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Genia

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Genia
(Gianfranco Nerozzi – Dario Flaccovio)

Parlare di Gianfranco Nerozzi mi viene facile perché ho letto tutti i suoi libri e sono pure un po’ partigiano perché lui è rimasto uno che ama scrivere horror come ai tempi di Ultima pelle di FJ Crawford, pseudonimo inventato di sana pianta per convincere la gente a comprare il libro. A me l’horror piace pure se lo scrivono gli italiani, non per niente alle Edizioni Il Foglio (che dirigo) la collana più venduta è piena zeppa di horror italiano. Alla faccia di chi non pubblica horror e di chi non ci investe. Alla faccia di chi dice che per scrivere horror ti devi chiamare King o Lansdale. Mostri sacri, ci mancherebbe altro. Nessuno si sogna di dire il contrario, pure se ora come ora tra King e Nerozzi vi dico leggete Nerozzi che fa horror vero, non tentativi di piccoli brividi per bambini scemi.
Genia è l’inizio di una saga, che in realtà era già cominciata con Cuori perduti (Premio Tedeschi e poi Giallo Mondadori, 2001) ma se n’erano accorti solo i fedeli lettori di Nerozzi. Genia è il primo romanzo di un ciclo che ha come caratteristica fondamentale quella di essere horror fantastico, un sottogenere della narrativa horror che pochi sperimentano. Oggi come oggi va di moda il noir, magari condito di trovare surreali alla Pinketts (che io non sopporto), se tanto tanto uno scrive di cose macabre (ma lo fanno in pochi) utilizza i topos della narrativa del terrore e ricalca situazioni possibili prelevate dalla realtà. Nerozzi invece sceglie la strada più difficile e fa horror fantastico, lo contamina con una spruzzatina di thriller e di giallo, ci mette dentro pure un po’ di sentimento, poesia e scrittura elegante, che nei suoi libri non manca mai, e il piatto è pronto per essere servito. Leggo Nerozzi e mi pare d’essere al cinema negli anni Settanta, comodamente seduto che mi guardo un film di Lucio Fulci, Joe D’Amato, o del primo Pupi Avati (quello de La casa dalle finestre che ridono e di Zeder). La storia che Nerozzi racconta piacerà poco ai preti che mica ci fanno una bella figura, sono emissari del male belli e buoni, presenze inquietanti e maledette che agiscono secondo i dettami d’un vangelo apocrifo in cui si parla della genia dei Lamenti, i demoni che portano il dolore. Chi è delicato di stomaco si astenga dalla lettura perché ci sono particolareggiate descrizioni di morti quasi a livello di narrativa splatter. Ricordo a titolo di avviso la storia di un marito psicopatico che è convinto di avere la moglie indemoniata e la libera in un modo davvero singolare. Prima cuce le labbra della donna con spago da cucina, dopo le infila un tubicino da aereosol nelle narici e le riempie i polmoni di benzina, infine la impicca al ramo di un fico in giardino e accende il tubicino come fosse una miccia per bruciarla di dentro. Genia è una lettura forte, un horror vero come da tempo non se ne pubblicavano, inutile che Dario Flaccovio lo nasconda in una collana di gialli, tanto che è un giallo non ci crede nessuno. Un editore coraggioso Dario Flaccovio, coraggioso e intelligente, uno che investe sui libri che produce, tanto che in questi giorni ho visto su Repubblica un riquadro con la pubblicità di Genia. Una volta tanto fa piacere vedere reclamizzare un buon libro, ti riconcilia col mondo letterario, comprendi che non ci sono solo Baricco e Nove, ci sono pure gli scrittori. Genia ve lo consiglio proprio perché non è il solito giallo alla Falettti o un innocuo noir alla Pinketts. Genia è un horror di quelli che fanno male, che ti prende dentro e non ti abbandona sino a quando non ha finito di trascinarti nei meandri della paura. Se siete preparati a tutto questo entrate nel gioco morboso che Nerozzi conduce all’interno delle pagine e dopo aver letto Genia cercate pure i suoi vecchi libri (Cuori perduti, Le bocche del buio, L’urlo della mosca, Ogni respiro che fai, Immagini collaterali e Prima dell’urlo). Ultima pelle mi sa che non si trova. Se solo me lo lasciasse fare lo ristamperei io!
Gordiano Lupi

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