Meditazione e creatività
Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, euro 8.80
“Le idee sono simili a pesci.
Se vuoi prendere un pesce piccolo, puoi restare nell’acqua bassa. Se invece vuoi prendere il pesce grosso, devi scendere in acque profonde.
Laggiù i pesci sono più forti, più puri. Sono enormi ed astratti. Davvero stupendi. “.
David Lynch deve aver sicuramente pescato ben più di un pesce grosso, considerato il successo che riscuote in ogni sua attività, non necessariamente cinematografica: la grande mostra organizzata recentemente alla Triennale di Milano, ad esempio, ha messo in luce le sue straordinarie qualità di pittore e fotografo contemporaneo.
Al momento, tuttavia, Lynch fa parlare di sé per un altro motivo: un attesissimo libro, “Catching the Big Fish”, da cui è tratta la citazione riportata in apertura. Non si tratta di un autoritratto in pompa magna, nè di una sconvolgente autobiografia inedita. L’idea è quella di raccontare con (disarmante) naturalezza come la pratica della meditazione trascendentale sia stata in grado di offrirgli un’ enorme possibilità: vivere un’intensa vita d’arte.
L’autore decide di condividere questa esperienza perché è convinto che la meditazione, attraverso cui l’individuo entra in contatto con la propria coscienza accedendo ad un livello di consapevolezza superiore, possa garantire uno stato un equilibrio e di felicità personale. Il benessere individuale avrebbe ripercussioni positive anche sulla collettività, rendendo realmente possibile la diffusione di solidarietà e pace tra gli esseri umani. Anche un’ istruzione scolastica integrata con la pratica della meditazione riuscirebbe ad essere di enorme aiuto a bambini e ragazzi sempre più soffocati da situazioni difficili e stressanti. La sua fondazione, la David Lynch Foundation for Consciousness-based Education and World Peace, si adopera proprio a questo scopo.
Nelle pagine di ” Catching the Big Fish”, Lynch diffonde il messaggio attraverso la sua testimonianza, raccontando di se stesso, della sua arte, di alcuni aneddoti inediti legati ad alcuni film con incredibile sincerità e leggerezza. Sembra quasi di poter vedere gli eventi attraverso gli occhi dell’artista del Missoula, quasi scrutando nel ” luogo” in cui ha origine l’ispirazione.
Certamente il pensiero del lettore corre ai nudi distorti, al buio delle strade perdute, ai corpi in decomposizione, a Frank, a Bob. Essi sono “solo” una manifestazione dell’ arte di David Lynch, una rappresentazione della sofferenza e del conflitto che dilaniano l’uomo moderno.
Le parole dell’autore fanno cadere lo stereotipo dell’artista sofferente e rabbioso, in cerca delle tenebre per creare incubi e paesaggi onirici, lasciando spazio all’immagine luminosa di uomo che cerca, innanzitutto, di essere in sintonia con se stesso e con il mondo, che diffonde la pace, che ama la vita e la luce.