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Lelle Forever – Laura Sartori

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L’omosessualità è diventata un argomento difficile da trattare. L’omofobia è ancora radicata nelle menti e nelle parole, e combatterla è un dovere personale, sociale e intellettuale. Eppure, il rischio di generare commenti, precisazioni e automatiche alzate di scudi da parte di media e associazioni a ogni parola anche lontanamente fraintendibile sugli omosessuali, finisce per frenare la discussione, anche positiva o criticamente costruttiva. Il risultato è l’opposto di quello che ci si prefiggeva: per non rischiare accuse o attacchi si preferisce non parlare, passando da una ghettizzazione dettata dall’ignoranza e dall’intolleranza a una che sa di casta ma che, alla fine, è sempre causa di processi di esclusione e di differenziazione che dovremmo eliminare piuttosto che incoraggiare.
E allora, per smarcarsi da posizioni che sarebbero facilmente superabili prendendo le cose con un po’ più di leggerezza da parte di tutti, ben venga un saggio come quello di Laura Sartori, “Lelle Forever – Mi piacciono le donne… e ora che faccio?!” (Edizione EDUP 2013) in cui ironia e divulgazione, esperienze personali e riportate riescono a dipingere un quadro vero e umano delle lesbiche.
Il punto di inizio di questo volume, che tratta più di persone che di movimenti o categorie sociali, è la definizione del termine lesbica, non come semplice esercizio lessicale ma presa di coscienza di sé da cui discende non solo il proprio orientamento sessuale. Una volta superato il semplice dubbio di “star attraversando una fase”, ci si addentra infatti in una vita quotidiana e di relazione che, seppure con peculiarità specifiche, non differisce molto da quella di chiunque si ritrovi ad amare un’altra persona.
Peculiarità a parte, ovviamente, perché come fa notare Laura Sartori, “quando viene il momento dell’appuntamento, la parte più difficile può essere avvicinarsi a qualcuna a cui siete interessate. Dopo tutto, alle donne non viene insegnato realmente fin da piccole come rimorchiare le donne”.
Ma quando i rapporti si solidificano e trovano una direzione (“Da soli si può andare in giro. In due si va sempre da qualche parte”) ci si scontra con i problemi di visibilità della coppia, in un coming out che non è più solo personale ma di relazione, e con il modo in cui se stessi e la propria compagna sono accolte o respinte in ambito familiare. E nel frattempo si culla un amore che non conosce barriere perché unisce le anime[1].
Ma poi… può capitare che le coppie scoppino, che si ritrovino, che si avvertano scricchioli che ci mettono all’erta e che preludono al venir meno della stabilità strutturale[2]. E così ci si ritrova nuovamente single, a frequentare circoli ricreativi, bar e discopub, librerie a tema, spiagge e bed&breakfast per omosessuali, in un copione del tutto simile a quello vissuto dagli eterosessuali. Forse questo è il messaggio principale del libro: le storie, alla fine, sono le storie di tutti.
Eppure nel saggio ci sono scoperte e riscoperte capaci di stupire sottilmente, come la constatazione che le lesbiche sono e rimangono donne, e non mutano la loro natura a causa o per effetto delle loro preferenze affettive; che una lesbica non è semplicemente una donna che vuole essere uomo, soprattutto nella sfera sessuale; che la realtà, molto lontana dallo stereotipo, si presenta ben più variegata di quel che ci aspetteremmo[3]; che in un rapporto omosessuale il gioco delle parti sotto le coperte e nella vita è spesso mosso dal rifiuto di certi schemi ricorrenti nel rapporto uomo-donna.
Laura Sartori ci aiuta anche a superare stereotipi e luoghi comuni sulle lesbiche, e lo fa grazie a un’arma che brandisce con abilità, l’ironia. E con essa ci accompagna attraverso una galleria di immagini che vanno dalle famme, quelle che “localizzano la loro femminilità in modo ben visibile” e giocano a pallavolo con le mani ben curate accompagnando ogni passaggio con gridolini acuti, alle butch, conosciute in Italia col nomignolo di le camioniste, che giocano a calcio sulla spiaggia esultando in branco per un goal segnato, dalle donne “che piacciono tanto ai tuoi amichetti ma a te… no” ai must dell’abbigliamento della lesbica per antonomasia (tuta da lavoro, anfibi ai piedi, camicie di flanella, canottiera bianca e cravatta), dalle classifiche ai test, per concludere elencando i preconcetti che, con una risata, abbiamo l’occasione di lasciarci alle spalle: “le lesbiche dovrebbero pesare sempre due o tre chili in meno di quello che pesano”, “tutte le lesbiche sanno giocare a calcio” e “tutte le giocatrici di calcio femminile sono lesbiche”, “se vedi una ragazza con la cravatta è lesbica, ma potrebbe anche essere bisessuale” e soprattutto “ogni lesbica ha un amico gay che la adora”. Perché come disse Rupert Everett a Madonna nel film Sai che c'è di nuovo? “tu sei l’unica donna… che io… vorrei… essere”.
 
Lelle Forever – Laura Sartori
Edizioni EDUP (2013)
ISBN 9788884212672
€ 14,00 – Pag. 122

[1] Lei è (…) un piccolo immenso mondo pieno di angoli nascosti, di desideri, di pensieri, di progetti, lei è la voglia di vivere che esplode, l’allegria e la forza di resistere, la tenacia, la voglia di comprendere, di non fermarsi, di comprendermi sempre (…) lei è il gioco, il desiderio, le coccole quando sto per addormentarmi, il sorriso appena apro gli occhi, la trasgressione più dolce, lei è i nomignoli buffi che ci inventiamo, i dispetti, la sua irruenza, la tenerezza, i dolci che prepara per me. La pigrizia sonnolenta, i miliardi di parole che ci scambiamo, il sorriso che ha negli occhi che brillano”.

[2] “A volte in un rapporto lesbico, specie quando vengono a mancare quei presupposti indispensabili di fiducia e lealtà reciproca, ci si mette alla prova di continuo in un modo inverosimilmente perfido, come solo le donne sanno fare”.

[3] Donne che provano piacere nel far provare piacere alla propria compagna, sottraendosi a ogni contatto, donne che rifiutano la penetrazione, che usano o non usano giocattoli sessuali, ecc.

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