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Vladimir Mei – Libero Agente – Donato Altomare

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Romanzo, 338 pagine
Prezzo: 16,00 Euro
Edizioni Della Vigna, Arese (MI), 2008
Collana: La Botte Piccola, “Frizzante e mosso”
ISBN: 978-88-6276-003-4

 

I Liberi Agenti sono mercenari che operano nella Galassia risolvendo i “problemi” di chi può permettersi di pagare i lauti compensi richiesti per i loro servigi.
Vladimir Mei, Vlad per gli amici, è un duro, determinato, spietato, a volte strafottente. Di lui si narra che sia nato su Xenofonte e che, allevato da una lupa, abbia assunto le connotazioni di un lupo. Vlad è il genere di uomo che i cosiddetti “uomini normali” odiano per la sicurezza di sé e per la vitalità, ma a cui ricorrono in casi estremi, quando nessun altro è riuscito a risolvere il problema, perché Vladimir Mei è un Libero Agente, il più mortale ma anche il meno controllabile.
Hemma è una bella donna, cinica e volitiva, ed è la Presidentessa della MegaGalattica, la maggiore società produttrice di energia.
La MegaGalattica ha un problema: una centrale sperimentale sulla luna Erakis II da cui non si hanno più notizie da giorni e che sembra aver inghiottito tutti coloro che sono stati mandati in esplorazione, compresi quattro Liberi Agenti.
Hemma, come estremo tentativo per recuperare la centrale, si rivolge a Vlad, e il rapporto fra i due nasce teso e conflittuale, ma Vlad sa come “gestire” quella donna, che in fondo gli piace e apprezza perché in qualche modo riesce a tenergli testa. Poi, pian piano, il rapporto professionale fra i due si trasformerà in qualcosa di diverso.
Il nostro eroe riuscirà a venire a capo del mistero ma tornerà trasformato dalla missione, portando con sé il segreto di una nuova, inesauribile fonte di energia che, se sfruttata opportunamente dalla MegaGalattica, potrà non solo risollevarla dalla crisi in cui è stata precipitata dal problema alla centrale, ma anche rafforzarne la posizione sul mercato galattico. Tuttavia i colpi di scena non mancano, perché questa nuova forma di energia è un’entità vivente, più evoluta e superiore per certi versi, ma indifesa contro la barbarie umana che prende ciò che vuole senza porsi troppi interrogativi, senza pensare alle conseguenze.
Gli eventi quindi non si succedono come pianificato, e quello che sembra un problema di energia si trasforma in un conflitto tra forme di vita senzienti diverse che alla fine, anziché annientarsi, trovano un compromesso in un insolito rapporto simbiotico.
Nella prefazione si parla di questo romanzo come di un’opera di avventura pura, scritta secondo la tradizione della fantascienza classica. In effetti sin dall’introduzione il lettore viene scagliato nell’azione, e fa la conoscenza dello spietato protagonista attraverso un racconto che è stato scritto dopo il nucleo principale del romanzo. Infatti Donato Altomare dichiara che la storia è nata da un racconto lungo, ed è cresciuta divenendo romanzo aggiungendo racconto dietro racconto, componendo quello che l’autore chiama “romanzo a grappolo” o “a spina di pesce”. In questo romanzo, è vero, troviamo buona fantascienza e frenetiche scene d’azione, ma notevole è anche la componente orrorifica, soprattutto nei capitoli iniziali, così come  non mancano gli spunti di riflessione che l’Autore ci offre con la sua visione di una società molto avanzata tecnologicamente ma di un’umanità non altrettanto progredita, non evoluta, che non sa trarre vero vantaggio dal progresso tecnologico e resta schiava dei pregiudizi, ancorata a illogiche “logiche del profitto”, che usa ancora gli strumenti della violenza, della sopraffazione e della prevaricazione per risolvere le sue questioni. In definitiva questo romanzo è l’ennesima buona prova del prolifico narratore molfettese, che dagli anni ottanta ci propone storie che divertono e affascinano.

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