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FAR EAST FILM FESTIVAL 2008 – 10a EDIZIONE

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Aprile, a cavallo del 25, è tempo del Far East Film Festival di Udine, quest’anno importante 10° anniversario, e le cose cominciano a farsi serie.

Le coincidenze di date, mi vedono qui per la seconda metà del Festival (a differenza degli anni precedenti dove ho sempre seguito l’apertura), e quindi ghiotta occasione per assistere alla chiusura e conoscere, una volta tanto, i premiati in diretta, sempre che abbia un senso parlare di competizione, in un manifestazione dove i vincitori sono soprattutto le persone che la vivono, la creano, e la perseverano nel tempo. Qui si ha veramente la sensazione, più che in qualsiasi altro Festival, che il pubblico, lo staff, l’organizzazione, i protagonisti (attori, registi, produttori, ecc.), siano un’unica entità, legata da una grande passione comune, il cinema asiatico, e che le barriere geografiche e culturali siano più sottili di quanto noi, nella vita reale, percepiamo. Esiste un intero mondo asiatico che ha voglia di esprimere, attraverso il cinema, la propria cultura, le proprie passioni, al di là delle barriere storiche e politiche, ed è proprio qui che trova una propria visibilità. Penso a Taiwan, Hong Kong, Singapore, Macao, ma anche alla Malesia, alle Filippine, ecc. che tornano ad identificare luoghi e persone. Avvicinarsi a questo Festival, è avvicinarsi un po’ di più a questi paesi e a questi popoli, a riconoscerli e a scoprirne le differenze, ma anche le affinità.

Sento ogni anno di ripetermi (probabilmente ho scritto le stesse cose l’anno scorso, l’anno prima, ecc.) e francamente non mi interessa verificarlo, perché significa che ogni volta le emozioni si rinnovano con identica forza. La passione tiene unito questo Festival, e le numerose presenze, anche in chiusura della manifestazione, lo testimoniano. I numeri sono importanti, 50 mila spettatori e 1100 accreditati danno un’idea piuttosto precisa dell’importanza che ormai ha assunto il Far East Film Festival di Udine. Il Teatro Nuovo Giovanni da Udine è pressoché esaurito per tutte le proiezioni, e c’è un grande numero di abbonati che seguono tutti i dieci giorni di Festival nella sua totalità. Fra gli ospiti si contano i nomi illustri delle cinematografie asiatiche che negli anni sono divenute star a livello internazionale, accanto a giovani che, attraverso le numerose opere prime ospitate, rappresentano il futuro di queste cinematografie. Praticamente tutte le pellicole sono riconducibili ad anteprime italiane, europee ed internazionali (in maggioranza queste ultime categorie). E se il cinema in sé non basta, forse questo Festival resta il più aggregante fra le manifestazioni di questo genere, per la sua struttura e per le persone che lo compongono, siano esse pubblico, stampa, organizzazione, attori e registi, ecc., qui spesso legati da vincoli di amicizia e conoscenza, la cui frequentazione non si conclude “solo” con le 17 ore di proiezioni ed incontri giornalieri, ma prosegue anche nei numerosi party in coda agli eventi di giornata.

Da un punto di vista ufficiale, per i premi, la parte del leone lo ha fatto il cinema giapponese, che ha ottenuto i maggiori riconoscimenti sia dall’ Audience Award , che dal Black Dragon Award . Le pellicole premiate, che rappresentano anche a mio giudizio i film migliori da me visionati, sono state ” Gachi Boy”, “Adrift in Tokyo”, “Fine, Totally Fine” , ” Mad Detective” , ” Crows – Episode 0″.

“Gachi Boy, Wrestling With A Memory” ( Japan 2008) , il secondo film del ventisettenne Koizumi Norihiro, è la storia di un gruppo di studenti universitari e del loro club di w restling non professionistico, un po’ in crisi dopo la dipartita del loro elemento più rappresentativo, un talento naturale nell’entusiasmare il pubblico, costretto a mollare la squadra per non perdere la propria ragazza. Sono alla ricerca di nuovi membri che possano condividere la stessa passione e rilanciare il proprio club, non sicuramente fra i più popolari della scuola. All’appello si presenta solamente uno strano ragazzo, Igarashi Ryoichi, che si scopre poi essere uno degli studenti più famosi dell’università, un genio che ha superato il notoriamente difficile esame di procuratore legale, ancora studente di giurisprudenza. Mostra un considerevole entusiasmo per il club di w restling , e sembra adattarsi molto bene alla stranezza dell’ambiente, essendo lui stesso un personaggio piuttosto particolare, sempre estremamente attento a documentare con cura meticolosa le nuove cose apprese, anche apparentemente le più semplici, fotografando e registrando tutto in un voluminoso quaderno di appunti. La particolarità del ragazzo non sfugge nemmeno ai singolari membri del club, ma iniziano ad avere qualche preoccupazione quando si rendono conto che Ryoichi non coglie i fondamentali elementi di finzione del w restling non professionistico, dove l’importanza per la sicurezza personale va oltre tutto. Per lui ogni incontro è una vera sfida, e la ricerca della vittoria ed il non cedere mai, sono un fattore determinante, anche al di là della propria incolumità. Un giorno però la sorella di Ryoichi rivela a tutti i suoi nuovi compagni la tragica realtà: il fratello è stato coinvolto un paio di anni prima in un incidente stradale che gli ha fatto perdere la memoria breve. Ricorda tutta la sua vita fino al momento dell’incidente, ma non ricorda più nulla dopo, ed ogni volta che si addormenta, ritorna a quel istante. Ogni giorno per lui, rappresenta la faticosa ricostruzione degli eventi fino ad allora vissuti. Lui si rende perfettamente conto che la sua vita è finita il giorno dell’incidente, i suoi sogni, le sue speranze non possono più essere soddisfatte, la sua bravura cancellata. Ed è per questo che il club di w restling , rappresenta per lui l’unica strada per ritrovare una propria felicità. Se la mente non può più ricordare, lo può fare il corpo, attraverso la pratica, ed il dolore fisico che gli procurano gli incontri e i duri allenamenti. La pellicola risulta essere molto gradevole, alternando momenti di estremo umorismo, a momenti anche toccanti, in un finale “epico” degno dei film hollywoodiani. In questa pellicola (caratteristica che la rende estremamente realistica) gli attori hanno fatto personalmente i loro colpi, le cadute e le parate, nonostante alcune esibizioni potessero essere sfiancanti ed alquanto pericolose.

“Crows – Episode 0” ( Japan 2007) di Miike Takashi, è la pellicola dell’originale regista giapponese che ha incassato di più, circa quanto i suoi primi cinquanta film messi insieme. La storia, tratta dal manga di Hiroshi Takahashi, rappresenta quella classica ambientazione scolastica dei fumetti giapponesi, con bande rivali che si fronteggiano per acquisire il potere della scuola. Nello specifico, in questo caso, i personaggi che si combattono sono due: Takaya Genji, figlio di un boss della yakuza locale, appena arrivato nella scuola e deciso a conquistare il potere, spinto soprattutto da uno spirito di rivalsa verso il padre, e Serizawa Tamao, un vero mito, attuale padrone incontrastato e deciso a fare quello che nessuno prima di lui ha mai fatto qui, diventare il capo assoluto ed indiscusso, unificando tutte le classi sotto il suo controllo. Ovviamente la scuola è suddivisa in tante bande, ed ognuna ha un capo riconosciuto e particolarmente violento, anche se alla fine i due contendenti riescono a farsi appoggiare dai vari gruppi, in un memorabile scontro finale che li vede uno contro l’altro. Il film è assolutamente divertente per le situazioni paradossali che si vengono a creare, ed estremamente adrenalinico per i combattimenti fra i vari gruppi alla conquista del potere. Ovviamente sottotraccia si leggono anche le vicende famigliari, sentimentali e di amicizia, che danno un po’ più di spessore alla storia, incanalata comunque nella risoluzione dello scontro definitivo.

“Fine, Totally Fine” ( Japan 2007) di Fujita Yousuke è il terzo film giapponese premiato. Questa pellicola non è facilmente indirizzabile in un genere riconosciuto, perché contiene elementi di romanticismo ma anche situazioni umoristiche e paradossali, con un pizzico di splatter, piacevole perchè incanalato nella vena comica dei protagonisti. La storia ruota attorno a diversi personaggi legati fra loro da vincoli di amicizia, parentela e di lavoro, le cui vite si incrociano. C’è un padre in crisi, proprietario di una libreria di libri usati, che fugge per ritrovare la voglia di vivere persa da tempo. C’è il figlio piuttosto immaturo che non ha assolutamente voglia di crescere, ansioso di coltivare la propria passione per il genere horror, sottoponendo spesso malcapitati estranei a subire i suoi scherzi paurosi. C’è il fratello, decisamente maturo, desideroso invece di svincolarsi da questa situazione, per approdare ad una stabilità anche sentimentale, che però non riesce a cogliere dalle persone che lo circondano. C’è infine una ragazza molto sensibile ma piuttosto maldestra, a cui piace spiare e ritrarre una vecchia ed allegra senzatetto. Dopo una serie di lavori finiti male per la propria goffaggine, riuscirà ad approdare alla libreria, dove finalmente troverà apprezzamento, ma soprattutto troverà l’amore. Tutti i personaggi sono positivi, come rimarranno positivi i loro rapporti, pur nelle strade differenti a cui le loro vite li condurrà.

Questi sono personalmente i film (non ho potuto purtroppo visionare l’altra pellicola premiata “Adrift in Tokyo” di Miki Satoshi – Japan 2007) che più ho apprezzato in questa mia permanenza al Far East Film Festival di quest’anno, che ha evidentemente coinciso con il gusto della maggioranza del pubblico.

Comunque la media delle pellicole è stata al solito gradevole, e potrei citarne anche altre interessanti, come ” Love Of Siam” ( Thailand 2007), “Mad Detective” (Hong Kong 2007) della coppia Johnnie To & Wai Ka Fai (vista in concorso a Venezia 2007), ” Forever The Moment” ( Korea 2008), ” Gone Shopping” ( Singapore 2007).

In conclusione, solito grande bel Festival, con l’augurio che anche le prossime edizioni mantengano questa qualità.

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