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Future Film Festival 2007

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Nona edizione per il FFF, il festival del cinema di animazione che si svolge tutti gli anni a Bologna alla fine di gennaio, e terza presenza per il sottoscritto. L’edizione precedente ha rappresentato per me un punto di partenza di un anno ricco di visioni di film e serie di animazione, simbolicamente conclusa con questa edizione, che mi consente di fare un po’ il punto della situazione su questo genere sempre più in evoluzione. Alcune considerazioni d’obbligo vanno fatte sul movimento dell’animazione in generale, sempre più di grande richiamo anche in termini economici.

Questi festival (per l’Italia è il FFF, ma in ogni nazione europea e mondiale c’è il suo corrispettivo) rappresentano solo la punta di un iceberg di un immenso movimento di appassionati che si muovono sottotraccia sfruttando soprattutto il canale della rete, e che investe non solamente il cinema di animazione, ma il mondo del fumetto, dei giochi di ruolo, dei videogame, del cosplay, della televisione, ed anche della cinematografia classica.

Credo che il costante interesse per la cinematografia orientale, soprattutto da parte di una vasta fascia di pubblico giovane, come testimonia il crescente successo di un Festival come quello di Udine, sia da ricercare in questo filone.

È chiaro che il Giappone, in tutto questo, fa la parte del leone, è da lì che provengono la maggior parte di opere e di mode, che investono non solo l’Italia, legata in maniera indissolubile a questo paese dall’epoca dello sbarco di Goldrake, ma anche la vecchia Europa e gli Stati Uniti, dove alcune serie di grande successo del paese del sol levante hanno trovato la medesima accoglienza positiva. Ma parallelamente si sviluppano anche altre forme di animazione, che hanno superato la prova delle immense possibilità offerte ormai dalla computer graphic, metabolizzandole ed utilizzandole nella ricerca di forme artistiche più legate alla tradizione da cui provengono. Ma la grande rivoluzione del cinema di animazione, al di là della tecnica, che consente ormai qualunque cosa, sta nei contenuti. Non si parla più di animazione rivolta principalmente ad un pubblico di bambini o di adolescenti. Si parla decisamente ormai di animazione rivolta esclusivamente ad un pubblico adulto, come testimoniano ormai le innumerevoli pellicole di questo genere inserite nei maggiori Festival cinematografici internazionali. E, in tutto questo movimento, c’è tristemente da segnalare come l’animazione in Italia è sicuramente molto indietro rispetto non solo ai colossi mondiali (Stati Uniti-Giappone), ma anche in termini europei, dove i paesi nordici (Danimarca in testa), ed i cugini francesi ci surclassano pesantemente. In Italia non si investe sull’animazione (ha solo tre anni il Centro Sperimentale di Cinematografia di Torino – Dipartimento Animazione), i produttori non credono in questo genere da portare nelle sale cinematografiche destinato ad un pubblico più adulto, si investe solamente nella televisione e solamente in prodotti per i più piccoli, dove spesso la qualità è anche lasciata da parte, e dove comunque il palinsesto televisivo e l’audience la fanno sempre da padroni. È notizia recente l’operazione Rai che ha acquisito i diritti di un fumetto italiano di buon successo “Rat-Man”, per crearne una trasposizione animata, chiusa però amaramente dopo la prima puntata per l’audience ritenuta non soddisfacente. Si preferisce quindi sempre acquistare all’estero, anche prodotti di successo, ma non indicati per un pubblico di più giovani, tagliarli, censurarli, collocarli nelle giuste fasce per promuovere la televendita di prodotti destinati al pubblico dei bambini. Ci troviamo così a rimpiangere i bei tempi andati, quando negli anni 70′ l’animazione italiana era all’avanguardia e veniva esportata ovunque (Bruno Bozzetto su tutti), ed ad assistere a Festival di animazione (come appunto il FFF), dove non si riesce ad infilare nemmeno per sbaglio qualcosa di qualità che provenga dal nostro paese.

In ogni caso (animazione italiana o no), il Future Film Festival è un buon Festival.

Non è enorme, può avere qualche problema di organizzazione, però ha un buon programma, riesce a dare uno spaccato generale su tante cinematografie e tanti generi, non si sofferma solamente su un determinato filone più seguito dagli appassionati rispetto ad altri. A volte può mancare l’evento di grande richiamo (forse in questa edizione in particolare) e passare un po’ in sordina, e in questo non è sicuramente molto aiutato dai grandi sponsor o dalle amministrazioni, ma è indispensabile che ci sia, che resti e che si evolva, mantenendo però le proprie caratteristiche di qualità.

Il programma di quest’anno ha proposto un livello decisamente alto, con generi, tematiche ed anche varietà stilistiche estremamente differenti. Al di là delle solite interessanti retrospettive (Quino, il Cinema di Animazione Iraniano, la Scuola di Animazione Cinese ecc…), gli interessanti incontri con le diverse case di produzione e di animazione, e l’occhio sul futuro dei toons sia ad oriente che ad occidente, la parte qualitativamente migliore e più suggestiva è come sempre rappresentata dalle anteprime.

Da segnalare fra tutte, la pellicola vincitrice del “Lancia Platinum Grand Prize” di questo Future Film Festival, quel “Princess”di Anders Morgenthaler (Germania, Danimarca/2006) , presentato anche all’ultimo Festival di Cannes, film danese che registra ancora una volta l’alto grado di evoluzione del cinema di animazione e non, in questo piccolo stato europeo, dove evidentemente la settima arte è tenuta seriamente in considerazione. Ci si addentra, con questo film, in territori decisamente per adulti lanciando un messaggio diretto contro la violenza ai minori, senza mai cadere nel banale. Si tratta infatti di una storia cruda, realizzata con uno stile molto particolare che mescola animazione e live action, di una bambina, figlia di una pornostar e rimasta orfana, che viene accudita da uno zio. Quest’ultimo, ossessionato dal desiderio di vendicare la morte della sorella, facendo piazza pulita dell’ambiente sordido e corrotto dove è cresciuta la nipotina, finisce per coinvolgerla in situazioni sempre più drammatiche e violente, in un finale estremamente duro e senza speranze.

Agli antipodi di questa pellicola si colloca “U” di S. Elissalde e G. Solotareff (Francia/2006), bella favola sull’amore, dove lo stile è caratterizzato da un disegno semplice ma estremamente artistico, buon esempio di animazione per ragazzi fuori dai canoni Disney. Ovviamente l’animazione giapponese non poteva mancare, anzi è sicuramente la presenza fondamentale, e tre pellicole come ” Stormy Night” (Arashi no yoru ni) di Giraburo Sugii (Giappone/2006), “The Girl Who Leapt Through Time” (Toki wo kakeru shôjo) di Mamoru Hosoda (Giappone/2006), ” Atagoal: Cat’s Magical Forest” (Atagoal wa neko mori) di Mizuho Nishikubo (Giappone/2006), offrono un ampio spettro di stili e contenuti differenti che vanno dalla computer graphic più evoluta ad un disegno “anime” più classico, potendo confrontare fra di loro anche i differenti indirizzi che le case di produzioni nipponiche stanno intraprendendo per l’immediato futuro. Fra le curiosità c’è stata la proiezione dell’ottavo episodio cinematografico d’animazione delle avventure di Asterix e Obelix, “Asterix e i Vichinghi” (Asterix and the Vikings) di Stefan Fjeldmark e Jesper Møller (Francia,Germania/2006), basato sull’albo “Asterix e i Normanni” creato da René Goscinny e Albert Uderzo, dove si può segnalare un disegno più moderno rispetto alle oramai pellicole storiche, e l’inserimento di molti temi legati alla nostra quotidianità. Al di fuori degli ormai consolidati assi dell’animazione mondiale Stai Uniti-Giappone ed europei Francia-Danimarca, si colloca ” Una película de huevos” di Rodolfo e Gabriel Riva Palacio Alatriste (Messico/2006), film divertente che vede protagoniste delle uova, vendute ad un supermercato, nel frenetico tentativo, ed attraverso mille peripezie, di tornare alla fattoria di origine e completare il percorso evolutivo che le trasformerà in pollo.

Se evento si poteva definire, collocato simbolicamente come film di chiusura, si è assistita in anteprima ad una pellicola presente in questo momento nelle sale “Arthur e il popolo dei Minimei” (Arthur and the Invisibles) di Luc Besson (Francia, USA/2006). Il film, tratto dall’omonimo libro per ragazzi ad opera dello stesso Luc Besson , divenuto in Francia un best seller, combina in maniera originale live action ed animazione 3D per raccontare una favola sul potere infinito dell’immaginazione.

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