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Storie di caregiver, il senso della cura – Marian Barnes

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Da sempre familiari, amici e parenti costituiscono la prima rete di assistenza per chi è vecchio, ammalato e disabile. In molte culture non occidentali ancora oggi questa rete di vicinanza verso chi soffre rappresenta la prima forma di stato sociale e anche in Occidente sempre più si è sviluppata un’attenzione particolare verso tutte quelle forme di assistenza informale che risultano essere indispensabili accanto ai servizi che lo Stato stesso offre a sostegno delle persone.
A partire dagli anni Ottanta in ambito anglosassone si è sempre più istituzionalizzata questa categoria di persone, riconosciuta a livello di scienze sociali con il nome specifico di carer o di caregiver. Questo riconoscimento si è sviluppato anche attraverso la nascita di vere e proprie associazioni che operano a livello sociale e anche politico e che vogliono proprio diffondere sempre più la coscienza del ruolo che questo servizio di vicinanza ha all’interno di tutta la collettività.
Il libro di Marian Barnes, docente di Politica Sociale presso l’Università di Brighton (GB)  tra i maggiori esperti europei sulle tematiche dei caregiver e in generale della partecipazione degli utenti nel servizio sociale, rappresenta uno strumento molto utile per fare un quadro esauriente della situazione in un contesto europeo che è sicuramente diverso dal nostro (basti pensare che in italiano non esiste neppure una terminologia adeguata per esprimere lo stesso concetto di caregiver), ma che offre comunque molti spunti di riflessione su come impostare in modo più completo questo tipo di problematiche sociali.
L’approccio del libro è narrativo: vengono descritte nella parte centrale diverse storie di caregiver che l’autrice ha raccolto nel suo lavoro di analisi sociale o per conoscenza diretta. Sono presentate diverse situazioni che offrono tipologie molto varie: da quelle inerenti alla cura di figli disabili a quella in cui sono i figli a prendersi cura dei genitori anziani o impediti. Un capitolo è dedicato anche alla descrizione di quanto l’assistenza informale possa coinvolgere la vita di coppia, quando c’è il bisogno di prendersi cura del proprio patner e anche nella situazione di persone che sono passate da una condizione di caregiver a una condizione di inabilità che ha richiesto bisogno di assistenza, e quindi di dipendenza, nei confronti degli altri.
L’approccio narrativo è esaminato nel contesto però di un approfondito lavoro di analisi sociale, in cui la narrazione diventa un metodo per allargare l’osservazione empirica a tutte le implicazioni sociali che le singole problematiche fanno emergere. In questo senso il libro della Barnes risulta essere interessante perché da un lato offre alcune idee fondamentali su quali siano le problematiche e le implicazioni concrete che le persone coinvolte in queste situazioni di assistenza dei propri cari devono affrontare, dall’altro costituisce anche un buon manuale di analisi sociale che permette appunto di allargare lo sguardo svincolandosi dalla situazione concreta per cogliere le implicazioni etiche, sociali e anche politiche che riguardano questo tipo di assistenza  
Nei primi capitoli così l’autrice analizza le diverse letterature disponibili sull’argomento per arrivare a criticare una visione del caregiver troppo focalizzata nel semplice rapporto di cura fra persona che offre un servizio e persona che lo riceve. Secondo Barnes infatti il limite di molti testi sull’argomento è quello di non cogliere la valenza sociale dei rapporti di cura informali: essi costituiscono non tanto un “peso” sulle spalle di alcuni individui che si prendono cura di altri individui, ma uno stile di assistenza che deve essere alla base di tutti i rapporti sociali. In questo senso, l’autrice a partire dai casi esaminati analizza nella seconda parte del libro i principi fondamentali dell'”etica della cura” e di “giustizia sociale” che scaturiscono proprio da una visione sociale nuova che si basa  sulla responsabilità di tutti verso i più deboli per fondare un nuovo tipo di rapporti sociali.
Molto interessante è inoltre l’importanza che l’autrice attribuisce alle associazioni di caregiver per lavorare in rete con l’assistenza pubblica e istituzionale e per incidere maggiormente anche a livello politico sulla collettività.
L’approccio narrativo rende sicuramente il testo della Barnes accessibile anche a un pubblico più vasto di specialisti di scienze sociali a cui questo lavoro è forse principalmente rivolto: il richiamo alla letteratura scientifica sull’argomento e i continui riferimenti culturali e sociali al modello anglosassone in effetti non compromettono il fatto che il lavoro dell’autrice abbia anche una finalità divulgativa più ampia.
Lo stesso stile di scrittura utilizzato è comunque sempre molto chiaro con lo scopo di facilitare la lettura anche attraverso i sommari posti alla fine dei capitoli o le riprese sintetiche all’inizio dei capitoli stessi.
Le storie di vita richiamate e lo studio delle implicazioni che esse comportano possono infatti interessare le tantissime persone che vivono sulla propria pelle cosa significa prendersi cura di un proprio parente o amico che è in uno stato di dipendenza fisica o psichica e che in molte riflessioni sull’etica della cura e sul bisogno di creare un nuovo tipo di mentalità pubblica troveranno spunti e idee   importanti per cogliere il valore preziosissimo di quanti si occupano di queste situazioni.

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