Un viaggio dentro sé stessi
Vermi è un’opera dall’anima coriacea, specchio della ricerca introspettiva di Monserrat, la protagonista, e probabilmente della stessa autrice Giovanna Giolla.
Il racconto prende vita nel momento della partenza di Monserrat per l’India, lasciando la sua città, Milano, e il suo recente passato; da lì in poi la struttura della narrazione si muove su due linee temporali separate: una parla del presente, l’India, la scoperta di un mondo difficile e faticoso da affrontare; l’altra parla del passato, delle ultime esperienze vissute, della scoperta di sé. Il mio parere è che questo romanzo si basi su una contrapposizione che considero piuttosto originale e coraggiosa: la sofferenza dello spirito (a Milano, in casa propria, nella sicurezza di tutto ciò che conosciamo, quindi il male che proviene dalle cose interiori) che spinge ad un’inconsapevole e istintiva fuga verso la sofferenza della carne (in India, un paese duro, diverso e soprattutto ignoto, quindi il male che proviene dalle cose esteriori). Il viaggio di Monserrat non pretende di essere curativo o di rivelare segreti altrimenti non percepibili, è semplicemente l’espressione pura degli istinti profondi che ci investono come conseguenze della vita; a volte vogliamo fuggire, a volte vogliamo combattere, a volte semplicemente vorremmo fuggire ma combattiamo, altre volte godiamo di riuscire a contrapporci ai nostri demoni, altre volte ancora desideriamo solo la nostra stessa autodistruzione. E’ questo che rende appassionante la lettura di Vermi. E’ su questi sottili fili di nylon che la Giolla riesce a far stare in equilibrio il lettore, che avverte un senso di smarrimento causato proprio dalla purezza di una storia che traspone la realtà nella sua intierezza. Vermi andrebbe approcciato come un diario di viaggio (o come semplici stralci di appunti di viaggio), ma a dire il vero non porta con sé neanche quest’ossatura perché è più che altro un’immagine fedele di quello che durante un viaggio avviene nella nostra testa, delle sensazioni che proviamo quando ricordiamo quel viaggio. E’ questo è l’altro punto che considero doveroso sottolineare: lo stile fortemente psicologico. Non credo di aver mai letto niente che trasponesse pensieri e emozioni in maniera più limpida. E’ uno stile talmente originale che, in qualche modo, voglio fare i complimenti anche all’editore (oltre che a Giovanna Giolla, naturalmente) che l’ha apprezzato sin dalla prima stesura e non ha preteso che l’autrice operasse stravolgimenti. In definitiva mi sento di consigliare fortemente questo libro per vari motivi: innanzitutto per provare delle emozioni “nuove” (a volte dure a volte rincuoranti, ma decisamente niente dal ritmo già visto), per leggere un po’ di quell’India vissuta veramente, per appassionarsi all’avventura di un’eroina imperfetta che nasconde a tutti la dolcezza di cui è dotata e che rinascerà dalle proprie ceneri fiera della sua imperfezione…ma anche (e soprattutto) voglio consigliare questa lettura perché credo che molti lettori appassionati vorrebbero avere nella propria libreria un romanzo che difficilmente si riesce a paragonare a qualcos’altro.
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