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Intervista con  Francesco Mascio

10 min read
WU WAY 
 
Il nuovo album del chitarrista e compositore tra radici jazz, influenze world e sperimentali in CD & Digitale da Filibusta Records
 
Una chitarra e le dita del chitarrista, la sua arte, il suo pensiero. Sono anni che Francesco Mascio nei suoi dischi da solista cerca di raggiungere l’equilibrio musicale perfetto, attraverso il suo strumento e l’avvicinamento alle filosofie orientali. Ci aveva già dato un pregevole esempio con il suo precedente lavoro “Ganga’s Spirit” e continua sullo stesso solco con questo nuovo progetto: “Wu Way”. In cui risalta in maniera evidente il gioco di parole tra Wu Way e Wu Wei, la dottrina taoista della non azione, del tempo dedicato a se stessi, della ricerca dell’equilibrio psichico e vitale e il processo di interiorizzazione della stessa filosofia che ha coinvolto Francesco andando a fondersi con le sue passioni più intime. Come l’acqua ha trovato più strade per viaggiare attraverso la sua creatività, per frammentarsi in mille rivoli, miscelarsi, unirsi e poi fuoriuscire in nove composizioni che congiungono le derive Jazz e occidentali ai richiami della tradizione asiatica. Perfettamente modulato l’utilizzo tra la chitarra (elettrica e classica) e la singing bowl o le wind chimes, i dialoghi armoniosi tra Indian bells e Indian cymbals, con gli incantevoli intarsi di Sanjay Kansa Banik alla Tabla in “Balla Con Buddha”, Gabriele Coen al Sax in “Tiziano Terzani” e Susanna Stivali alla voce in “Arpeggio Elementale”. Sono onde morbide che con il loro movimento ciclico invitano alla meditazione e al movimento, alla preghiera e all’incanto e trovano il loro punto di equilibrio nell’ascolto. È questo l’invito fondamentale: l’ascolto… l’ascolto di questo disco, l’ascolto che ognuno dovrebbe dedicare a se stesso e… agli altri… lasciandosi andare…

Gabriele Peritore (Magazzini Inesistenti)

Registrato al Nutone Lab a Roma nel maggio 2018 da Filippo Manni.
Francesco Mascio: chitarra elettrica con relativi effetti (loop station ecc), chitarra acustica e classica.

Le chitarre non sono mai state sovraincise.

Strumenti e suoni: singing bowl, indian bells, cymbals, dan moi, wind chimes, shaker, clapping e altri oggetti sonori
Biografia: Francesco Mascio, chitarrista e compositore italiano, nasce a Cassino nel 1981. Ha all’attivo una pluriennale carriera con un numero di concerti a quattro cifre sia in Italia, da Torino a Caltanissetta, passando per Milano, Bologna, Roma, Napoli, sia all’estero in Europa e negli Stati Uniti. Numerosi album tra i quali ricordiamo “Europa Jazz Quartet” (2012), “Mantras for a New Era” (2013), “Ganga’s Spirit” (2015), “Jaggae” (2017) che l’ha portato a suonare presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma e “Wu Way” (2018). Ha avuto modo di suonare con i grandi maestri del Jazz come Tony Monaco, Francisco Mela, Shawnn Monteiro, Fabrizio Bosso, Flavio Boltro, Karl Potter, Crystal White, Gegè Telesforo, Rosario Giuliani, Pippio Matino e molti altri. Le sue composizioni hanno attraversato numerosi stili per giungere oggi a una produzione del tutto originale e caratterizzante. Come tutti gli artisti non ama essere identificato con un genere specifico ma, se volessimo trovare una sua collocazione potremmo farlo rientrare in un peculiare “Jazz Crossover”. La sua vocazione è palesemente la sperimentazione, da oriente a occidente, senza confini. Perché Francesco Mascio assorbe ogni esperienza, vissuta e osservata, e la trasforma in una profonda suggestione che, attraverso la musica, condivide con il resto del mondo.
 
Intervista
 
Davide
Ciao Francesco. Cosa continua e sviluppa, e cosa introduce di nuovo “Wu Way” rispetto ai tuoi lavori precedenti?
 
Francesco
In “Wu Way” ho voluto riprendere un concept che si era già affacciato nel mio primo disco solista “Ganga’s Spirit”, e cioè la passione per la musica e la cultura orientale. Ma se nel primo disco mi ero per lo più soffermato alla musica indiana, in questo ultimo lavoro ho voluto spingermi ancora più ad oriente lasciandomi ispirare dalle sonorità della musica tradizionale cinese e dalle antiche dottrine che si sono sviluppate in questo angolo della Terra.
 
Davide
Quali sono stati i tuoi più importanti passaggi formativi come chitarrista e come compositore?
 
Francesco
John Coltrane é stato il primo musicista che ha contribuito a far volgere la mia attenzione verso oriente, che prima di allora era concentrata esclusivamente sul jazz americano ed europeo. Tra i chitarristi, John Scofield mi ha ispirato ad ampliare la visione della melodia che fino a quel momento era ancora molto lineare. Anche la musica classica mi ha aiutato ad allargare gli orizzonti specie in ambito compositivo. Ma il punto di svolta importante è stato la nascita di mio figlio Mattia, in quel momento mi sono reso conto che dovevo necessariamente adeguarmi a lui per quanto riguardava i gusti musicali, così poco a poco ho imparato ad ascoltare con le orecchie di un bambino e questo nuovo approccio ha poi condizionato il mio modo di comporre. Posso dire tranquillamente che mi ispiro a qualunque aspetto della vita: un libro, una passeggiata nella natura, un viaggio ecc.
 
Davide
Vediamo traccia per traccia… C’è molta Cina in questi titoli più che nella musica, prossima anche alla tradizione musicale indiana e in generale alle variegate ed evocative atmosfere ECM: dall’Eterna Primavera di “Wing Chun” (che è anche uno stile di kung fu praticato dai monaci buddisti del monastero di Shaolin, a “Lao Tsu” filosofo del taoismo, dal “Wu Way” del Wu Wei precetto taoista dell’azione senza azione al gioco di parole “Funk Shui” dell’arte geomantica del feng shui… Perché dunque è così presente la Cina classica nei titoli di questo tuo lavoro?
 
Francesco
Mi è sempre piaciuto creare una amalgama tra la musica che scrivo e la mia vita privata. In effetti “Wu Way” è stato realizzato in una fase della mia vita in cui sono particolarmente attratto dalla cultura cinese. Pratico realmente il wing chun e altri stili del kung fu, così ho voluto dedicare un brano a questa antica arte, e ciò è altrettanto vero per “Funk Shui”. Per quanto riguarda “Lao Tsu” devo dire di essere innamorato di questa figura in bilico tra leggenda e realtà a cui pare sia attribuito un bellissimo libro che ho letto più volte e che parla di Armonia Universale, ovvero il Tao Te Ching. È questa dunque la ragione per cui “Wu Way” ha così tanti riferimenti alla cultura cinese.
 
Davide
Un altro titolo: Arpeggio elementale… Secondo la Blavatsky, gli elementali «dimorano nell’etere e possono maneggiare e dirigere la materia eterica per produrre effetti fisici, con la stessa facilità con cui l’uomo può comprimere dell’aria con un apparecchio pneumatico»: la musica può fare altrettanto? Quanta influenza pensi che abbia il suono sulla “materia” umana?
 
Francesco
Molte delle antiche dottrine cosmogoniche, come la tradizione vedica (Oum vibrazione cosmica), o la tradizione biblica (In principio era il verbo) hanno attribuito un importanza fondamentale al suono. Anche facendo riferimento alla teoria del Big Bang, la prima immagine che ci arriva alla mente è quella di una grande esplosione e quindi di un enorme suono primordiale da cui tutto scaturisce. La cimatica ci dice che “La geometria delle cose è musica solidificata” e lo stesso Einstein affermò che “La materia è energia altamente condensata”, e cos’è l’energia se non onde e quindi frequenze? Detto ciò, credo che il suono abbia una grande influenza sull’uomo e sulla materia in genere. Non è un caso se Lorenz, durante una conferenza, disse: “Può, il batter d’ali di una farfalla in Brasile, provocare un tornado in Texas?”
 
Davide
In “Blue dragon” ti riferivi al dominio pelagico e a quell’incredibile creatura detta appunto “dragone blu”, il Glaucus atlanticus, che viaggia trasportato dal vento e dalle correnti marine? Il mare torna poi con “L’Oceano e l’Onda”…  A proposito di ambienti liquidi… Oggi, considerata la rapida obsolescenza delle tecnologie, cominciamo a interrogarci sul rischio di perdere per strada un’enorme quantità di informazioni, di perdere quindi la memoria o parte della memoria storica da consegnare alle future generazioni. Qual è il tuo rapporto con la musica solida ovvero liquida, con l’analogico ovvero il digitale, con l’acustico ovvero l’elettronica?
 
Francesco
“Blue Dragon” è un ennesimo gioco di parole. Un tentativo di accostare il termine “Blue”, che indicava la libertà per chi era costretto a lavorare nelle piantagioni di cotone, al termine “Dragon” così affine alla cultura cinese. Devo essere sincero, non sapevo nulla in merito al Glaucus Atlanticus fino a quando, verificando su internet che non esistesse già un brano con questo nome, ho scoperto dell’esistenza di questa singolare creatura marina. Ad ogni modo, “Blue Dragon” è un ennesimo tentativo di creare un ponte tra oriente e occidente, tra U.S.A. e Cina. Per quanto riguarda il mio rapporto con il suono, fino ad ora c’è stata senz’altro una dominanza di chitarra elettrica, anche se negli ultimi anni sono aumentate le composizioni per chitarra classica e acustica. Più di recente sto iniziando invece a sperimentare le sonorità elettroniche.
 
Davide
Un altro brano è dedicato a “Tiziano Terzani”. Perché? Cosa in particolare ti ha colpito della vita e dell’opera di questo profondo scrittore e viaggiatore?
 
Francesco
Potrei dire molto in merito a quest’uomo, ma in particolare ciò che più mi ha colpito è il suo immenso coraggio, la ricerca costante della verità e la passione che ha dimostrato nel divulgarla agli altri, inizialmente attraverso i suoi articoli e poi tramite i suoi libri. Proprio dopo aver letto un suo libro mi sono sentito pervaso da una forte emozione che mi ha ispirato a scrivere la ballad che porta il suo nome. Considero Tiziano Terzani una grande anima che dovrebbe farci sentire orgogliosi di essere italiani.
 
Davide
E poi c’è il brano d’apertura, “Balla con Buddha”. Diceva Borges a proposito di Buddha che Egli, come Cristo, non ebbe il proposito di fondare una religione. Il suo fine fu la salvazione personale di un gruppo di monaci che credevano nella reincarnazione i quali volevano sfuggire ad essa. Cos’è per te il buddismo, specialmente dal punto di vista di chi comunque è occidentale ed è nato e cresciuto nel mezzo di altri principi, altre idee o convinzioni? Perché questo invito a “ballare” con Buddha?
 
Francesco
Non ricordavo che Borges avesse espresso questo concetto riguardo a Buddha, ma sono senz’altro d’accordo sul fatto che il buddismo debba essere visto come una via per migliorare se stessi e non come una religione in cui restare impigliati. L’invito a ballare con Gautama sta ad indicare proprio questo concetto, ovvero che non occorre essere reverenti e timorosi verso il principe asceta indiano, ma semplicemente lasciarsi ispirare dai suoi insegnamenti, i quali sono pur sempre di un uomo fatto di carne ed ossa come noi. Allora perché non invitarlo a danzare?
 
Davide
In questo disco sono stati usati alcuni strumenti musicali etnici come il đàn môi, un’arpa a mascella originaria del Vietnam, una ciotola cantante tibetana, tablas e campanelle indiane… quindi solo come punteggiatura ritmica. Tutto il lavoro è invece centrato sulle molte possibilità che ha la chitarra,  elettrica, acustica o resofonica, di avvicinarsi con versatilità alle sonorità di svariati altri strumenti musicali a corda pizzicata, per lo più orientali?
 
Francesco
Mi ìè sempre piaciuto andare alla scoperta delle potenzialità sonore di una chitarra, sia elettrica, che acustica o classica. Attraverso l’uso di accordature aperte e con l’ausilio di oggetti inseriti tra le corde (pezzetti di carta o di stoffa, corde di metallo, ecc) mi diverto a riprodurre il suono di strumenti presenti nelle varie tradizioni musicali. Ad esempio nel brano “Lao Tsu”, partendo dalla mia chitarra classica, ho cercato di riprodurre il suono di una pipa cinese per dare un effetto più caratterizzante alla composizione. In definitiva è un modo per sperimentare nuove soluzioni tecniche e avere sempre nuovi stimoli sonori.
 
Davide
Anche se appartenenti a culture diverse, la musica possiede funzioni comuni a tutta l’umanità; il che suggerisce che la musica sia davvero un linguaggio universale. Tu cosa affidi in particolare al linguaggio musicale perché possa giungere a tutti?
 
Francesco
Al di là delle scale, del ritmo e dell’armonia su cui è costruita, una musica deve possedere un elemento essenziale e secondo me fondamentale, ovvero l’emozione che anima la composizione stessa. Ritengo che in questa maniera sia possibile comunicare qualcosa di profondo e universale, ma è altrettanto vero che per fare ciò, c’è bisogno di un pubblico in grado di ascoltare non solo con le orecchie ma anche con il cuore.
 
Davide
Cosa seguirà?
 
Francesco
Già dalla fine del 2018 sono iniziati i lavori di missaggio di un nuovo disco dal vivo, incentrato completamente sul concept dell’improvvisazione radicale anche se con forti influenze world, realizzato insieme al quartetto Tawhīd.
Ad Aprile invece sarò in studio per registrare un nuovo lavoro ispirato al Mediterraneo. Le musiche sono interamente composte da me e dal sassofonista calabrese Alberto La Neve, ma per ora non posso svelare altro…
 
Davide
Grazie e à suivre…
 
Francesco
Grazie a te Davide, è stato un piacere rispondere a domande così particolari e ricche di conoscenza e profondità di analisi. Buona Musica e a presto.

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