Difficile, non bazzicando sicuramente abbastanza, dirlo con certezza, ma l’impressione, supportata dai tanti consigli su queste pagine di Davide Riccio, è che l’underground musicale – l’Indie – sia davvero pieno di ottime band, con buone intuizioni, che sopperiscono con la grinta a quello che magari non possono permettersi in strumentazione. E che – soprattutto ora – grazie al costo molto più accessibile di computer, sequencer e simili, e all’esperienza condivisa possibile con il web, riescono davvero a stupire anche per tecnica e suono.
Una di queste band, di cui abbiamo parlato con una breve intervista nel 2004, la PLM – Dojo Production – è tornata sulla scena giusto in questi giorni e, al di là di un po’ di pubblicità al loro ritorno che non posso che fare volentieri, quasi quasi ne approfitto per aggiungerci qualche semplice considerazione.
Una pagina su MySpace, qualche brano scaricabili rigorosamente “a gratis” (loro, esempio, ci offrono SIMA e Dopo il silenzio), un po’ di tempo per segnalare ad amici, colleghi e parenti e qualcosa è già in moto – da subito – con uno sforzo piuttosto ridotto, ma che offre parecchie potenzialità. E, dopo il (suppongo) lungo lavoro di creazione, cosa c’è del resto di meglio, per iniziare a tastare il terreno e vedere, prima dell’uscita dell’album, se la musica prende – se c’è interesse in quello che si è realizzato? Poi chiaro – se si vuole fare di più – ci potrà essere uno spazio autonomo on-line (eventualmente in aggiunta – perché le community hanno chiaramente molti vantaggi) e il tentativo di fare una campagna stampa più coraggiosa e ampia, dentro e fuori il www. Ma intanto – anche solo una partenza digitale di questa portata – è di certo una ottima idea. E permette di lasciare la maggior parte delle energie sulla musica – sulla parte realizzativa artistica del processo.
Non dico nulla di nuovo – chiaro. Ma a sentire questo rap parzialmente old-school, venato però di ritmi hip-hop, dei pielleemme, è difficile non fare il confronto con l’incontro precedente di ormai tre anni fa, o con i tanti promo ascoltati negli anni novanta. E pensare a quanto l’energia fosse elevata anche in passato, ma come ora ancora di più sia più accessibile ciò che serve per provare a fare Qualcosa – con la Q maiuscola. Avendo, pure, ottime possibilità di riuscirci.
E non sto certo pensando necessariamente ai casi come quello degli Artic Monkeys o di altre rock star che hanno fatto il grande salto partendo dal web. Ma anche “solo” ad un percorso normale – che ha come primo obiettivo il passaggio su qualche radio locale o qualche evento cool dell’ambiente. Anche per questo tipo di percorso il digitale amplifica la chance e non di poco. Anche per una musica da strada come il rap. O forse ancora di più in questo caso.
Poi – tutto il resto – dipenderà, come deve, dalla bravura, dalla costanza e anche da un pizzico di fortuna. Che ovviamente auguro più che volentieri a Dj Size, FrankMacro, Daddy e il resto della Dojo Production – per i loro pezzi orecchiabili e il loro ritmo ruvido e stiloso.
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