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Luna-Marea – Ilario Bindella

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A proposito di Luna-Marea

 

Anche il lettore carente di studi scientifici –è stato rilevato all’unanimità dagli esegeti- si accinge volentieri all’opera poderosa di Ilario Bindella per il segno letterario che la contraddistingue. Di frequente la pagina si colora di un lirismo più attinente alla poesia che al gergo scientifico –nelle notti serene la luna ci appare in cielo, col suo candore, in tutta la sua bellezza-, non tralascia qualche memoria colta come un verso di Ungaretti e nel bel mezzo del primo capitolo ricorre a una poesia di Luigi Celi sulle implicazioni metafisiche del Tempo.

In ogni caso la scrittura si mantiene nitida in maniera esemplare.

Geologo di formazione, Bindella ha questo doppio sguardo rivolto in alto e in basso, in grado di cogliere l’incanto del ciclo lunare, che egli chiamerebbe lunazione, e nel frattempo d’interrogarsi sulle ferree leggi che muovono il sole e le altre stelle sulle ineluttabili orbite siderali.

La ricerca che ci offre, corredata da una messe di tavole esplicative, è frutto di un lungo accurato lavoro di verifica delle sue intuizioni, eseguito senza strumenti sofisticati, con l’ausilio del calcolo matematico e del metodo deduttivo o induttivo, secondo i casi. Con la sua vocazione speculativa passa in rassegna tutte le principali teorie che hanno tentato nei secoli di spiegare in via definitiva l’apparato cosmico, dal pensiero più antico di Galileo, Newton e Keplero, alle acquisizioni più recenti, quella di Einstein e la cosiddetta teoria delle stringhe a citare le più note, per interessarsi soprattutto alle interazioni del sistema luna-terra-sole e alla ricaduta su maree, faglie, tettonica, vulcanismo, ecc.

Per gli analfabeti di astrofisica e geologia è impossibile addentrarsi nella complessità della ricostruzione che B. propone, arrivando da poche e all’apparenza plausibili premesse a una teoria cosmica nella quale troverebbero pace aspetti che altre concezioni hanno lasciato in contraddizione o insoluti.

Non molto altro l’incompetente può aggiungere.

Bindella non possiede timore reverenziale, non accoglie alcun ipse dixit per quanto imponente sia la statura dello scienziato oggetto del suo studio.  Li conosce tutti e tutti sottopone al vaglio della ragione e tuttavia non sono poche le incognite che affronta che pure il dilettante della materia conosce mediante le tante rubriche, documentari e periodici di divulgazione scientifica che affollano le reti televisive e le edicole.

E così molti sanno che anche le Grandi Teorie includono affermazioni non dimostrate o indimostrabili, talvolta più simili a forzature utilizzate per far collimare il disegno complessivo dell’universo proposto ed è proprio in queste pieghe bigie che approda Bindella con la sua caparbia accuratezza tentando di portare la luce.

Ma forse ai non esperti non interessa neppure il valore di verità degli enunciati. Sono altre le peculiarità del libro che attirano l’attenzione. Per coloro che amano risalire attraverso la parola alla personalità e al mondo intellettivo di chi scrive questo trattato è rivelatore.

Ci sono considerazioni sulla cultura e sul rigore mentale di Bindella che colpiscono. Ci si accorge già dalla premessa di essere alle prese con una personalità indipendente, dalla formazione scientifica solida, segnata da un’attitudine all’indagine fuori del comune, con la specificità connaturata di non dare nulla per acquisito in via definitiva.

Viviamo in un sistema di comunicazione che ci bombarda di notizie molto spesso inverificabili ed esiste una corrispondenza biunivoca fra la quantità di annunci che ci cadono addosso e la loro irrintracciabilità. Vale a dire che più sono le notizie che girano l’etere del villaggio globale alla McLuhan e meno siamo capaci di indagarne la veridicità.

Nelle strutture culturali dell’occidente, ciascuno elabora un proprio sistema per applicare la sigla vero/falso agli eventi. Le menti più raffinate si raccordano con le riviste più prestigiose o con l’annuncio degli esponenti del sapere che giudicano affidabili, per giungere, in fondo alla scala, alle anime più semplici che semplicemente affermano: L’ha detto la televisione.

Qui vige la rinuncia definitiva alla verifica, una defezione che nella fase odierna pare contaminare sempre più larga parte della stratificazione sociale, ma è indubbio che sia faticoso restare all’erta sulla notizia anche per i più diligenti.

Inoltre la scuola non è affatto immune dall’accusa di educare al conformismo delle opinioni, mentre nelle società complesse è importante imparare precocemente come ci si possa difendere dagli idola della comunicazione scorretta o approssimativa.

Tali riflessioni raggiunsero il dibattito pubblico tra gli anni 60 e 70, quando Marcuse annunciò il famoso slogan dell’uomo-massa, ossia unificato nei percorsi mentali e nelle decisioni, ma il fenomeno oggi è ben più cospicuo e insidioso.

Con Bindella ci si trova per fortuna dalla parte opposta di questa ripartizione. Non accetta nulla che non abbia controllato. A testa alta affronta ad uno ad uno i problemi e le incoerenze insite nell’attuale ricostruzione della storia dell’universo, affrontando anche teorici del calibro di Hubble e di Hawking: mente libera che non teme di sfidare nomi altisonanti e teorie, attraverso un atteggiamento rigorosamente scientifico.

Bindella si deve considerare un vero scienziato anche per un altro aspetto.

Uno scienziato vive nel suo intimo una sorta di incoerenza, ossia  che la scienza è il luogo della continua fallibilità. Molte proposizioni scientifiche che l’uomo della strada giudica di qualità assoluta, in realtà sono destinate a rettifiche se non alla sconfessione. È sempre accaduto. Basti citare la fine di teorie condivise come quella tolemaica, sostituita con grande scandalo da quella copernicana.

Proprio perché non si accetta il paradosso della parzialità della scienza, quasi sempre per imporre una nuova dottrina è costato lacrime e sangue. Galileo per esempio fu costretto all’abiura e lo stesso Darwin dovette lottare non poco per vedere riconosciuta –ma ancora oggi, come si sa, non tutto va liscio- la sua spiegazione evolutiva.

La scienza non regala certezze, ma dubbi e risposte da aggiornare. Il vero scienziato è convinto nell’intimo che il progresso si fonda sugli errori altrui che prima della smentita erano considerati un valore.  Bindella ne è persuaso altrimenti non potrebbe inoltrarsi su un percorso tanto difficile e impervio.

Un concetto, questo della fallibilità della scienza, abbastanza recente, elaborato per la prima volta da Peirce e che Karl Popper aggiornò con una postilla, affermando che il fallibilismo deve diventare il ‘codice d’onore’ di ogni ricercatore. Sono ponderazioni fatte proprie anche dall’epistemologia che riflette criticamente sul metodo e le acquisizioni al fine di codificare una teoria generale della verità della scienza. 

In quest’ambito della revisione continua del sapere in senso lato, a ragione e con merito prende posto Ilario Bindella, che si offre come modello didascalico nell’ingarbugliato movimento della mente nelle multiculture occidentali, ponendo al centro l’intelletto e il metodo, solide armi per combattere il dogma e la menzogna, in nome della propria libertà.

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