(racconto selezionato dalla giuria per In Xanadu 2 – sezione poesia) Sciolgo nera china al sole. Sbava. Più del sangue di una cicatrice malriuscita. Un mazzo di candidi fogli fitti nel loro talamo velato di cellulosa rinserra le fila. Unico eletto. Pagina vergine da penetrare da incidere da graffiare. Nel becco angolare di un obliquo disordine. Nera china nell’ombra deflorata. Centellina arguta lo sgorgare dei suoi fiotti sulle rughe di righe in controluce. E sedotta, credendosi stoltamente seduttrice, delimita traiettorie nient’affatto lineari da seguire con l’unghia ritorta puntata indice navigatore che sfiora il discreto amplesso. Nera china che graffia come su di una schiena tesa come su di un palmo caldo come su di un membro rozzo. Intensa goccia che penetra la dove il senso liscio dell’apparente perfezione finisce. Sbava. Sbavo sfinito io che li porto appresso sulla carne errante dei miei passi ritto in cima impervia mente e voragini ignote profilo eroso e sudata rotondità di quella china china nera.
una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994