Le malattie sospendono il giudizio
su tutte le nostre virtù e sui nostri vizi
Georg Lichtenberg
L’introduzione delle vaccinazioni è stato, oggettivamente e senza tema di smentita, l’intervento di sanità pubblica più importante per l’umanità. Tale pratica medica può avvenire sia a scopo preventivo (vaccinoprofilassi), che a scopo terapeutico (vaccinoterapia)
[1].
La scoperta, dovuta all’intuizione nel secolo XVIII del medico e naturalista britannico Edward Jenner
[2], per cui la somministrazione di antigeni, cioè di sostanze atte a produrre anticorpi capaci di immunizzare l’organismo nei confronti delle malattie infettive, ha permesso alle autorità sanitarie degli Stati moderni di affrontare e risolvere un grave problema di “ordine pubblico”: quello della “contagiosità” di tali malattie, ossia della loro facilità di trasmissione da un soggetto all’altro che ne determina la rapida diffusione e, quindi, il rischio di epidemie. Il nome
vaccinus, dal latino “di vacca”, deriva dalle prime sperimentazioni di Jenner, in cui il
vaiolo[3] preso dalle vacche, cosiddetto
benigno (in quanto forma virale molto lieve), veniva inoculato agli uomini al fine di immunizzarli dalla sua versione umana, mortale
[4].
Con la diffusione progressiva di preparazioni vaccinali sempre più evolute, nel corso degli ultimi tre secoli i Paesi che hanno promosso campagne sistematiche di vaccinazione contro le principali malattie infettive, hanno ottenuto un significativo abbattimento dei tassi di morbosità e di mortalità dovuti alle patologie prevenibili, e una forte riduzione del tasso di ospedalizzazione e degli eventuali esiti invalidanti dovuti alle patologie prevenibili
[5].
In Italia una serie di norme di legge, succedutesi nel tempo, ha reso “obbligatorie” per tutti i nuovi nati alcune vaccinazioni: L.891/1939 contro la difterite, L.292/1963 (e successive modificazioni ed estensioni) contro il tetano, L.51/1966 contro la poliomelite, L.165/1991 contro l’epatite virale B. Il mancato rispetto dell’obbligo comportava l’applicazione di sanzioni pecuniarie e il rifiuto dell’iscrizione a scuola; attraverso tali previsioni, in passato, sono stati ottenuti ottimi risultati in termini di controllo delle malattie, tanto che nel 1999, una volta raggiunte elevate coperture, veniva meno l’obbligo vaccinale quale condizione per l’ammissione dei bambini e ragazzi alla scuola dell’obbligo.
Da alcuni anni a questa parte, tuttavia, alcuni fattori quali la
scarsa consapevolezza degli effetti benefici per la salute, individuale e collettiva, derivanti dalle vaccinazioni, il
diffondersi di movimenti di opposizione alle vaccinazioni per motivi ideologici, la
falsa correlazione stabilita fra trattamento vaccinale e insorgere di alcune patologie (come l’autismo) e conseguente convinzione dei genitori di preservare i propri figli mediante la non-vaccinazione, il diffondersi di teorie,
del tutto prive di fondamento scientifico, dirette ad enfatizzare la gravità e la
frequenza degli “eventi avversi/effetti collaterali” da vaccinazione, oltre che la ridotta percezione dei rischi legati alle malattie infettive, paradossalmente favorita dal successo della prevenzione vaccinale, ha portato ad un pericoloso abbassamento della copertura media nazionale sotto le soglie raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità
[6]. Infatti, una delle caratteristiche più importanti della profilassi vaccinale è la capacità di indurre la cosiddetta
immunità di branco (o
di gruppo o di
gregge), cioè il fatto che immunizzando la maggior parte della popolazione, anche gli individui non venuti in contatto con l’agente patogeno vengono protetti interrompendo la catena di infezione
[7].
Nel corso del 2017 il Governo italiano decide di intervenire con proprio Decreto Legge di fronte all’aumento dei casi di malattie infettive (in fasce di età diverse da quelle normali, per esempio negli adulti) con quadri clinici più gravi, e maggiore ricorso all’ospedalizzazione, oltre alla ricomparsa di malattie infettive da tempo sotto controllo
[8], con aumento dei costi sanitari e sociali. La legge 31 luglio 2017, n. 119
[9], ha definitivamente portato il numero di vaccinazioni obbligatorie per i minori di età compresa tra zero e sedici anni (e per i minori stranieri non accompagnati), da quattro a dieci
[10].
L’art.1 della legge prescrive che siano “
obbligatorie e gratuite, in base alle specifiche indicazioni del Calendario vaccinale nazionale” le seguenti vaccinazioni
[11]:
1) anti-poliomielitica
2) anti-difterica
3) anti-tetanica
4) anti-epatite B
5) anti-pertosse
6) anti-Haemophilus influenzae tipo b
7) anti-morbillo
8) anti-rosolia
9) anti-parotite
10) anti-varicella.
L’obbligatorietà per le ultime quattro (anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella) è soggetta a revisione ogni tre anni in base ai dati epidemiologici e delle coperture vaccinali raggiunte (art.1, comma 1 quater).
I dieci vaccini non dovranno essere somministrati con altrettante iniezioni, ma ne occorreranno due:
– una per l’esavalente, con il quale saranno somministrati insieme 6 vaccini (anti-poliomielite, anti-difterite, anti-tetano, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus Influenzae tipo b),
– l’altra per la quadrivalente (anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella).
Non sono obbligatori, ma “fortemente consigliati” dalle Asl di Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano, oltre che gratuiti come previsto dal Piano nazionale vaccinazioni, i quattro vaccini:
– meningococco C e B
– rotavirus
– pneumococco.
La legge prevede che potranno essere esonerati dall’obbligo solo i bambini già immunizzati (per aver contratto la malattia naturalmente) o che si trovano in particolari condizioni cliniche (in tal caso, la vaccinazione potrà essere posticipata). Tali soggetti potranno eseguire le altre vaccinazioni in formulazione “monocomponente” o combinata, in cui, cioè, sarà assente l’antigene per la malattia per la quale c’è già la copertura.
In generale poi, il rispetto degli obblighi vaccinali diventa un requisito “per l’ammissione all’asilo nido e alle scuole dell’infanzia” (per i bambini da 0 a 6 anni), mentre dalla scuola primaria (scuola elementare) in poi, i bambini e i ragazzi possono accedere liberamente alle lezioni e sostenere gli esami, ma, in caso non siano stati rispettati gli obblighi, verrà attivato dalla Asl un “percorso di recupero della vaccinazione” e sarà possibile incorrere in sanzioni amministrative (da 100 a 500 euro, art.1 comma 4 L.119/2017).
Il testo prevede infine l’istituzione dell’anagrafe vaccinale, con il compito di monitorare le attività del Servizio sanitario nazionale e di registrare tutte le persone vaccinate, quelle da sottoporre a vaccinazione e le dosi somministrate (o da somministrare-art.4bis L.119/2017).
Tra il 1900 e il 2015 le 10 vaccinazioni principali introdotte in Italia hanno evitato più di 4 milioni di casi di malattia e decine di migliaia di morti, come ha evidenziato un recente studio, pubblicato a cura dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha valutato
l’impatto dei vaccini, in termini di mortalità e morbosità, su 10 malattie infettive: difterite, tetano, poliomielite, epatite B, pertosse, morbillo, parotite, rosolia, varicella e meningococco
[12].
“
Di fatto la popolazione italiana sta discutendo sul tema, ma forse ha perso di vista la memoria della diffusione e della gravità di queste malattie[13]”.
Le vaccinazioni obbligatorie hanno lo scopo di tutelare la salute pubblica e quella del singolo cittadino. Nel caso di malattie epidemiche, la libertà di cura del singolo deve conciliarsi con il dovere delle autorità sanitarie di evitare il propagarsi di virus o batteri pericolosi per la salute pubblica. Secondo il principio della libertà di cura, la decisione ultima sull’adozione di una terapia spetta esclusivamente al paziente e al suo medico curante; a loro volta, i pazienti affetti da una malattia trasmissibile, che non adottano le cure a disposizione, e le misure necessarie a evitare il contagio di altre persone (o che non avvertono dei rischi legati alla loro malattia), assumono una responsabilità, anche di ordine penale, nei confronti delle altre vittime della malattia
[14].
Sin dalla decisione di somministrare, in via sistematica, i vaccini per proteggere le popolazioni da malattie infettive potenzialmente letali (come per ogni farmaco), la comunità scientifica ha riconosciuto nei vaccini stessi un certo grado di rischio, in quanto nello specifico errori durante la preparazione possono portare alla contaminazione del composto con proteine od organismi non attenuati, potenziale causa di regresso dei microbi stessi allo stato non innucuo
[15]. L’efficacia e la sicurezza di ogni vaccino vengono controllate tramite sperimentazioni cliniche attente anche agli eventuali effetti collaterali
[16]. Queste complicanze, ovviamente rare, non influiscono sull’efficacia della vaccinazione che quindi non porta, quasi mai, a conseguenze gravi come numerosi studi hanno dimostrato
[17].
Le diverse campagne volte a mettere in dubbio l’efficacia o la sicurezza dei vaccini, accusati di essere possibili cause di autismo, sindromi autoimmuni e altri tipi di patologie, sono state confutate da centinaia di studi che hanno dimostrato l’assenza di nesso tra le suddette patologie e i vaccini, nonché la generale sicurezza ed efficacia degli stessi
[18].
Credere alla medicina è una follia,
non crederci è una follia peggiore.
Marcel Proust