THE NEXT GENERATION
IL RISVEGLIO DEL DORMIENTE
Capitolo Cinque
Tre di Otto si avvicinò alla camera di stasi.
Il collettivo Borg non si fidava completamente di lui e prudentemente decise di affiancargli un drone d’assalto per assicurarsi che portasse a termine la missione.
Negli ultimi giorni il Dormiente aveva imparato molto e la sua curiosità era stata in parte appagata, malgrado stesse lentamente perdendo la capacità di provare sentimenti indipendenti, giunse alla conclusione che i Borg fossero un po’ troppo sicuri di se.
Talvolta può essere pericoloso assoggettare delle creature senza conoscere le loro effettive potenzialità difensive, ed indubbiamente questo errore di valutazione i Borg l’avevano commesso con i Kendas, infatti Tre di Otto non corrispondeva esattamente ai loro standard d’assimilazione, continuando a sfidare la loro volontà ed a porre domande imbarazzanti.
Venne sottoposto a numerose sedute di condizionamento attraverso le quali le sue residue resistenze sarebbero dovuto crollare definitivamente, gli vennero sostituiti alcuni apparati elettronici ed insegnato a sfruttare al meglio il monocolo di puntamento saldato nella cavità oculare.
Quando il ciclo rieducativo ebbe termine attivarono una serie di circuiti inibitori e lo spedirono in prima linea nella speranza che l’azione lo facesse sentire parte effettiva della comunità Borg.
L’intera popolazione Kendas era ancora immersa nel lungo letargo, nessuno infatti era ancora intervenuto per risvegliarli, astutamente decisero d’approfittare della loro attuale impotenza assimilandoli nel sonno.
L’abitazione prescelta era simile a tante altre che componevano la città, la chiusura venne agilmente forzata spalancandone l’ingresso ed accendendo le luci automatiche.
Trovarono facilmente la stanza di rigenerazione, faceva parte della planimetria standard della struttura ad appena un livello sotto il salone principale.
Il drone guida manovrò con attenzione i comandi della cupola, con fredda determinazione osservò i tre componenti assopiti al suo interno.
Un’intera famiglia riposava beatamente ignara del mortale pericolo che si stava avvicinando.
Probabilmente in quel preciso momento la medesima scena si stava ripetendo in ogni luogo abitato del pianeta, Tre di Otto percepì chiaramente l’urlo disperato della propria gente sopraffatta mentre i loro corpi iniziavano la lenta metamorfosi in creature Borg.
Avrebbe voluto impedire tutto questo, suo malgrado comprese ciò che avevano sofferto le loro prede al tempo della colonizzazioni, l’intero collettivo provò le sue stesse sensazioni, ma non diede loro nessuna importanza.
Quell’emozione inconsistente fu immediatamente censurata e repressa.
"Tre di Otto, smettila di distrarti e concentrati sulla missione. I tuoi pensieri sono diventati caotici e del tutti inutili. Segui le istruzioni e completa il compito che ti abbiamo assegnato. La resistenza è inutile."
Il drone guida si chinò apprestandosi ad infilare le due aste metalliche nel collo della prima vittima, Tre di Otto lo osservava in silenzio sentendo aumentare a dismisura il suo disagio.
C’era qualcosa di tremendamente sbagliato in quello che stava accadendo.
"Guarda ed impara." gli intimò il cyborg estraendo il congegno d’assimilazione.
Le emozioni iniziarono a confondersi, sentì la voce del collettivo che lo incitava ad imitare il suo compagno, vide il drone agire disinvoltamente mentre alzava la testa del Kendas come un trofeo.
"Tre di Otto, agisci, te lo ordiniamo!"
Ma il Dormiente non si mosse, osservò il suo concittadino sperimentando un sentimento troppo a lungo assopito, qualcosa che non sentiva ormai da lunghi anni, provò una profonda compassione.
Poi in un caleidoscopio di stati d’animo contrastanti fece una scelta.
L’unica che ritenesse possibile.
I Borg avevano ragione ad avere dubbi sulla sua assimilazione, in un millesimo di secondo non solo si rese conto di poter resistere alla loro volontà, ma capì che avrebbe potuto prevalere facilmente su tutti loro.
L’unica cosa di cui si rammaricò era di aver atteso troppo a lungo.
Una parola gli fuoriuscì naturale dalle labbra, un termine che il collettivo non aveva mai sentito in millenni di conquiste ed alla quale non seppe dare immediatamente un’interpretazione coerente.
"No!"
Il drone guida si fermò interdetto richiedendo istruzioni per lo strano comportamento del suo compagno, nell’attesa gli volse le spalle per ultimare il procedimento ed in quel preciso momento il Dormiente agì, scaraventandolo di peso contro la parete.
"Io non sono Tre di Otto, sono un guerriero Kendas!" inveì scaricando tutta la propria rabbia sul cyborg steso sul pavimento, non ebbe alcun dubbio che il collettivo fosse venuto immediatamente a conoscenza della sua azione, risistemò il Kendas a fianco dei suoi parenti e si diresse rapidamente verso l’uscita.
Percorse con disinvoltura la piazza centrale ignorato dagli altri droni che passavano a lato diretti verso le abitazioni vicine, giunse di fronte all’apertura spalancata del cubo alla ricerca dell’alcova di rigenerazione, sapeva quello che doveva fare, gli impianti nel suo corpo dovevano essere collegati al trasmettitore e dopo…dopo le sue immense capacità telepatiche avrebbero fatto il resto.
Nella sua mente percepì l’ordine diretto a tutta la collettività, c’era un tono d’apprensione nei confronti del ribelle, in fondo avevano ragione a temere di lui.
"Fermate Tre di Otto. Disattivatelo e conducetelo nell’unità di smantellamento."
L’ignorò completamente correndo attraverso i tunnel dell’astronave, ormai si trovava a pieno agio con l’armatura d’assalto, anzi gli fu molto utile contro i raggi energetici di sbarramento, con un semplice comando mentale attivò gli scudi armonici deflettendo i colpi verso l’esterno.
Spinse brutalmente a lato chiunque tentasse d’afferrarlo e si lanciò all’interno dell’alcova.
Affannosamente cercò il connettore di trasmissione, doveva trovarsi lì, le informazioni che i Borg gli avevano fornite erano precise nei minimi dettagli.
Per un istante gli parve di aver sempre vissuto all’interno del cubo, rigettò l’idea con un forte senso di disgusto, spostò cavi e tubazioni attraversando il pavimento fino al livello inferiore, poi finalmente lo trovò.
Senza esitazione introdusse il connettore nell’apposita feritoia, sentì l’energia fluire lungo il braccio meccanico percorrendogli tutto il corpo, concentrò i pensieri lasciando che le capacità naturali della sua specie riaffiorassero e si scatenassero come mai avevano fatto precedentemente.
L’immane potenza che ne risultò investì in pieno la mente collettiva costringendola ad attingere a sempre maggiori risorse per sostenere l’aggressione, mentre i droni iniziavano a girare confusi su loro stessi richiedendo istruzioni.
Ma non ci fu nessuna risposta.
Il Dormiente superò agilmente le loro difese sopprimendo qualsiasi concetto potessero ancora immettere nei cervelli dei loro servi.
Si, li avrebbe sterminati tutti, uno dopo l’altro, e di questo non avrebbe provato nessuna pietà.
Il confronto durò pochi minuti, millenni di dominio incontrastato vennero cancellati da una volontà superiore alla quale i Borg non seppero controbattere.
Il Dormiente aumentò ulteriormente l’offensiva pronto ad infliggere il colpo finale, sentì ripiegare la loro volontà quasi fino a scomparire dalle sue percezioni, ancora poco e tutto sarebbe finito, la resistenza in quel caso non era stata inutile; poi ebbe un ripensamento, qualcosa che fino a quel momento non aveva ancora considerato.
Interruppe il contatto e rimase in attesa osservando divertito quelle strane creature cozzare l’un l’altra senza controllo, ponendosi di fronte a loro tentò di rimettersi in contatto con la mente collettiva, o meglio di ciò che di essa rimaneva.
La voce risultò piuttosto labile, gli parve che la loro statura mentale fosse diminuita a livelli primordiali, si guardò intorno e notò i macchinari iniziare a spegnarsi emettendo sibili decrescenti ed abbassando il livello d’illuminazione del cubo.
Quando il Dormiente parlò, lo fece con tale energia che istintivamente i cyborg si volsero annuendo come docili animali addestrati.
Nessuno fra essi tentò di ribellarsi, la loro necessità primaria era di perseguire un fine comune, e pur di continuare a sentire la voce guida nei loro pensieri, erano disposti ad accettare perfino gli ordini di una mente aliena.
In un nanosecondo si dimenticarono dei loro intenti di conquista, delle loro origini, perfino dei numeri d’identificazione, si misero in paziente attesa raccogliendosi in cerchio intorno al Dormiente in attesa di ricevere istruzioni.
Dopo aver radunato i Borg all’interno del cubo il Dormiente rifletté sul da farsi.
Aveva inviato i droni per controllare le camere di stasi, il tempo del risveglio per la popolazione Kendas era ormai giunto ed il Dormiente non aveva ancora deciso se fosse il caso di destarli dal letargo.
Il potere assoluto derivante dalla sua nuova condizione lo aveva colto di sorpresa, tutti lo servivano come un Dio senza porre domande, e questo non gli dispiaceva affatto.
Uscì dal cubo e si fermò al centro della piazza, alzò gli occhi al cielo fissando il sole abbozzando un sorriso.
Non sentiva più la pelle sciogliersi a causa delle radiazioni letali dell’astro, pensò perfino di poter controllare la fusione termonucleare al suo interno per impedire che si tramutasse in supernova.
Questa semplice azione i Kendas non avrebbero mai potuto compierla, come del resto la maggior parte degli esseri viventi, ma lui, grazie alla metamorfosi, aveva assunto nuove potenzialità, conosciute ancora solo una minima parte.
Ma c’era anche qualcosa di oscuro nel suo animo, malgrado avesse sconfitto i Borg qualcosa di loro si era insinuato nel suo animo, una strana frenesia ed il desiderio impellente di assoggettare nuove vittime.
Era una sensazione latente che il Dormiente controllò con estrema facilità, del resto anche i Kendas erano conquistatori e quindi avrebbe dovuto comprendere quelle sensazioni senza rimanerne turbato, cosi pensò ritornando all’interno dell’astronave.
Di questa cosa irrilevante si sarebbe preoccupato successivamente.
I droni non appena lo videro si affiancarono come cuccioli attendendo che il loro padrone impartisse nuovi ordini.
Lo circondando guardandolo con la loro tipica espressione assente, ma il Dormiente non parlò, ignorandoli si diresse invece verso lo studio di meditazione.
Quello era il solo ambiente dove potesse rimanere in perfetta solitudine, un luogo appartato che talvolta gli ricordava la sua camera di stasi, sebbene ultimamente avesse perfino troppa compagnia, rimpianse per un secondo la quiete della sua ex dimora.
Accese lo schermo centrale ed osservò scorrere le immagini dei diari di bordo, probabilmente lì avrebbe trovato un suggerimento su come procedere.
Le schede delle varie razze assimilate scorrevano velocemente con precise indicazioni sulla posizione dei pianeti e le eventuali risorse da annettere al collettivo, rimase impressionato dall’enorme mole di conquiste effettuate dai Borg, a quanto sembrava non c’era stata sosta alla loro espansione territoriale, poi casualmente una scheda passò velocemente riportando alcune immagini di vascelli stellari.
Il Dormiente fermò la proiezione proprio sull’ultima figura, avanzò di alcuni metri ed attivò il suo monocolo di puntamento, lo zoom interno mise immediatamente a fuoco lo schermo facendogli apprezzare i dettagli di quell’oggetto così familiare, non si era sbagliato, aveva già visto quella strana forma, era identica alla nave denominata Enterprise che arrestò la prima missione d’invasione Kendas.
Evidentemente anche i Borg si erano confrontati con la razza umana.
Congelando l’immagine aprì la porta lasciando entrare il drone che aveva prescelto come attendente.
"Cosa sai di loro?" chiese freddamente senza distogliere lo sguardo.
Come un registratore il Borg rispose scandendo le parole.
"Razza umana, Quadrante Alpha, assimilazione incompleta."
Poi si fermò mettendosi rigidamente sull’attenti.
Il Dormiente gli girò intorno sfiorando le tubazioni che scendevano lungo il collo, le toccò energicamente immaginando le conseguenze che sarebbero derivate se le avesse strappate di netto.
"Dunque, nemmeno voi siete riusciti ad annettere quella razza primitiva, ciò mi sorprende, non mi risulta che abbiano delle difese così impenetrabili, al contrario, la loro tecnologia è alquanto arretrata, le loro astronavi non sono nemmeno in grado di viaggiare nel tempo."
Il drone elaborò le informazioni che aveva assimilato precedentemente, poi con un movimento meccanico si girò precisando.
"Nemmeno i Kendas hanno avuto successo, ma la resistenza sarà del tutto inutile, loro saranno assimilati."
L’osservazione non conteneva nessun coinvolgimento emotivo da parte del cyborg, lui si limitava a riportare un semplice dato di fatto, come avrebbe fatto qualsiasi macchina efficiente.
Il Dormiente invece l’interpretò diversamente, emise un latrato che risuonò a lungo nella sala, poi senza il minimo ripensamento diede sfogo a tutta la sua frustrazione tranciando di netto i tubi d’alimentazione del drone, lasciandolo rantolare sul pavimento.
Sogghignando aggiunse "Così imparerai il rispetto verso chi ti è superiore!"
Attese che la vita abbandonasse il corpo esanime prima di fare ritorno dal suo esercito, camminando lentamente giunse ad una conclusione evidente, probabilmente svegliare i Kendas in quel momento avrebbe voluto significare perdere il comando, tornando a ricoprire un ruolo mediocre ed anonimo all’interno della società, non avrebbe più provato quell’estasiante sensazione di poter decidere chi dovesse vivere e chi dovesse morire.
Era più saggio lasciarli dormire per un’altra stagione portando a termine il compito che si erano prefissati, avrebbe conquistato la Federazione nel nome del popolo Kendas ed avrebbe fatto ritorno in patria come un eroe, al loro risveglio sarebbe stato acclamato come il salvatore della razza.
Salì sul podio e si rivolse a tutti i Borg presenti.
"Preparate la nave per il decollo ed inserite la rotta per il Quadrante Alpha, assimileremo la razza umana e ci annetteremo il loro territorio, insieme completeremo ciò che avevamo iniziato separatamente, nessuno fermerà la nostra avanzata. Il primo bersaglio sarà la nave stellare chiamata Enterprise, dopo la nostra dimostrazione di forza il resto della flotta cadrà ai nostri piedi."
I droni non risposero al grido d’incitamento del loro condottiero, e questo seccò il Dormiente che avrebbe gradito almeno un minimo di slancio da parte dei suoi soldati cibernetici.
Realizzando finalmente che una macchina non può provare emozioni, fece ritorno allo studio d’osservazione mentre il cubo iniziava la fase preparativa per il decollo.
La mastodontica struttura gotica si sollevò lentamente da terra alzando una montagna di polvere, prese quota e si gettò alla massima velocità verso lo spazio profondo alla ricerca della sua prima vittima.
Capitolo Sei
Il comandante Riker quella mattina si alzò con un gran mal di testa.
Dopo aver velocemente congedato la sua compagna s’infilò l’uniforme ed uscì alla ricerca del consigliere Troi.
Doveva assolutamente parlarle, l’episodio della notte precedente poteva avere ripercussioni molto serie sulla loro relazione.
"Relazione?" rifletté con un pizzico di cinismo.
Incamminandosi lungo i corridoi ancora in vestaglia, iniziò a ragionare ad alta voce gesticolando per sottolineare l’assurdità di quella parola.
"Ma quale relazione? Deanna non è più la tua donna, e nel caso te lo fossi dimenticato, la colpa è esclusivamente tua se l’hai persa per inseguire il sogno di comandare l’Enterprise. Imbecille! E cos’hai fatto quando si è messa con Worf? Come al solito nulla, le hai semplicemente augurato buona fortuna sperando che fosse felice con lui come non lo era mai stata con te. Idiota!"
Un guardiamarina lo incrociò proprio mentre stava pronunciando l’ultima frase, osservando il suo abbigliamento e la strana espressione, domandò incautamente.
"Signore, si sente bene?"
Riker si accorse solo in quel momento della sua presenza, scuotendosi cercò di liberare la propria mente dai pensieri.
"Certo che mi sento bene guardiamarina, perché me lo domanda?"
"Mi sembrava stesse…"
Senza lasciargli il tempo di continuare Riker opportunamente sottolineò con tono formale.
"Sono le sette guardiamarina, si presenti immediatamente a rapporto nell’hangar navette tre, oggi l’attende una simulazione di volo particolarmente complessa. Si affretti se non vuole fare tardi."
Il poveretto sbiancò in volto, scattando sull’attenti iniziò a balbettare.
"Si signore, mi scusi signore, grazie signore, buongiorno signore."
Poi come un razzo volò verso il turboascensore pregando che in quel momento lo stesse attendendo fermo al piano.
Riker si diresse invece in direzione opposta, aumentando l’andatura superò i due ponti che lo separavano dall’appartamento della Betazoide.
Sembrava ancora indeciso sul da farsi, o perlomeno temeva che lei lo avrebbe accolto con indifferenza e distacco, e ciò non l’avrebbe sopportato.
Incrociando le dita schiacciò il pulsante del campanello.
Nessuno rispose.
Attese alcuni secondi poi riprovò nuovamente.
"Strano che Deanna non ci sia, non dovrebbe essere di turno oggi." pensò rileggendo mentalmente il ruolino di servizio.
L’Enterprise era una nave troppo grande per cercare una persona fra le oltre mille che vi prestavano servizio, senza esitare attivò il comunicatore che indossava sul petto.
"Qui il comandante Riker, consigliere Troi a rapporto in sala riunioni."
Nuovamente non ottenne risposta, esasperato riprovò svariate volte prima di fare l’unica cosa intelligente che gli fosse venuta in mente quella mattina.
"Computer, localizza il consigliere Troi."
"Il consigliere Troi, non si trova a bordo dell’Enterprise." riferì immediatamente la macchina gettando il Primo Ufficiale nel panico più completo.
"Come sarebbe a dire?" esclamò incredulo pensando che qualche furbone volesse prendersi gioco di lui.
Poi ricordandosi la richiesta d’aiuto che Deanna le aveva rivolto la notte precedente, e conoscendo il suo carattere particolarmente caparbio, realizzò che doveva essere partita immediatamente dopo il loro incontro.
Questo lo fece sentire ancora peggio, ovviamente doveva essere successo qualcosa di grave e lui, ancora una volta, le aveva girato le spalle.
Sconsolato chiese conferma al computer appoggiandosi con la schiena alla parete.
"Computer, a che ora il consigliere Troi ha lasciato la nave?"
"Alle ore zero sei."
"Destinazione?"
"Accesso negato."
"Un altro enigma." sbuffò Riker impaziente di avere ulteriori informazioni.
Si trascinò nel turboelevatore più vicino e si diresse in plancia alla ricerca del capitano.
Seduto sulla poltrona centrale il capitano Picard intravide Riker con la coda dell’occhio.
Lo guardò perplesso e storse il naso quando lo vide ancora in vestaglia, attese alcuni secondi poi non poté evitare di domandare.
"Numero Uno, non ha dormito questa notte?"
Riker annuì in silenzio, poi accostandosi mormorò.
"Capitano, mi perdoni per il mio abbigliamento, se non le rincresce, vorrei parlarle in privato."
Picard non rimase sorpreso della richiesta, consegnò il comando al signor Data e fece strada verso la saletta tattica.
Quando le porte si chiusero raccolse le mani dietro la schiena ed attese pazientemente che il Primo Ufficiale iniziasse a parlare.
Avrebbe scommesso la propria uniforme che l’argomento della discussione dovesse essere proprio il consigliere Troi.
Infatti non si era sbagliato.
"Capitano, ho tentato di rintracciare Deanna in ogni luogo, ho saputo che ha lasciato l’Enterprise, ma il computer non vuole indicarmi dove sia diretta, a meno che lei non sblocchi il comando di codifica. Vuole darmi, per favore, quel codice?" domandò Riker con un tono che non avrebbe voluto usare.
Picard sorvolò anche su quella cosa, prese posto dietro la scrivania e semplicemente rispose.
"No."
Riker sentì la testa ronzare per la crescente tensione ed aprì le braccia esclamando.
"No? Non capisco signore, non vedo nessun motivo per cui non possa saperlo, inoltre come Primo Ufficiale dovrei essere sempre a conoscenza di qualsiasi spostamento riguardi il personale operativo."
Picard opportunamente non alzò lo sguardo per non metterlo ulteriormente in imbarazzo, riunendo le dita a piramide laconicamente rispose.
"Sono spiacente Numero Uno, ma è stata una richiesta formale del consigliere Troi, non desidera essere importunata da nessuno in questo momento."
Riker si morse un labbro iniziando a girare per la saletta come un animale in gabbia, vedendo che il suo superiore non diceva nulla prese nuovamente l’iniziativa.
"Capitano, io devo assolutamente parlare con Deanna!"
"Non insista comandante, le ho già detto di no, non ha forse sentito?" sottolineò Picard iniziando a trovare irritante la sua inflessione arrogante.
"Certo che ho sentito capitano, ma questo non cambia le cose, Deanna ieri notte mi ha chiesto aiuto ed io…ero troppo impegnato per ascoltarla…vuole anche i dettagli, signore?"
Picard si alzò sistemandosi l’uniforme, si diresse verso la sfera traslucida dell’acquario fingendo di seguire con lo sguardo il pesce tropicale che nuotava beatamente fra i finti coralli.
"Me li può risparmiare Numero Uno. Quello che onestamente non capisco è il suo atteggiamento nei confronti di Deanna, è più che evidente che una volta voi due foste amanti, malgrado ciò, lei ha permesso che si legasse ad altre persone pur sapendo di esserle ancora emotivamente vicina. Capisco che un legame stabile possa intralciare la sua carriera nella Flotta Stellare, ma dopo tanti anni, la sua frenesia per ottenere il comando dell’Enterprise dovrebbe esserle passata, o forse no? Per il bene della nave, quando smetterete di giocare voi due?"
Picard fece una pausa appositamente studiata, poi aggiunse.
"Comandante, mi costa molto dirle questo, poiché non sono propenso ad interessarmi degli affari personali dei miei ufficiali, ad ogni modo, non pensa che sia giunto il momento di decidere se Deanna sia veramente la donna ideale per lei? Persistendo nel suo comportamento rischia seriamente di perderla, non ci ha pensato?"
Le parole di Picard fecero breccia nel cuore di Riker riaprendo una ferita ancora aperta, si passò una mano sulla fronte sudata tirandosi indietro il ciuffo ribelle che non gli dava tregua.
"Ha ragione capitano, prenderò una decisione una volta che l’avrò ritrovata, anche se temo che un nostro possibile riavvicinamento non possa più interessarla, forse abbiamo inutilmente buttato via troppi anni…"
"Allora si muova comandante! Una navetta l’attende nell’hangar due, inserisca la rotta per Deep Space Nine, risolvete i vostri problemi e riporti incolume il consigliere Troi. Nel diario di bordo troverà le mie note personali su quanto Deanna mi ha riferito circa la richiesta del tenente Worf di procedere con il rito della separazione."
Riker raggelò al solo pensiero di vedere la sua Imzadi coinvolta in un sanguinoso rituale Klingon, ringraziò il capitano per la comprensione e s’apprestò a lasciare la saletta.
"Aspetti Numero Uno! Una precisazione prima d’andare, le ho detto tutto questo perché temo che Deanna sia in serio pericolo di vita, diversamente avrei rispettato appieno la sua richiesta. Lo tenga ben presente."
"Certo signore, stia tranquillo, la riporterò indietro prima che succeda l’irrimediabile. Ci incontreremo su queste coordinate fra due giorni."
Picard assentì mantenendo un’espressione seria, la Commissione ancora non aveva reso noto il suo verdetto e purtroppo, fino a quel momento, gli ordini per l’Enterprise erano di mantenere la posizione.
Seguendo la scia della navetta che si disperdeva velocemente nello spazio Picard augurò ad entrambi buona fortuna.
STAR TREK
Claudio Caridi