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Il segno di Attila – Guido Cervo

3 min read

Edizioni Piemme

Narrativa

Pagg. 571

ISBN 978-8856602951

Prezzo Euro 12,00

L’invasione della Gallia

Ho letto ormai pressoché tutto della non trascurabile produzione di Guido Cervo, autore di romanzi ambientati in epoche diverse, opere di cui sempre ho potuto apprezzare la fondatezza storica e l’assenza di eccessi nella creatività, sia per quanto concerne i personaggi realmente vissuti, sia per quanto riguarda quelli frutto esclusivamente di fantasia. In questo libro, Il segno di Attila, si occupa della guerra fra unni e romani, in piena decadenza dell’impero che ha già subito parecchie invasioni barbariche e che addirittura nel 455 ha patito il sacco di Roma da parte dei vandali di Genserico, allorché la città non era più da tempo capitale dell’impero, essendo divenuta tale nel 402 Ravenna, dove Onorio trasferì la sua corte per le maggiori capacità di difesa offerte dal nuovo insediamento. In effetti, l’occidente romano sembrava diventato facile terreno di conquista, consentendo a barbari provenienti dal Nord e dall’Est di erodere piano piano i territori che erano stati parte dell’impero. Una minaccia particolarmente pericolosa veniva dagli Unni, il cui re Attila si era messo in testa di occupare la Gallia, desideroso di impalmare Onoria, sorella dell’imperatore Valentiniano III, in ciò spronato da un desiderio espresso dalla stessa di essere liberata dall’ambiente oppressivo di corte. Attila di certo equivocò, perché a Onoria non era mai passata per la mente l’idea di unirsi in matrimonio con il potente re degli Unni. Agli inizi della guerra i feroci Unni dilagarono in Gallia, ma poi si trovarono di fronte il magister militum Flavio Ezio, che riuscì ad avere come alleati i visigoti e altre tribù germaniche. Lo scontro avvenne il 20 giugno del 451 ai campi Catalaunici e la vittoria arrise ai romani, ma Flavio Ezio evitò di ottenere un risultato schiacciante, nel timore che l’annientamento degli Unni potesse di fatto rafforzare notevolmente i Visigoti. Fu un errore gravissimo, perché l’anno dopo Attila rivolse le sue mire sull’Italia.

Come al solito, grazie al suo stile, mai ampolloso, conciso, senza essere eccessivamente breve, Cervo ha confezionato un romanzo che si legge con vero piacere, un puro e appagante svago che mi ha tenuto compagnia nelle ore torride di un’estate più tropicale che italiana. Quel che stupisce nel romanzo è la capacità di coinvolgimento del lettore, che si sente attratto, oltre che dalla trama, dalla personalità dei protagonisti, veramente indovinati, e per non farci mancare niente Cervo è riuscito anche a inserire una passione amorosa, che è ulteriore motivo di conflitto fra l’unno Balamber e il romano Sebastiano.

Per quanto ovvio Il segno di Attila è più che meritevole di lettura.

Guido Cervo (Bergamo, 19 febbraio 1952) vive e lavora a Bergamo, dove ha svolto la professione di docente di Diritto ed Economia presso l’istituto superiore “Maironi da Ponte”. I suoi romanzi, tutti pubblicati da  Piemme, sono il frutto di ricerche storiche approfondite, che contribuiscono alla ricostruzione di affascinanti ambientazioni e scenari, teatro di eventi riguardanti importanti personaggi storici, cui si intrecciano trame nate dalla fantasia dell’autore. Attualmente risultano pubblicate le seguenti opere: Il legato romano (2002), La legione invincibile (2003), L’onore di Roma (2004), Il centurione di Augusto (2005), Il segno di Attila (2005), Le mura di Adrianopoli (2006), L’aquila sul Nilo (2007), I ponti della Delizia (2009), La croce perduta (2010), La battaglia sul lago ghiacciato ( 2011), La setta dei mantelli neri (2013), Bandiere rosse, aquile nere (2016), Il generale di Diocleziano (2020).

 

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