KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Una tranquilla giornata…

6 min read

Una tranquilla giornata in fabbrica,
tra pensieri, parole e omissioni

…voglio piuttosto essere infelice
che piccolo,
e soffrire piuttosto che annoiarmi…
odio la vile prudenza che ci agghiaccia
e lega
e rende incapaci d’ogni grande azione…
(Leopardi)


Ultima pausa prima della meritata doccia.
Mi sovviene la frase di un amico: ‘ mi sorprendo sempre di come il più delle volte basta convivere anche solo un giorno con una persona per capire quali sono i suoi difetti, le sue manie’; forse è necessario qualche giorno in più per scoprirne le qualità e le virtù.
Basta un week end per evidenziare la mediocrità di qualcuno. In poche ore in libertà emergono i vizi e le abitudini: chi è abituato a scaccolarsi la mattina, lo farà sia che sia da solo sia che si trovi con gli altri, se qualcuno è abituato a farsi servire e riverire, è ben difficile che si alzi volontariamente per sparecchiare la tavola o gettare i rimasugli del pasto nella pattumiera, se si deve andare a comprare il pane e il companatico per la colazione c’è sempre chi si gira dall’altra parte rimanendo sotto le coperte, magari innervosito per essere stato svegliato, tanto c’è sempre qualcuno che lo farà al posto suo: il mondo è pieno di buoni pronti a farsi fregare per indole o per quieto vivere.
È triste vedere queste cose perché si vede la meschinità degli uomini, bravi a parole ma inesistenti nei fatti. Non dico di aspettare l’evento tragico per mettere alla prova gli amici, ma anche nell’ordinario sarebbe bello vedere il rispetto per l’altrui persona.
Io non sono un santo e neanche un suo stinco, ma credo di aver imparato a vivere nelle comunità e quindi aver imparato a convivere, a sopportare i difetti degli altri e a tacitare il più possibile quelli che ritengo essere i miei.
Sicuramente quello che sto criticando, può essermi ritorto contro, ma la rabbia che provo quando vedo persone che hanno la mente chiusa, che non sono disposte a fare neanche un mezzo passo verso gli altri per facilitare la convivenza, che sono maniaci e che nella loro mania condizionano anche chi gli sta, volontariamente o casualmente, a fianco, è immensa. Se io non infrango la loro libertà e il loro modo di comportarsi, perché loro devono limitarmi? Perché devono impormi il loro modo di pensare e di agire? Perché vogliono trasformarmi in una tale carogna che fa esattamente l’opposto di quello che loro vorrebbero facessi, anche se la penso al loro stesso modo? Perché vogliono trasformarmi in una pericolosa bestia vendicativa?
A queste domande l’unica risposta è che ognuno cerca di tirare l’acqua al proprio mulino, a fare ciò che gli torna più comodo e soprattutto più utile. Chi è disposto a rinunciare a metà del proprio panino per sfamare qualcuno che non può permettersi neanche il pane? Neanche i preti lo fanno più, se mai lo hanno fatto.
È strano, ma anche tra quelli che fanno del bene, che fanno del volontariato, bisognerebbe distinguere diverse categorie.
Prendiamo in considerazione coloro che hanno un amico malato, di una malattia infettiva, ad esempio l’Aids, la tanto temuta sindrome da immuno deficienza acquisita. C’è la categoria di chi si comporta come se niente fosse perché non ha le capacità cognitive ed intellettive di distinguere il pericolo e la drammaticità della situazione (gli stupidi); c’è chi capisce l’utilità dell’amicizia per superare certi momenti e, con la sua presenza cerca di offrire il suo aiuto per alleviare quelli che sono i mali e i dolori interiori, senza chiedere nulla in cambio, ma solo per amicizia o perché si sente di farlo, senza nessun obbligo (gli altruisti); c’è chi invece inizia a frequentare più assiduamente la persona malata, perché così può metterlo sul curriculum, vantarsene il sabato sera o avere un argomento di cui parlare / sparlare con gli amici (gli ipocriti) e c’è chi, infine, fa finta di niente e inizia con il diradare la sua presenza a causa di impegni improvvisi o assillanti e, un po’ alla volta, prosegue cancellando il numero di telefono e l’indirizzo dall’agenda, negando di conoscere la persona malata per arrivare a criticarla per quello che ha fatto e che gli è successo, mettendo in ridicolo le sue debolezze vere o presunte (i falsi).
Ognuno di noi, se vuole, riesce a distinguere tra i suoi presunti amici, meglio a questo punto chiamarli compagni di merende, chi appartiene all’una o all’altra categoria.
Onestamente non so quale di queste categorie sia la peggiore; forse la seconda è la migliore ma per il resto…
Gli ‘altruisti’, quelli disinteressati, sono senz’altro pochi e potremmo arrivare a contarli sulle dita delle mani di un monco.
Gli stupidi sono tanti nella nostra società in cui regna la superficialità e la disinformazione (anche se tutte le società sono sempre state così); sono quelli che incoscientemente non valutano i pericoli e corrono perciò il rischio di peggiorare le cose, non perché vogliono, ma perché non sanno.
Anche gli ipocriti sono numerosi in una società in cui è meglio apparire che essere, e se sei devi anche apparire; sono i più meschini perché traggono utile dalla sofferenza altrui facendo bella mostra di sé; sono egoisti perché vedono tutto nell’ottica del tornaconto personale.
I falsi ci sono, c’erano e ci saranno sempre: sono quelli che non affrontano il problema, che preferiscono nascondere la testa sotto la sabbia e fare come se nulla fosse; sono forse quelli più onesti, perché già dall’inizio almeno sanno quale sarà il loro comportamento e attuano una tattica di distacco che ritengono indolore, sino poi a giungere nella mediocrità; sono quelli che prima di addormentarsi dicono: "grazie Dio perché oggi non mi è successo niente" e magari il loro vicino di casa è appena stato ricoverato nel reparto di rianimazione in seguito ad un ictus celebrale; non sono cattivi ma sono egocentrici: il mondo gira e deve girare intorno a loro.
Sarebbe bello se prima di fare qualsiasi cosa, dalla più banale alla più importante ci fermassimo un attimo a riflettere a quello che ci circonda e a chi circonda, se contassimo fino a dieci prima di prendere una decisione valutandone i pro e i contro per noi stessi, ma anche per chi ci circonda e per chi non conosciamo e sarebbe bello se introducessimo un po’ meno egoismo e un po’ più altruismo nei parametri decisionali, sarebbe bello ma ‘ homo homini lupus’ dicevano già nel cinquecento e chissà quanti secoli prima coloro che avevano già capito tutto dalla vita.
In conclusione i peggiori sono proprio gli altruisti.


io ho vissuto rispettando tutte le leggi
degli uomini e di Dio;
tu neanche una
eppure tutti ti hanno amato di più…
Chi vive seguendo la voce che ha dentro
o diventa folle
o diventa leggenda.
(da ‘Vento di Passioni)

È quasi ore di andare a casa. La fabbrica si spopola velocemente e acquista un’aria calma. I rumori cessano improvvisamente e le persone si sparpagliano come se non si conoscessero. Tutto sembra diverso e tutto viene visto con altri occhi.
Il buio si impadronisce del paesaggio e, stranamente, ci si può beare vedendo il cielo stellato e una luna piena che sembra quella d’estate, non fosse che per il freddo. Non sembra di essere in periferia di una delle città più industrializzate, ma si può sognare di essere in alta montagna, tra le vette delle Dolomiti e credere di vivere, di vivere davvero.
Potenza delle moderne tecnologie: il 1 giugno 2102 sarà un martedì e la mia agenda elettronica mi ricorda che devo fare gli auguri di compleanno a un amico: compirà 130 anni. Può darsi che l’età media sarà di 250 anni per quei tempi, ma è molto più probabile che da un po’ le sue vestigia saranno ricovero solo per i vermi: viva la caducità della vita e l’insensibilità delle macchine che non perdono occasione per ricordarcelo.

Thanks, alla prossima!

Fine

Spalla

Altri articoli correlati

7 min read
6 min read
1 min read

Commenta

Nel caso ti siano sfuggiti

8 min read
2 min read
2 min read