Stiamo parlando di
(Z.O.E. per gli amici)
E possiamo dire che la mano di Kojima in questo titolo si sente, anche se in maniera marginale. E questo è il gioco che tutti gli appassionati di Mech stavano aspettando. Per molto tempo, questo genere di giochi, che riscuoteva un grosso successo in Giappone, era sempre visto con una certa malvolenza qui in Occidente1. Ma ci pensa la KCEJ a ribaltare questa tendenza con un gioco ben strutturato che saprà far invaghire e convincere.
Innanzitutto questo gioco, a differenza dei suoi predecessori, ha una storia. Tutto nasce dai conflitti che si stanno svolgendo su una colonia di Marte, Antilla. Un ragazzo vede morire i suoi amici durante la guerra e per sfuggirvi che finisce dentro un Frame Orbital3 e ne diventa il guidatore. E durante lo svolgimento della storia dovrà, suo malgrado, porre termine a questa serie di conflitti che stanno dilaniando la sua terra2.
In tutto questo sarà guidato dal computer ADA (Celvice il vero nome) che gli spiegherà i comandi durante lo svolgimento del gioco aiutando il protagonista (e voi) a impadronirsi di tutti i comandi del Jehuty (questo il nome del vostro frame). La storia è raccontata con sequenze in CGI di alta fattura, che poco hanno da invidiare a produzioni hollywoodiane come Toy Story per poi tornare ad usare la grafica del gioco nelle sequenze d’intermezzo che preannunciano un combattimento. Ed è nei combattimenti che sarà richiesto tutto il nostro intuito e la nostrà agilità per dipanare la storia che si aprirà davanti ai nostri occhi. I comandi di gioco saranno spiegati tramite appositi tutorial dal computer di bordo (così potrete anche evitare di leggervi il manuale, comunque molto ben realizzato e tradotto in Italiano da Halifax). Sono molto completi e richiederanno l’uso di una buona parte dei pulsanti del Joypad di Sony, ma per nulla complessi e faranno compiere azioni diverse a seconda della vicinanza del nemico4. Tra le varie opzioni c’è anche la fuga, che sebbene ultima arma a disposizione in questo tipo di giochi, vi potrà essere utile se la vostra barra di energia è quasi al limite. Energia che si può accumulare raccogliendo il Metatron, sparso nelle varie aree di gioco o che si può ottenere vicendo gli scontri con alcuni tipi di frame. Inoltre sarà possibile ottenere da scontri vittoriosi anche le munizioni delle nostre armi secondarie6 o dei codici per accedere a programmi necessari per aumentare le capacità del nostro frame o per raggiungere determinate aree protette. ZOE non si riduce però ad un mero set di scontri tra robot: ambientato in varie zone 5 ha dalla sua anche una certa dose di avventura ed esplorazione: non tutto sarà a portata di mano, ma spesso, grazie anche all’aiuto del computer di bordo, dovrete ricercare nelle varie zone della colonia, quella particolare arma, quel codice o quel programma che vi permetterà di portare a compimento quella particolare azione utile per il proseguimento della storia. E questo raramente lo si trovava negli altri giochi di mech. Come raramente si vede nei primi giochi di una console la PS2 sfruttata a livello grafico: la grafica di questo gioco realmente spinge in là i limiti di questa macchina, nonostante sia ancora un titolo di prima generazione, ZOE si staglia per essere un gioco graficamente molto appagante: vuoi per i giochi di luce, la caratterizzazione dei frame orbital e delle armi (che risaltano nel buio spaziale) sia del nostro robot che di quelli avversari sia per gli scenari in cui le battaglie hanno luogo, interamente in 3D. Z.O.E. si muove a 60 frame al secondo costanti e non vi è traccia di un minimo rallentamento neanche nelle scene di battaglia più confuse. La dettagliata attenzione data al disegno dei personaggi è risultato del fatto che Z.O.E. è basato su di un popolare anime Giapponese, un episodio del quale è incluso in un DVD-ROM in un’edizione speciale prodotta in Giappone e che penso noi non vedremo mai qui nel nostro territorio a meno che non abbiate ordinato la versione tramite importatori paralleli. La musica in Z.O.E. è di alta qualità e accompagna gli scontri e le scene d’intermezzo. La recitazione dei doppiatori inglesi si distingue abbastanza dalla media e i giocatori italiani possono attivare i sottotitoli nel menu delle opzioni: peccato che non si sia tradotto il gioco anche nelle voci, ma forse è un bene per noi Italiani, così abbiamo potuto giocare a Z.O.E. quasi in contemporanea con il mercato orientale.
Sebbene un po’ corto, come molti dei primi titoli per PS2, Z.O.E. vi durerà all’incirca per dieci ore, che poi non è così male per un action game. Se state cercando un titolo basato sui mech con una grande storia, personaggi, e controlli e giocabilità meravigliosi (come anche quattro livelli di difficoltà con cui cimentarvi), allora Zone of Enders è il gioco che state cervando. E una volta finito avrete la possibilità di sfidare un vostro amico nei luoghi che avete affrontato durante il gioco e con la possibilità di scegliere il vostro frame tra tutti quelli che sono apparsi nel gioco o ritentare il gioco ad un livello più difficile.
Non c’è che dire: Konami centra il segno con questo gioco, e per Kojima-san è stata un occasione di riscaldamento, in vista dell’uscita di MGS2, di cui Z.O.E. contiene una succosa demo7 GIOCABILE.
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Avrete quindi:
colpi laser se siete distanti dal vostro nemico che si trasformeranno in potenti sciabolate laser se il vostro nemico è vicino (impugnerete una spada quindi). Inoltre potremo dispensare una bomba di energia, arma molto scenografica, un raggio trattore/immobilizzatore, con il quale catturare i nemici vicini e scagliarli poi contro edifici con un bel sinistro… Sempre tramite la spada potremo "elargire" una sciabolata rotante se il nostro nemico è vicino o e una serie di laser ad effetto gragnuola… quest’ultima arma è anch’essa molto spettacolare e bisogna assolutamente vederla.
Tra le armi secondarie abbiamo:
il phalanx, mitraglietta laser;
le mine Geyser che si attaccano a qualsiasi superficie e lanciano un raggio verso l’esterno;
lo scudo Mummy, che ci permette di ripristinare l’energia Metatron senza bisogno di recuperarla tramite scontri o ricerche nelle mappe;
la striscia di energia Halberd, altamente mortale se il nemico è vicino;
le bombe laser rimbalzanti Bounder;
le spade proiettili Javelin, veri giavellotti da usare anch’essi per azioni a corto raggio;
le Comet, palle laser a ricerca di calore che causeranno danni notevoli;
una proiezione olografica del nostro frame, attivabile con l’arma chiamata Decoy, utile nei combattimenti con i boss;
un fucile di precisione Sniper per colpire bersagli lontani e quindi molto piccoli e un’ultima arma che non vi voglio svelare, ma che vi stupirà.
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Il primo titolo degno di rilievo è finalmente arrivato per la PS2, prodotto dal papà di Metal Gear Solid 2, Hideo Kojima.
Zone of the Enders
Giovanni Strammiello
e la colpa spesso era dovuta ai comandi di controllo poco pratici, alla lentezza dei giochi o ai metodi di combattimento spesso a turni che non spingevano l’acquirente medio verso questo tipo di gioco
anche se questo vorrà dire uccidere…
così si chiamano i mech… i robot in questo gioco…
ottima l’implementazione del sistema di lock del bersaglio, che vi permetterà di non perdere il nemico che state attaccando nonostante esso non sia inquadrato, durante le vostre evoluzioni rotatorie tra le strutture della città.
città, paesi, zone industriali, ecc…
che sono per altro moltissime, circa dieci e si aggiungono alle 5 armi primarie.
e questo per molti di voi potrebbe essere l’unico motivo per comprare Z.O.E.