AutoreVOLI DISTonici & CONFusi
Ironici ed autoironici. Due simpatici dis-tonici non privi di profondità, Giuseppe Maria Galliano e Felice De Martino. Entrambi usciti dall’Utopia degli anni Settanta con un pugno di minuscola saggezza in mano. “Ecco: La libertà di poter fare errori…questo per me ha significato e significa tutt’ora il ’68.”
Sufficientemente indenni ma confusi da preoccupanti bilanci. Vitali e sfuggenti. Non c’è soluzione o verità, non c’è insegnamento se non briciole gioiose di esperienza come quelle demandate alla poesia “Ad un figlio”. C’è tuttavia un progetto da condividere tra due autori perché “Parlare a due./Fa più forza.” Ed insieme al lettore. Non poco considerando le illuminanti rivelazioni che pretende di suggellare tanta diffusa letterarietà. Il libro, allusivamente poetico, edito dalla casa editrice Kastalia Multimedia, si apre con una serie di contributi critici atti ad avallare e incoraggiare i due autori, pieni di perplessità, alla divulgazione dell’opera. Tra i tanti, forse il più originale, è il parere socio-criminologico della dott.ssa Lara Corace che dopo aver stilato un’anamnesi familiare, remota e prossima, si domanda: “(…chi li chiama a pubblicare una tale oscenità?)…” ma li scagiona dalla follia evidenziando il “senso dell’equilibrio che li rende consci dei propri limiti. Della necessità di dovere poter sognare, sperare, attendere che le cose migliorino, pur consapevoli delle difficoltà obiettive cui si va incontro nella società post-moderna e discrasica.”
L’impostazione ricorda il divertissment futurista ma la parola, che vorrebbe “Rassodare il grasso dei silenzi…”, pur veicolando i significati dell’esistenza, è insufficiente ad esprimerli da sola: “Le parole,/la musica del verso,/sono un piccolo esercito disarmato.” Sulla falsariga di un sapere d’avanguardia si mescolano allora i generi e i testi si fanno supportare dalla grafica e dalla pittura. Interessante la poesia dal titolo “E la luce?” organizzata con un fascio di parole che ricreano ad hoc una striscia luminosa o quella dal titolo “Notte” in cui le parole formano uno spicchio di luna. La poesia è spesso prossima alla prosa e va dall’elogio della pigrizia e della solitudine fino all’indefinitezza dell’amore e dell’erotismo. Tra ermetismo scapigliato e futurismo si crea un linguaggio tradizionale in cui sono inseriti molti riferimenti alla contemporaneità coi suoi più conosciuti protagonisti, dalla Lega a Berlusconi.
Molti i messaggi provocatori ma senza la presunzione di creare percorsi rivoluzionari e innovativi perché sebbene sia assente il cinismo, in controluce appare la disillusione e la consapevolezza che “La felicità è innanzitutto inganno.”