Oh singing tree
Sing to me
Call your friend
The roving wind
Maybe he can find my love
And bring her back, singing tree.
Sing to me
Call your friend
The roving wind
Maybe he can find my love
And bring her back, singing tree.
(Elvis Presley, The singing tree)
Sulle colline di Burnley nel Lancashire è stata costruita una scultura di tubi metallici in forma, più o meno, di albero: è il “Singing-ringing tree”, un”panopticon”. Completata nel 2006, questa scultura è anche uno strumento musicale autosonante. O, meglio, viene suonato dal vento, il quale infilandosi nei suoi tubi, fa vibrare tutta la struttura. E’ parte di un progetto più ampio dell’East Lancashire Environmental Arts Network (ELEAN) interessato a erigere strutture simili nel Lancashire dell’est come simboli di rinascenza dell’area. Un panopticon non è tuttavia una definizione per una certa categoria di strumenti musicali o sonori, bensì un genere di costruzione il cui disegno consenta di osservare (-opticon) o di essere vista ovunque tutto (-pan) intorno. Tipica costruzione panopticon sono gli edifici adibiti a carceri, per la prima volta teorizzati da Jeremy Bentham nel 1785.
Il singing-ringing tree è stato disegnato dagli architetti Mike Tonkin e Anna Liu. E’ alto tre metri ed è costituito da tubi di acciaio galvanizzato, un materiale che resiste all’azione erosiva delle acque naturali e dell’anidride carbonica, ha quindi una durata eccezionale e non richiede manutenzione. Questi tubi, vuoti al loro interno e di varie dimensioni, catturano il vento e producono una corale di diverse ottave delicatamente dissonante e penetrante.
Per ascoltare e vedere il signing-ringing tree:
Simile al singing-ringing tree è il monumento a Sibelius (Jean Sibelius è considerato il principale compositore finlandese). Si trova a Helsinki, nel Sibelius Park del distretto di Töölö. Progettato da Eila Hiltunen in forma di albero e inaugurato nel 1967, è formato da 600 tubi di acciaio, anch’essi cavi al loro interno. Pesa 24 tonnellate. Il proposito originario dell’artista era quello di catturare l’essenza o lo spirito della musica di Sibelius quando il vento si infila tra i tubi e fa risuonare l’acciaio. Due più piccole versioni di questo monumento sono state destinate ai quartieri generali dell’UNESCO a Parigi e a New York.
Altro monumento sonoro è il “Blackpool High Tide Organ” a Blackpool, Lancashire, UK. Questo particolarissimo organo è alto 15 metri. Progettato da Liam Curtin e John Gooding, costruito nel 2002, è parte di una serie di sculture lungo la Blackpool’s New promenade ed è uno dei pochi esempi di organo che suona grazie alle maree o alle onde del mare (un altro è a San Francisco, il wave organ). Le diciotto canne d’organo di questa scultura, costruita in cemento, lastre di rame e di zinco, vengono suonate dall’alta marea. Il rigonfiamento delle acque spinge l’aria all’interno delle canne, generando un suono che ricorda le sirene di una nave in lontananza.
Lo si può udire al termine di questo filmato
Forse esteticamente meno spettacolare a prima vista, ma non per questo meno intrigante, è il wave organ di Jetty di Peter Richards e George Gonzales, nella baia di San Francisco dal 1986. Dedicato alla memoria di Frank Oppenheimer, il noto fisico che lavorò al Manhattan Project e che fu perseguitato dal “McCarthysm” perché ritenuto un comunista, questo organo è stato costruito con le pietre e i marmi ricavati dalla demolizione di un cimitero, consta di 25 canne di PVC e cemento che suonano secondo la bassa o l’alta marea. Il suono è generato dall’impatto delle onde contro le terminazioni delle canne e dall’acqua che vi entra e fuoriesce.
In modo analogo funziona e suona il Sea Organ di Zadar, Croazia, costruito dall’architetto Nikola Baić e aperto al pubblico dal 2005. Le sue casse di risonanza e le canne di polietilene, suonate dalle onde e dal vento, sono poste all’interno e al di sotto di una grande scalinata di marmo bianco che digradano nel mare e su cui molti turisti siedono affascinati ad ascoltare. E’ parte di un progetto di riparazione alle monotone ricostruzioni di anonimi falansteri di cemento eretti in fretta selvaggia dopo le devastazioni sofferte da Zadar durante la seconda guerra mondiale.