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La via del lupo – Fausto Vitaliano

4 min read

Bompiani (Milano, 2024)
pag.309
18,00 euro

Fausto Vitaliano è nato a Olivadi, in Calabria, ma vive da sempre a Milano. Sceneggia fumetti e cartoni animati per Disney e Rainbow. Ha scritto per radio, televisione e giornali, tradotto libri e curato, per Feltrinelli, i volumi antologici di Beppe Grillo e di Michele Serra; insieme a Serra ha scritto il monologo teatrale “Tutti i santi giorni”. Con Laurana Editore ha pubblicato i romanzi “Era solo una promessa”, “Lorenzo Segreto” e “La grammatica della corsa”. Per Bompiani è già uscita la trilogia noir de “Le ultime indagini di Gori Misticò”; il primo della serie, “La mezzaluna di sabbia” ha vinto il Premio Nebbia Gialla 2021.

“La via del lupo” risente di tutta questa biografia. Il passo è una voce che narra alla stregua dell’occhio esterno nei film, nelle commedie meglio riuscite.

“Verena è la Calabria, la madre terra che non ha mai colpe ma sempre e solo ragioni; la sua non è crudeltà ma diritto alla sopravvivenza in quanto nessuno l’ha mai davvero amata ma sempre ingannata e vilipesa”: in questo lampo, uno dei pochi di questo tono, con un parallelismo inatteso ed un dire davvero perentorio, Vitaliano presenta quel che pensa, e sa, della sua terra d’origini. Ricordandocelo.

Il primo tempo comincia con l’amicizia nata sui banchi calabresi delle elementari fra Americo ed Elvo. Epperò raccontata tanti ma tanti anni dopo all’affittuatrice, che sembra non amare i terroni, del domicilio milanese del ‘narratore’. “Sulle pendici boscose dei monti della Calabria – riprendiamo dalla sintesi presentata dall’editore -, dove vivono, i due trascorrono insieme giornate avventurose, eleggendo un casotto abbandonato a rifugio dove costruire strumenti di battaglia, accendere fuochi e aprire piste segrete come la via del lupo. Fino a che un giorno, quasi a coronare un sogno inespresso, la madre di Americo e il padre di Elvo, entrambi vedovi, annunciano loro l’intenzione di sposarsi”.

Ma Americo, nonostante stia per diventare fratello del già amico fraterno Elvio, come si dice, non fa in tempo ad arrivare alla gioia: “l’improvvisa scomparsa di Elvo spezza irreparabilmente quella famiglia appena nata. Vent’anni dopo Americo è emigrato al Nord, sbarca il lunario scrivendo gialli e la sua vita sembra girare a vuoto”, appunto come i ricordi ormai privi di ordine della sua unica amica, l’anziana Agostina, la cui mente sta svanendo pian piano. “Ma il passato ritorna prepotente: ha le sembianze di una giovane ragazza che sa sorridere con gli occhi e di un uomo identico a Elvo… Forse per ciascuno di noi viene il momento in cui la luce può essere raggiunta solo percorrendo un sentiero nascosto nel cuore dell’infanzia, la nostra personale ‘via del lupo’.”

Ma quello che a noi piace scoprire è come un calabrese che fa parte della diaspora calabrese vede ancora la sua terra. E come, poi, uno scrittore che è figlio di Corrado Alvaro ma scrive con tutt’altro stile possa renderci il passato che mai passa. E allora capiamo che Vitaliano ha quello stile soltanto suo. Perché riesce a giocare tanto con generi sempre in rischio di banalizzazione, vedi il giallo insomma, dove la storia delle relazioni umane salva le storie appunto dalla noia della ripetizione.

La via del lupo la leggiamo alla fine al pari di una commedia.
Soleggiata da colpi di scena e appuntata dal ricorso alla meraviglia degli innamoramenti.

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