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Confessioni di uno scrittore impazzito…

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Confessioni di uno scrittore impazzito…
(Claudio Bimbi – Edizioni Clandestine)

"Confessioni di uno scrittore impazzito e del suo dottore" è il primo romanzo di Claudio Bimbi.
Un romanzo di fantascienza, «una fantascienza che è un pretesto per dare sfogo all’estrosa fantasia, e per una protesta contro la vita di oggi» (Ray Bradbury).
Il romanzo infatti è ambientato nel futuro prossimo, nel 2040, ed è una drammatica riflessione sull’uomo e sui mali della civiltà contemporanea, dominata dalla violenza e dalla guerra ("Frotte di uccelli d’acciaio mangiano il cielo con la loro ombra…e intanto il progresso si fa persona e ci dice che l’esodo per marte è quasi pronto, tanti di noi andranno lontano, lontano, lontano, per dimenticare di pensare").
Un romanzo sconvolgente e avvincente, che si sviluppa in un costante crescendo di colpi di scena. Bimbi sa creare pagine di grande tensione e tenere vivo l’interesse del lettore con una storia visionaria e allucinata, ricca di suspance.
L’intreccio complesso è ben congegnato nella sovrapposizione di piani temporali, nell’alternanza di realtà e fantasia, di normalità e follia.
In un susseguirsi di flashback, il protagonista, dal manicomio nel quale è internato, scrive la prima parte della storia e ripercorre le vicende che lo hanno portato alla sua infernale condizione. Improvvisamente la storia si interrompe (alla fine della prima parte del libro); per una serie di drammatiche vicende al protagonista viene impedito di scrivere. Il finale della storia sarà trascritta, in seguito a colloqui che precedono la condanna del protagonista, dal medico che per anni ne ha seguito il caso.

Bimbi, per smascherare le dinamiche del potere attuale, ambienta la vicenda in un allucinante futuro post-terza guerra mondiale, dove la vita si svolge in disumane e disumanizzanti metropoli, in un pianeta dominato da stravolgimenti climatici e dal degrado. La città è una "prigione artificiale protetta da sistemi ultra tecnologici dove l’uomo si illude di non vedere ciò che provoca. … Noi stessi siamo la nostra fine … l’enorme villaggio globale di pazzi si sta auto distruggendo, il processo è irreversibile".
Ai margini delle realtà urbane vivono gruppi di emarginati, allontanati dal sistema: emarginati che rischiano di essere rapiti per servire da cavie umane, per gli esperimenti scientifici di multinazionali farmaceutiche, emarginati che si organizzano in gruppi eversivi, in lotta contro una società guidata dal timore e dalla violenza, dal potere totalizzante del consumismo e dei media, dove il sistema autorizza innesti per controllare la mente degli uomini a loro insaputa e attua rivoluzionarie sperimentazioni sulla clonazione umana.
In questo scenario si colloca la storia di un uomo in fuga, la rocambolesca avventura del protagonista, lucido nella sua crescente pazzia, nella sua discesa nella spirale di violenza. Braccato, alla ricerca del fratello scomparso nel tentativo di svelare il mistero di una impressionante e diabolica scultura.
L’ossessione per l’arte, come unico modo per sopravvivere alla realtà, la ricerca della perfezione che può condurre alla distruzione dell’essere umano, il perverso tentativo di sottrarsi alla nebbia del tempo e di eternare la propria persona in una scultura vivente, il sacrificio totale come forma di espressione artistica diventano temi conduttori dell’opera ("Devo trovare un varco in mezzo a questa folla indifferente … Cammino controcorrente. I fossili dei volti che vedo imprigionati nelle rocce non hanno la mia voglia di credere nell’immortalità, non hanno la mia necessità di trovare l’impossibile nel possibile"). Ricorrente nel romanzo è la domanda sulla funzione e sul significato dell’arte nella società contemporanea: ha ancora senso sacrificarsi in nome dell’arte, di un’arte che viene vissuta dai protagonisti come follia salvifica?

"Confessioni di uno scrittore impazzito e del suo dottore" è una riflessione sulle contraddizioni del progresso e sugli esiti apocalittici di certa sperimentazione scientifica. Un’opera profetica che parla di guerra, armi batteriologice, trapianti da animali, clonazione e di pena di morte; e fa riflettere sulle dinamiche interne alle strutture politiche, sociali, culturali e scientifiche, sulla interrelazione tra scienza, tecnologia e arte ("Il nostro problema è che ci illudiamo di non essere delle pedine e di poter decidere cosa fare di noi stessi senza tenere conto di ciò che ci sta intorno: con questa condizione mentale finiamo per fare il gioco di chi pensiamo che non ci possa comandare. La prima condizione per superare uno stato di oppressione è prendere coscienza della condizione stessa").
Problematiche attuali affrontate in una narrazione incalzante, mai didascalica, che incanala la polemica all’interno di un intreccio complesso e avventuroso, ricco di spunti e richiami letterari, dove gli elementi fantascientifici si uniscono al giallo e all’horror.
Un romanzo coinvolgente e innovativo, un mix inquietante di lucida follia e allucinante realtà. Una buona opera prima, che di certo non deluderà il lettore.
Stefania Gentile

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