, non comunicare.
Nel romanzo c’è tutta la nostalgia che prova il cubano lontano dalla sua terra, ci sono le feste a base di nostalgia nazionale, quando tutti parlano di Cuba e non sanno pensare ad altro, non esiste niente di più importante, ci sono le persone che cambiano un poco ogni giorno e diventano grandi, le vite troppo complesse per stare in una cartolina, miscugli di ricordi e passioni. Un romanzo che risente della maledetta circostanza delle acque ed è un peccato che il pubblico italiano non conosca un poeta come Virgilio Piñera, grande autore boicottato dal regime, costretto a una pubblica abiura, ridotto in silenzio, ma che la Suárez ama profondamente. Circe ha bisogno del mare, come Piñera, soffre di quel maledetto fattore acqua, la sua anima richiede il mare per rigenerarsi e continua a cercare una città che le parli. Sono sola in una giornata senza parole ad amarmi tremando di piacere, dice Piñera. Nelle serate grigie tutto il mondo è solo, tutto il mondo è piano, aggiunge. Ed è così per molti cubani che fuggono e non trovano la loro città, restano con poche cose in mano, perdono il loro passato, non trovano un presente e tra le mani trattengono tantissima solitudine da regalare.
La viaggiatrice si ispira anche a Le città invisibili di Calvino (cubano pure lui, anche se solo di nascita), indaga sui sentimenti, sulla convivenza, afferma che è facile innamorarsi di chi è completamente diverso da noi, più difficile è viverci insieme giorno dopo giorno. Circe respira Parigi, ricorda che L’Avana era il suo ambiente, la sua storia, forse è davvero la città più bella del mondo, anche se adesso rappresenta solo rovine, sbiadite e lontane. Roma è bella e nevrotica, le sue rovine raccontano storie remote come una nonna intenta a resuscitare tutti i morti di famiglia, è una città radiosa e maleducata, sporca, scandalosa, casta e affascinante. Roma è una città che ricorda L’Avana, ma non è la città che lei sta cercando, perché non le parla. Circe se ne va, intraprende un nuovo viaggio, alla ricerca di Itaca, un luogo che non sa dove sia, lo sta ancora cercando. Non vuole ammalarsi di nostalgia, preferisce la speranza di trovare la sua Itaca, perché la nostalgia è una droga che in dosi eccessive nuoce al futuro. Circe sta cercando L’Avana, una città che non esiste più, un miraggio, la città che porta sempre con sé, come Odisseo con Itaca. Un giorno vorrebbe tornare a vivere all’Avana, ma non adesso, soltanto quando le cose cambieranno.
La viaggiatrice è uno stupendo romanzo intriso di nostalgia, amore, avventura, tormento e sofferenza che esprime bene l’angoscia di chi è lontano dalla terra natale e sa che non può tornare.