Racconto in versi
Marsilio (Venezia,2011), pag. 137, euro 12.00
Da gennaio 1944 al ’68. E, ci piaceimmaginare, proprio da una delle date più famose del Novecento italiano, Ramatpotrebbe riprendere a cantare la prossima volta. Che le liriche di “Banchi diprova”, diario fuori dalla scuola e testimonianza in punta di cuore e in unendecasillabo che pesa tutti i giorni dei venticinque anni che passan dal 1944al 1968, appunto, ovvero sessanta canti d’infanzia e vita vissuta cheraccontano proprio da quando lo scolaretto non vedeva, in matematica e disegno,le Muse; coi genitori insegnanti, Ramat entra nelle scuole più piccole a passoquasi indeciso, ma spiega il suo accesso alla letteratura, per tramite dellalettura, che si sviluppa dal latino alla poesia. Mentre si fanno pietrefondamentali di formazione, in specie gli incontri con le personalità del mondoculturale, nazionale, ma precisamente fiorentino. Diversi docenti universitariche hanno fatto parte della storia della letteratura, della critica letterariaitaliana. Da De Robertis a Longhi. Maestri. Lo sbalzo sensoriale più intenso equasi commovente, che il silenzioso incedere del poeta fa scendere negliendecasillabi, si scopre nel tragitto che mette l’allievo dall’altra parte delmondo, ovvero quando lo studente diventa professore. Figlio di due insegnanti,Ramat avrebbe potuto non fare l’insegnate. Ma la sua scelta convince lui stessoe persino suo padre, un papà-professore inizialmente scettico sulla decisione cheil figlio sente. La maturità di Silvio Ramat, fanno vedere i suoi componimenti,si fa di pari passo fra l’acquisizione delle ‘competenze’ di “versificatore”con la scoperta del talento poetico e la crescita culturale e di studiososostenute dal vivacissimo ambiente fiorentino di quei decenni. Per questaragione, noi di questi anni, invece, abbiamo potuto apprezzare la criticamilitante di Silvio Ramat (vedi gli esempi pubblicati dalla sublime rivistaPoesia) e i versi d’opere poetiche entrare nel cosiddetto canone che in realtàè materia delle nostre letture. In attesa, dunque, d’andare oltre il fanaticoSessantotto.