Letto oggi 11/06/2006 in Ceglie Messapica (BR)
Silloge-poemetto scritto in versi capitolati, narra il sentire intorno ad un personaggio storico-pittorico – tale Ilaria Del Carretto – visto non attraverso l’opera d’ella raffigurazione, ma attraverso la sviata sua storicizzazione ed, attualizzandola, crea un toponimo femminile che lotta per uscire e rientrare, a tempo debito, come vampiro nella sua tomba.
Ilaria Dazzi così avrà ad opinionare: Che
Oltre, nel suo commento, sempre
In versi:
bisogna dirlo a noi attorno// che la tua figura è intransitiva/ capitale, senza ritorno? / Credemmo/ guardandoti che la sostanza del sogno/ è sostanza del mondo? Cosa ti costringe/ adesso ad essere? (pag. 2)
Una lenta contemporaneità, quindi, s’insinua in un trapassato che lento sfuma nella concezione enigmatica d’ogni esistenza umana, qui – dato il soggetto donna – capace di uscire molle dalla dura pietra, nostalgica nella nemesi con altra creatura dello stesso genere.
L’autrice dilapida amorevolmente il retaggio di un ricordo frammentario e cadenza versi adatti alla velatura, cosicché la sua pronuncia sappia di ieri ed oggi, di dimenticanza ed inquisizione, fino alla rarefazione ed al finale disfacimento memoriale; chiuso in epistola quasi d’amore:
è una schermaglia// ma là dove ti ho visto nel mio dicembre di bambina/ ci contornava tu ed io/ l’ombra, qualcosa di simile alla vita. (ult. pag.)
EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE[2].
Rosella Scarabelli, poetessa italiana.