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Le cupole di Illyu – Antonio Messina

3 min read


Pag. 140 – Euro 13

Onirica Edizioni


Un libro che vi sorprenderà e che amerete anche se non siete (come me) appassionati di fantasy, perché l’autore si serve di strumenti tipici della narrativa fantastica, costruendo un mondo surreale che forse è il panorama di un possibile futuro, ma questo non posso anticiparlo, perché i fili della trama vanno a compimento solo nel finale. Antonio Messina lo conosco bene come ottimo scrittore di narrativa pura e di poesia, ma in questo romanzo si supera nelle descrizioni fantastiche, inventa un mondo martoriato e cadente, presenta i diversi personaggi con buoni dialoghi, inserisce convincenti idee avventurose ed elabora una trama che si dipana misteriosa. A prima vista si tratta di un racconto on the road dove un uomo chiamato Javier deve superare prove indicibili, in lotta contro il malvagio computer Caronte e contro i Sabotatori, in partenza dalla mitica stazione di Senofonte, alla ricerca disperata di una famiglia perduta. Affascinante l’idea di una pillola che cancella ricordi e controlla l’umore, che va assunta come preciso obbligo dai cittadini per ordine di chi comanda; vediamo una popolazione affamata, alla perenne ricerca di cibo, governata dalla dittatura dei Seminatori che fanno il bello e il cattivo tempo, mentre i Sabotatori si limitano a eseguire ordini. Javier perde la cognizione del tempo, vive in una condizione sospesa, un vero e proprio inferno, percorre una città in rovina, tra cadaveri pietrificati e i ricordi della città di Nazca, compreso le cupole di Illyu, costruzione della sua memoria. A un certo punto mi è venuto a mente I viaggiatori della sera di Umberto Simonetta, sceneggiato per il cinema da Ugo Tognazzi (regista e attore), per certe suggestioni legate alla soppressione degli anziani e dei nati deformi o malati, ma la storia che racconta Messina (lo scoprirete leggendo) è ben diversa. Il protagonista si aggira per le strade di un universo ingannevole, dove sembra che sia lui a decidere il paesaggio, a inventare i ricordi, mentre l’autore descrive la follia di non essere liberi, di non avere cibo, narrando una dittatura che realizza campi di sterminio come Il campo delle gabbie sospese. Ma è realtà o finzione? Siamo in una dimensione onirica o nella vita vera? Il protagonista è un Sonnambulo che parte dalla stazione di Senofonte per non fare più ritorno alla sua vita? Javier è un criminale politico, un individuo pericoloso per la società – uno scarto di semina, come viene definito – che la dittatura deve eliminare? Il protagonista viene rinchiuso in una cella putrida in mezzo ai topi e alla sporcizia perché è un sovversivo o è soltanto un buon cittadino che vorrebbe essere libero? Sono tutti interrogativi che trovano risposta nel capitolo finale, che sconvolge ogni certezza e che non posso rivelare perché fa parte della bellezza di questa affascinante lettura. Vi dico solo che Antonio Messina maneggia molto bene gli strumenti della suspense e della descrizione fantastica. Buona la cura editoriale di Onirica, prezzo adeguato al libro, un ottimo prodotto intrattiene in maniera colta e fa pensare.

 

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