Pagg.121 Euro 12 Sellerio
Dopo l’ottimo libro Gli uomini che non si voltano, lo scrittore si tuffa nel passato. Ricostruisce, con dovizia di particolari, la storia di un imprenditore-pioniere di Serradifalco, Calogero Montante, Calò per gli amici, classe 1908, scomparso ultranoventenne nel 2000. Un uomo che ha dedicato l’intera sua esistenza alla meccanica, che iniziò giovanissimo a correre, che fondò l’impresa di biciclette che portava il proprio cognome. Un ragazzo che nasce in una famiglia agiata, che non conosce né la fame, né la fatica, che non deve andare a lavorare nelle miniere di zolfo, ma che è interessato a smontare e rimontare pezzi, che ama correre con la bicicletta. Un ragazzo che segue il Giro D’Italia, che attraverserà la Sicilia nel 1929, che ama il ciclista Alfredo Binda, che sogna di costruire biciclette perché “la bici è sport di fatica e sangue, solitudine e silenzio”; lo sguardo basso, sul filo della ruota spinta dall’acciaio dei muscoli. Passo dopo passo, pedalata dopo pedalata”. Soprattutto, prima della macina, la bicicletta è stata il mezzo di trasporto della società di massa e Montante vuole dare a tutti la possibilità di guidarne una. Si sposa con Maria Giarratana e non concepirà una vita senza il lavoro. Nel 1927 fonda la Cicli Montante e l’omonima squadra ciclistica .Si ispira alle Legnano, alle Bianchi, ma le strade della Sicilia sono tortuose, piene di inside, delle vere e proprie mulattiere e Montante cercherà di offrire agli acquirenti biciclette solide, sicure, con uno sguardo particolare alle gomme. Girerà l’Italia ala ricerca di acquirenti e riuscirà a diventare il fornitore ufficiale dell’allora “Reale Arma dei Carabinieri” e della pubblica sicurezza. Non caso il libro si avvale di una presentazione di Andrea Camilleri che, proprio a bordo di una Montante si recherà a Porto Empedocle non bucando mai, a differenza del cugino Alfredo che forò ben tre volte e che non aveva una Montante, per trovare il padre che non dava più notizie da tempo. La volata di Calò non è solo un bel libro di ricordi, Savatteri fa parlare anche l’industriale incontrato a Serradifalco poco prima della sua morte, ma è una testimonianza di come, in una realtà complessa e difficile come la Sicilia, si poteva, in passato, fare industria senza ricorrere ad alleanze con la mafia ed è un invito agli imprenditori di oggi a cercare di lavorare senza pagare il pizzo. Figura limpida, leggendaria, uomo dedito al lavoro e alla famiglia, lo scrittore non fa mistero di provare ammirazione per Montante, per la sua impresa riuscita in una terra arida economicamente, ma ricca di sangue, sudore e fatica. Lo scrittore riesce bene nell’intento di inserire la vicenda di Montante nel periodo storico dell’epoca: l’armistizio, la fine della guerra, la povertà che regna sovrana in una Sicilia amata e non disdegna di paragonare Montante a Libero Grassi, ucciso dalla mafia, infarcendo il libro di dotte citazioni letterarie di scrittori siciliani. Un ricco album fotografico di Montante e della sua “impresa” correda il testo narrativo.