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This is England

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Chi l’avrebbe mai detto che anche gli skinhead avessero una loro cultura?

Quindi merito a chi mostra cose che non tutti conoscono e che soprattutto spiega le ragioni di comportamenti e fenomeni sociali.

Il lavoro di Shane Meadows, il regista, è stato abbastanza complesso. Parliamo a pieno diritto di lavoro, perché il regista, con questo film, si è impegnato in tutti gli aspetti della sua produzione. Recitazione, ambientazione, riprese, casting. Ognuno di questi momenti è stato accuratamente seguito e alla fine realizzato.

Partiamo dall’ambientazione, forse l’elemento più importante del film. Meadows ci fa vedere la cultura skinhead come forse non era mai stata mostrata prima. Il suo sguardo è competente proprio perché viene dall’interno (essendo stato anche lui, quando era adolescente, uno skin) e quindi lontano dai soliti luoghi comuni.

Leggiamo nel press notes – Oggi razzismo, neonazismo, criminalità e tutte le forme di comportamento antisociale associate con gli skin sono diventate il giudizio sommario che molta gente dà. Non è stato sempre così. Gli skinhead venivano originariamente dalla fine degli anni sessanta. E’ cominciato con i Mods che erano accettati di buon grado nel mondo dei club reggae di Londra, come il Ruby’s di Carnaby Street. Qui essi hanno scoperto non soltanto la musica ska ma i componenti stilistici fondamentali che hanno definito l’aspetto skinhead. La cultura skinhead è stata ripresa dai ragazzi della classe lavoratrice sia bianchi che neri occupati nei cantieri navali e nelle fabbriche, che si sono legati all’amore per il reggae e si sono creati un tipo particolare di identità inglese, con fermagli, vestiti, stivali e talvolta un cappello Cromby, sopra la testa rasata, e lo stile militare. Per questi gruppi non c’era né pace, né amore, mentre la vita era costituita da una serie di duri colpi e ciò nonostante, l’apparenza di combattente era per loro il modo esteriore per esprimere quella verità.

Dunque appartenenza sociale, prima di tutto, un modo per distinguersi e raggrupparsi. Origini proletarie, passione per la musica, scelta accurata dei vestiti.

La seconda ondata di skinhead, uscita negli anni ottanta, era in un certo senso simile: si trattava di ragazzi dei quartieri popolari che trovavano un loro ruolo nel differenziarsi dagli altri, come gli adolescenti fanno ovunque. Con gli stivaletti Dr Martin’s e con le teste rasate secondo lo stile militare, questi ragazzi avrebbero fatto segno con una V a qualsiasi persona abbastanza sciocca da gettare uno sguardo su di loro. Erano adolescenti che provenivano da zone segnate da un alto tasso di disoccupazione e che cercavano solidarietà al di là della cultura tatcheriana del “me”. Erano stati abbandonati dalla società e ciò, ovviamente, li aveva resi vulnerabili nei confronti delle avances del National Front.

Gli skin che ci mostra Meadows sono quelli della seconda ondata. Ma perché entriamo in contatto con questa realtà? Perché la storia del film è quella di un ragazzo di tredici anni, Shaun, che per caso incontra un gruppo di skin mentre sta tornando a casa da scuola. Piano piano sarà accettato nel gruppo e ne inizierà a far parte. Grazie alla protezione di un ragazzo più grande, Woody, Shaun troverà negli skin una nuova famiglia e proprio quel senso di appartenenza ad una comunità (seppur piccola) che non aveva trovato da nessuna altra parte.

Shaun infatti oltre ad avere dei problemi con i compagni di scuola è anche rimasto orfano del padre, morto nella guerra delle Falkalands. Il regista quindi costruisce un film che si sorregge su molteplici sfaccettature del disagio sociale inglese. Sono gli anni ottanta quelli che fanno da sfondo all’intera vicenda, gli anni della Tatchcer per intenderci. Anche in  questo caso è stato fatto un lavoro molto accurato sulla ricostruzione degli ambienti di quel periodo per dare un maggiore impatto di verosimiglianza al film. E’ incredibile ma sembra esserci un continuo riflusso tra le esigenze finzionali del racconto e le motivazioni personali e artistiche di quanti vi hanno lavorato. Il regista e il protagonista più di tutti. Il regista in un certo senso costruendo questa storia esorcizza i propri fantasmi, quelli di quando era stato uno skin e aveva partecipato ad episodi di violenza. Esorcizza la sua adolescenza, durante la quale alcuni professori gli avevano detto che non avrebbe avuto futuro, se non quello del delinquente. E il protagonista, Tommo, attore non professionista che è un ragazzo che viene proprio dagli ambienti socialmente degradati degli skin e che grazie a questo film ha avuto una vera occasione per migliorare la sua vita. Dice il regista – Tommo aveva combinato assai poco in vita sua, gli era stato diagnosticato un disordine per deficit di attenzione, andava a scuola per una sola ora alla settimana, e da poco era stato scartato come comparsa alla recita scolastica.

Ecco quello che fa riflettere. Come in questo film il cinema sia usato veramente come strumento di critica sociale e come mezzo di intervento sulla società stessa. Qui non si racconta semplicemente una storia, qui ognuno, dal regista e gli attori fino ai produttori mette qualcosa di suo, mette in gioco le proprie emozioni e i propri sentimenti per creare qualcosa ma anche per aiutare qualcuno, come è nel caso del giovanissimo protagonista.

Un cinema di tale impegno da noi in Italia non è minimamente pensabile, tanto siamo anestetizzati dalle storie delle fiction televisive e dal finto e ipocrita impegno civile che alcuni film vorrebbero spacciarci.

Ma torniamo alla storia. Come abbiamo visto Shaun inizia a frequentare gli skin, passando del tempo con loro e venendo accettato nel gruppo. Questa parte è raccontata in maniera molto ironica e leggera, i ragazzi passano il loro tempo cercando di divertirsi (molto bella la sequenza in cui entrano in un edificio abbandonato e iniziano a spaccare tutto, in una giornata di pura anarchia), bevendo birra e facendosi parecchie canne. Gli skin hanno la loro divisa per riconoscersi. Anfibi Dr Martin’s, pantaloni attillati, camice Ben Sherman, cranio rasato. Anche Shaun si raserà i capelli e inizierà a vestirsi come loro, tutto sembra procedere per il meglio.

La svolta della storia arriva con l’entrata in scena di Combo. Combo è il più vecchio del gruppo, è appena uscito di galera ed è un tipo violento. Mentre fino adesso la violenza era stata solo di tipo goliardico con Combo le cose iniziano a cambiare. E’ in questo momento che entra in gioco anche la politica, con il Fronte Nazionale. Combo infatti porta Shaun e altri skin ad un raduno proprio del Fronte Nazionale. Il tipo che parla convince quasi tutti i presenti che il problema principale dell’Inghilterra sia quello degli immigrati. Fuori gli stranieri, finiti i problemi. La politicizzazione degli skin avviene in questo modo. Alcuni gruppi politici (quella di destra) avevano capito che la rabbia repressa di alcuni di questi ragazzi (se indirizzata bene) poteva essere sfruttata per i loro fini. Si danno dei nemici contro cui scagliarsi. La violenza acquista così un obiettivo.

Anche Shaun rimane colpito da questi discorsi e da quelli di Combo. Pensa al padre morto, alla bandiera inglese, pensa che questi uomini abbiano ragione. Dice il regista – Quando si ha dodici anni e nessuno in città trova lavoro e viene qualcuno e dice: “La colpa è di questa gente” è facile credergli. Io ho creduto a queste cose più o meno per tre settimane, ma alcuni ci credono ancora e questo fa paura.

Nel frattempo nel gruppo degli skin vi è stata una rottura. Da una parte Woody, che è un tipo non violento e che non vuole immischiarsi con la politica e dall’altra Combo che invece non vede l’ora di fare qualcosa. Shaun finirà per stare dalla parte di Combo. Da questo momento il film si sposterà verso una serie di avvenimenti che culmineranno nel drammatico pestaggio di un ragazzo di colore da parte di Combo, un ragazzo che tra l’altro faceva parte degli skin ed era un amico sia di Combo che di Shaun. Perché come abbiamo detto all’inizio non c’erano differenze razziali all’interno degli skin, c’era solo il volere stare insieme dividendo alcuni gusti o alcuni valori. Questo fino a quando la politica (con le sue falsità) non cambiò tutto.

L’esplosione di violenza di Combo aprirà gli occhi a Shaun su chi è realmente questo uomo che ha preso il posto del padre nella sua vita. Perché al di là di quelli che possano essere i pensieri di Combo, il valore del suo rapporto con Shaun è proprio quello di essere riuscito a dargli un nuovo modello maschile su cui poter contare. Modello maschile che però avrà tutto il tempo di mostrare le proprie debolezze.

This is England è un film apparentemente semplice e lineare ma che nasconde una complessità tematica ed un profondità di intenti che lascia di stucco.

Finale bellissimo, applausi sacrosanti.

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