Una scommessa d’estate
Questa è una storia vera. I cognomi dei personaggi di questo racconto
– tranne che per occasionali riferimenti a prodotti attualmente in commercio – sono stati sostituiti con nomi inventati.
Giorgia era la mia vicina del mare. A volte compariva sul mio pianerottolo, intorno a mezzogiorno. Cominciava a cucinare e scopriva di aver dimenticato qualcosa, uova, cipolle, aglio o peperoncino. Mai che si ricordasse di tutto. Normalmente mi ero appena svegliato e finivo a mangiare con loro, Giorgia e Veronica, al piano di sotto, spaghetti col tonno or bacon and eggs. Un tantino pesante come colazione, e tornavo a letto fino alle quattro.
Giorgia era stata playmate nell’edizione italiana di playboy tre anni prima, aveva un fisico da togliere il fiato. All’epoca aveva continuato a posare per le riviste di biancheria, quanto bastava per accumulare il denaro per aprire un’agenzia immobiliare, a Forte dei
Marmi, un working che le lasciava una marea di tempo libero, e se ne stava sempre a leggere o a studiare, che dopo la laurea in economia si era iscritta a Padova, psicologia. L’unica sfortuna del sottoscritto, nel conoscere questo pezzo di donna, era che era maledettamente lesbica. A suo tempo – il dilemma – le aveva causato una sorta di trauma. Per un paio di anni aveva tentato di regolarizzarsi, si era applicata al sesso come a una missione, poi aveva compreso – definitivamente – che il tato maschile non riusciva a piacergli.
Aveva lasciato perdere.
Nel giugno del 1996, per sopire a un desiderio represso di entrambi – per dipanare una disputa che si trascinava da anni – organizzammo una bischerata. Io sostenevo che la sfera maschile, anche al limite dell’eccitamento, mantiene una soglia di autocontrollo, sopra la quale riesce a percepire la presenza di un pericolo imminente, Giorgia, rifacendosi a una ricerca della Wanderm das Lust – scuola di pensiero tedesca degli anni sessanta – ribatteva che il sesso maschile – attivo o passivo nella gestione dell’amplesso – rimane preda del patner fino al raggiungimento dell’estasi finale, in una catarsi completa dell’ego pensante.
Questa, ancora una volta, è una storia vera. Per consentire un’analisi imparziale dell’intero svolgimento dei fatti sono stati inseriti particolari che a prima vista possono sembrare insignificanti, ma che risultano indispensabili per l’interpretazione degli sviluppi in oggetto.
(Ore) 11.30 – Giorgia posteggia la sua golf coupé – 16 valvole – blu metallizzata nel parcheggio della spiaggia libera di Forte dei Marmi.
Indossa un paio di bermuda aderenti – neri – orlati al di sotto dei glutei, un body bianco elasticizzato senza reggipetto e un paio di sandali rialzati a stivaletto. Ha i capelli raccolti all’altezza della nuca ed è abbronzantissima.
11.34 – La spiaggia è quasi deserta, non è ancora stagione; Giorgia sistema il suo drappo vicino alla riva. Una coppia di fidanzatini – alle sue spalle – prendono il sole; alla sua sinistra due cinquantenni giocano con un nipotino; altri due trentenni scheletrici, alla sua destra, inseguono l’abbronzatura. Cinquanta metri più indietro, molto più spostato sulla destra, un altro ragazzo prende la tintarella con gli occhiali da sole – io.
11.35 – Giorgia si toglie gli stivaletti, i bermuda neri e il body elasticizzato. Sulla spiaggia cala il silenzio. Sotto i bermuda indossa un paio di slip a filo interdentale con cordine che sgambano all’altezza dell’ombelico. Sette persone si chiedono quasi contemporaneamente come due palle di carne perfettamente abbronzate non siano soggette all’equazione galileana. Giorgia, incurante di tutto, comincia a prendere il sole supina.
11.54 – Arriva un’altra coppietta. Nonostante le esplicite occhiate di lei, si sistemano dietro a Giorgia, che cambia posizione e si stende su se stessa. La ragazza appena arrivata, di un bianco polposo, rimane in maglietta; lui si siede sulla sabbia e comincia a emettere curiosi respiri. Uno dei due trentenni scheletrici, nel frattempo, ha spostato il telo perpendicolarmente a Giorgia, unico sulla spiaggia, 90° rispetto al sole. Ha infilato un paio di Rayban e ha cominciato a leggere un libro, Bompiani, di cui non riesco a distinguere il titolo.
12.17 – La coppia di cinquantenni ha lasciato la spiaggia ed è stata sostituita da tre ragazzi + una lady, quest’ultima decisamente carina, probabilmente la morosa di uno di loro. I tre ragazzi, comunque, lasciano convergere (a turno) lo sguardo in direzione di Giorgia, che nel frattempo ha ripreso la posizione supina. Si sta verificando quello che avevamo previsto, la spiaggia libera di Forte, che praticamente dura un chilometro, si riempie concentricamente rispetto a Giorgia. Qualcuno abboccherà.
12.35 – Ultimo arrivo, forse il più interessante; un ragazzo sui venticinque armato di telo e bermuda. Ô il più coraggioso: ha sistemato il suo drappo parallelo a Giorgia, a un paio di metri da lei, nella spiaggia deserta, poi si è sdraiato a prendere il sole.
Giorgia non lo ha degnato di uno sguardo.
13.57 – E’ arrivato l’extra con i gelati. Giorgia ha preso un Magnum.
Sarà il gelato più osservato degli ultimi tempi. Ormai ci sono trentacinque persone sulla spiaggia – tra cui dodici donne – tutte in cerchio rispetto a Giorgia.
14.12 – Giorgia prende la bottiglietta di olio abbronzante e comincia a spalmarselo sul corpo, seno compreso. Sulla spiaggia cala un silenzio tombale, si sente solo il movimento delle sue dita. Adesso è tutta unta, e la perfezione del suo corpo risalta splendidamente.
14.14 – Il ragazzo sui venticinque seduto al fianco di Giorgia, che nel frattempo si è letteralmente ustionato, si avvicina, le sorride, e le chiede nell’ordine che ore sono, se è italiana, se le piace Forte dei Marmi, se viene spesso alla spiaggia libera, se ha visto l’ultimo film di Bruce Willis e se ha letto l’ultimo libro di Baricco. Giorgia si destreggia con abilità.
14.25 – Giorgia e Roberto (così si chiama lui) fanno il bagno insieme.
L’olio solare di Giorgia si scioglie nell’acqua, la pelle devastata di
Roberto si quieta grazie all’idratazione.
15.42 – Giorgia si congeda da Roberto – non dopo che quest’ultimo le abbia strappato la promessa di unirsi a lui quella sera. Decidono di vedersi sul forte alle nove, per mangiare qualcosa. Giorgia si infila il body elasticizzato, che a fatica rinchiude le sue misure perfette.
Sulla spiaggia cala nuovamente il silenzio.
15.49 – Anche Roberto lascia la spiaggia. Il suo corpo è violaceo, ma sul volto ha stampata un’espressione di compiacimento.
17.35 – Simona, un’amica di Giorgia, mi lascia le chiavi del suo appartamento di Pisa.
18.22 – Un amico di Giorgia mi consegna una cassetta sigillata. Sulla parte anteriore, a caratteri cubitali, una scritta consiglia:
“ATTENZIONE – MANEGGIARE CON CAUTELA”
20.48 – Roberto posteggia la sua Mercedes Benz – nera metallizzata – nel parcheggio a pagamento della pineta di Forte, dietro al viale del passeggio. Il suo digitale inizia a trillare non appena scende dalla vettura. Lui risponde, parla per qualche minuto. Passa qualche macchina, sento soltanto che ha un terribile mal di schiena, che proprio non può uscire quella sera.
21.45 – Giorgia arriva all’appuntamento. Indossa un vestito intero nero, aderente, che lascia scoperte le spalle e le cosce. Niente biancheria intima, solo un paio di autoreggenti neri. Lui sfodera un completo Ferrè estate con cravatta Ermenegildo Zegna. Ô cosparso di
Armani uomo.
22.14 – Una telefonata anonima giunge ai carabinieri di Pisa; pochi minuti più tardi una seconda telefonata, questa volta alla redazione di Livorno del “Tirreno”.
22.22 – Mentre aspettano l’antipasto lui sorride e le chiede nell’ordine, se è mai stata a Parma, se le piace la musica jazz, se ha già convertito il cellulare, se conosce il Portogallo e se ha mai viaggiato su Internet. Giorgia continua a destreggiarsi con abilità.
Seduto su una panchina di marmo, appena al di fuori del ristorante, un ragazzo sfoglia una copia della Gazzetta dello Sport, fingendo di interessarsi ai punteggi dell’ultimo europeo.
23.24 – Giorgia si offre di dividere il conto di “danilo” il più prestigioso ristorante di Forte, lui indignato, rifiuta, e allunga al matre la sua Master Card Visa. Lei ha mangiato di tutto, dall’antipasto di gamberi al risotto ai frutti del baltico, dallo stracotto di salmone alla cotoletta al tartufo, il tutto condito da riserva Berlucchi. Sono 145.000 a testa. Lui incassa, e aspetta.
24.39 – Dopo una lunga passeggiata nel corso, dopo estenuanti fermate alle vetrine degli atelier più lussuosi del borgo, dopo una coppa gelato sui tavolini in piazzetta, la “frutti di bosco con fragole e panna montata” gigante, Giorgia propone di andare da lei, a Pisa. Ha la casa libera: i suoi sono in Giappone. Lui sorride, accende la quattordicesima Camel e controlla la tasca interna della giacca.
24.57 – Sull’autostrada Genova-Livorno il tachimetro della Mercedes sfiora i 195 orari. Lei, sporgendosi in avanti per dipingere le labbra di rosso Lancome, non si avvede che l’abito la spoglia – ormai – al di sopra delle giarrettiere di pizzo.
01.30 – Giorgia apre la porta di casa e subito viene investita dalla foga di Roberto. Giorgia si spoglia e lo spoglia. Lei rimane solo in giarrettiere e scarpette, sedici centimetri complessivi di tacco, abbronzantissima e con i capelli che le cadono sulle spalle, lui è completamente nudo, ustionato dal sole, con diciassette centimetri di erezione. Si trasferiscono in camera da letto. Lei comincia ad accarezzarlo, a dargli buffetti d’amore, a dispetto delle scottature, lui inizia a leccarla, un po’ dappertutto. Lei lo prende in mano e comincia ad agitarlo. “Non c’è bisogno” sospira lui, “d’accordo” accorda lei, “mettiti il preservativo che sono tutta un fuoco” invoca lei. I preservativi, che lui giurava di avere con sè, non si trovano più. Giorgia gli consiglia di andare a comprarli, la scatola da dodici, non si sa mai, alla farmacia notturna di Piazza dei Miracoli.
Lui acconsente disperato, le mordicchia per l’ultima volta il capezzolo sinistro – si riveste – e parte alla disperata ricerca di goldoni.
02.17 – Un giovane sospetto viene fermato in Piazza dei Miracoli. Nel baule della sua auto viene rinvenuta una cassa ripiena di tritolo, pronta a far saltare la torre pendente, come annunciato in una telefonata anonima alla stazione dei carabinieri qualche ora prima. Il giovane dichiara di essere alla ricerca di profilattici, ma i controlli, subito disposti, accertano che in via degli Abelardi n.14 non abita tal Carla Venturi (lo pseudonimo di Giorgia), come il giovane aveva dichiarato, ma Simona Aguzzoli, che viene dichiarata completamente estranea alla vicenda.
Nei giorni successivi ci furono varie discussioni tra me e Giorgia.
D’accordo, sostenevo, la nostra cavia era finita in trappola, tutto era filato liscio, ma queste non erano le condizioni iniziali della scommessa. A Roberto non era stata data nemmeno una possibilità di salvarsi, nemmeno un indizio che gli permettesse di intuire il pericolo imminente. Nell’esecuzione del nostro piano eravamo stati troppo perfetti. Il fatto stesso che Roberto fosse cascato nella rete, ribatteva Francesca, avallava la scommessa; come avrebbe potuto pensare, quel ridicolo essere, di conquistare una donna come lei in una sera soltanto? Quest’ultima osservazione, continuavo per nulla convinto, non poteva essere iscritta a sostegno della tesi iniziale: quanto spesso una ragazza – soprattutto in vacanza, libera da occhi indiscreti e lontana dalle convenzioni sociali – si schiudeva al primo venuto, dopo una sera o poche ore soltanto di rapida conoscenza?
Questo era successo con Roberto, nient’altro che questo. Ma non ci fu niente da fare, Giorgia non volle sentire ragioni, e fui costretto a offrirle un gelato in piazzetta.
Roberto Ferrari di Parma è tuttora in attesa di giudizio per detenzione di esplosivi, associazione a delinquere, tentato danneggiamento del patrimonio artistico e tentata strage.
Si è sempre dichiarato innocente.