(Effequ Edizioni – www.effequ.it – info@effequ.it)
Questo libro poteva essere nel catalogo delle Edizioni Il Foglio, ma alla fine abbiamo scelto di pubblicare un altro romanzo di Sacha Naspini che dovrebbe vedere la luce nel 2007. La valutazione di non accettare L’ingrato esulava da motivi di merito: eravamo di fronte a due testi ottimi e abbiamo optato per quello che si avvicinava di più alla nostra linea editoriale. Le solite valutazioni di opportunità ci avevano convinto a pubblicare due racconti di Sacha nelle antologie del Foglio Letterario (Cattive storie di provincia e Antologia del Fantastico Underground), ma non questo romanzo. Ci eravamo detti che in un panorama letterario che consacra nell’olimpo narrativo gente come Aldo Nove, Paolo Nori e Tiziano Scarpa, un romanzo vero, di quelli che si scrivevano una volta, non poteva trovare spazio. Abbiamo sbagliato tutto e adesso che rileggo L’ingrato me ne rendo conto. Ha fatto bene Effequ a pubblicare Naspini, perchè bisogna avere il coraggio di dare in pasto al pubblico belle storie e non flussi di pensieri, ragionamenti di bambini scemi e poesie-racconto stile sesso e corpo. Sacha Naspini non poteva fare esordio letterario più convincente.
L’ingrato è una novella ambientata in un paese immaginario della Maremma Toscana che racconta la vita del maestro elementare Luigi Calamaio e soprattutto racconta la difficoltà di vivere in provincia. Il personaggio principale è di quelli che restano impressi nella memoria, da quanto lo percepisci vivo e reale. Un maestro prossimo alla pensione, solo, senza una storia d’amore importante (alle sue spalle solo un paio di fallimenti), che si sente vivo dipingendo false tele di Lautrec. La scuola è la sua unica ragione di vita, anche se ha la strana abitudine di spiare le bambine nei bagni, ma non lo fa per motivi sessuali come credono i pettegoli di paese. Calamaio dipinge le nudità delle allieve nei quadri di Lautrec che copia e conserva nella tranquillità della sua casa di paese. Nella vita di questo maestro solitario irrompe Chiaretta Rambaldi, una bambina che lui ritrae spesso nelle sue opere. La storia del maestro si complica quando Chiara compie trent’anni e precipita con il suo compagno nel mondo della droga. Calamaio l’aiuta, la ospita in casa, si affeziona alla ragazza sempre di più, ma in modo molto casto, nonostante le voci di paese, e la perde proprio quando potrebbe innamorarsene. Naspini compone una sorta di remake (originale) della storia di Lolita ma la ambienta in provincia e la libera da ogni implicazione sessuale. Non svelo il finale ricco di colpi di scena per non rovinare la sorpresa. L’autore se la cava molto bene imbastendo una trama credibile che ruota attorno a due personaggi principali (Chiaretta e il maestro), “un ragazzo che beve caffé e dà le spalle” (bellissima la definizione del compagno drogato di Chiaretta) e la voce delle comari di paese (resa ottimamente con un efficace uso del corsivo). Il racconto scorre rapido sino alla fine e il lettore accorto sentirà – come in una bottiglia di buon vino d’annata – sentori di Cassola, Chiara e persino Soldati. Io che sono piombinese (come l’autore) ho sentito anche profumo di Aldo Zelli, che voi forse non conoscete, ma era un grande scrittore di racconti maremmani e di storie per ragazzi. Magari se vi resta tempo leggete anche Aldo Zelli (siamo nel decennale della scomparsa), invece di perdere tempo con lo scrittore provetto (e permalosetto) Baricco che reclama attenzione. Naspini è uno scrittore molto dotato e con questa novella maremmana dimostra una volta di più che la vera letteratura passa solo per storie ben raccontate.