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L’Arca della Musica – (Insolita Musica)

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L’umanità possiede un patrimonio storico musicale immenso. Si è cominciato con il tramandarselo a memoria, poi a scriverlo grazie alla notazione sulla carta, supporto facilmente deperibile. Anche a cominciare dalla notazione, gran parte della musica antica è andata senz’altro perduta. Nel Novecento si sono avvicendati numerosi diversi supporti tecnologici utili a riprodurre e a conservare la musica, dalla ceralacca dei dischi al digitale. Si dice solitamente che i supporti e i dati digitali come nei compact-disc siano “eterni”. In realtà sappiamo benissimo che le cose non stanno proprio così. Laddove non  intervenissero il tempo e la natura delle cose e dei fatti con le loro molte possibili vicende, ci pensa l’umanità stessa a cambiare continuamente tecnologia, affidandosi sempre più alla ineffabilità e indispensabilità elettrica ed elettronica. In un modo o nell’altro l’umanità continuerà tuttavia a ingegnarsi e prodigarsi per  preservare la memoria del proprio patrimonio storico, anche se l’avvicendarsi di supporti e dei formati lo vedranno probabilmente a lungo impegnato in un rinnovato lavoro di Sisifo, fatto di continuo restauro e riversamento. Se poi già sabato 22 dicembre 2012 dovesse veramente arrivare la fine del mondo, come riferiva la profezia Maya di 5000 anni fa, con immani sconvolgimenti ambientali dovuti a una variazione dell’inclinazione assiale della Terra rispetto al piano dell’ellittica del sistema solare o che altro, beh… Allora non c’è tecnologia  che tenga, sebbene la storia di molti popoli antichi (Noè nella Genesi, Deucalione e Pirra nella mitologia greca, Matsya nei Purana dell’Induismo, Utnapishtim nell’epopea Gilgamesh babilonese e altri personaggi in un’altra grande parte delle culture del passato) riferisca di una precedente fine del mondo (forse l’ultima glaciazione?) e di un ricominciare daccapo dell’umanità reso possibile anche grazie a quanto conservato in arche (pur essa tecnologia) assai capienti. Visto in chiave più futuristica, a scanso di ogni fine del mondo per mano dell’uomo stesso, della natura e del cosmo o più improbabili attacchi da parte di alieni cattivi, chissà se un giorno avremo anche delle arche nello spazio, un po’ come in Titan A.E. Per intanto vi sono già delle “arche” di inestimabile valore che continuano a raccogliere e archiviare la ricchezza musicale del mondo. La più importante in Italia è la Discoteca di Stato con sede a Roma. La Discoteca di Stato è nata negli anni Venti con legge decretata da re Vittorio Emanuele III per la raccolta e diffusione di dischi fonografici riproducenti le voci di cittadini italiani benemeriti della Patria. Nacque dunque come archivio di voci e al Capo del Governo era riservata la scelta delle persone di cui raccogliere la voce. La paternità fattiva è attribuita a Rodolfo De Angelis e a Gavino Gabriel. Rodolfo De Angelis, personaggio inserito nell’ambiente culturale futurista teatrale, egli stesso interprete di canzonette, iniziò a incidere le voci dei militari protagonisti della Grande Guerra, di uomini di Governo, di scrittori e poeti (raccolta discografica “La Parola dei Grandi”). Da allora è continuata l’opera di archiviazione di materiale discografico, includendo ogni genere musicale proveniente da ogni parte del mondo. Il suo patrimonio è conservato in 600 metri quadrati di magazzini climatizzati e dotati dei più moderni sistemi di sicurezza contro furti, incendi e altre calamità, tutti ricavati nei piani seminterrati di Palazzo Antici Mattei. Un sistema computerizzato di monitoraggio dei dati ambientali garantisce una climatizzazione ideale per quanto riguarda temperatura (tra 18 e 20 gradi) e umidità (40%). Dell’importanza di ciò ne sa qualcosa chi, come è successo a me, si è ritrovato dopo anni quasi alla disperazione per le ampie collezioni di cassette musicali che hanno perso la brillantezza del suono e videocassette che hanno perso il colore a causa della perdita di ossido del nastro magnetico in seguito a prolungata cattiva conservazione in casa. L’attenzione posta alle condizioni ideali di conservazione dei supporti sonori è massima. Per esempio i dischi, in passato protetti in involucri di PVC, scoperta la dannosità dei plastificanti, sono stati tutti riconservati in buste di carta a PH neutro con riserva alcalina e antimuffa. Idem per le più vecchie lacche, le cui “opacizzazioni” e macchie bianche da deterioramento sono state trattate e lavate con acqua distillata e ammonio carbonato. I nastri magnetici (specialmente i più antichi, in acetato) sono invece conservati in contenitori di cartone. Compact disc e audiocassette sono collocati in cassette di metallo verniciate con polveri epossidiche, appositamente progettate. Anche le videocassette e i dvd sono collocati in cassettiere metalliche progettate appositamente per la loro conservazione. Di tutto il materiale più deperibile (cilindri di cera, dischi a 33, 45 e a 78 giri in bachelite o in vinile, nastri a bobina ecc.) la Discoteca di Stato ha effettuato e continua a compiere riversamenti su nuovi supporti. E’ in via di realizzazione la digitalizzazione dell’intero patrimonio audiovisivo della Discoteca di Stato in formato Broadcast Wave File (BWF) e sua conservazione in un armadio robotizzato (teca digitale) attualmente di 300 terabytes (TB).
 
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La fruizione di questa grande mole di dati è possibile grazie ad una Teca Digitale parallela che contiene tutti i files compressi, visibili tramite browser web, in tutto il mondo, grazie all’utilizzo di formati standard quali jpeg e mp3, unimarc e mag (per i metadati), attraverso la rete intranet e internet. L’archivio della Discoteca di Stato è aperto al pubblico con libero e gratuito accesso ed è ora consultabile in linea con la possibilità di ascoltare campioni sonori del materiale dai primi del Novecento a oggi (la ricerca può essere fatta per titoli, per nomi, per soggetti). La Discoteca di Stato è inoltre continuamente impegnata nella proposta di attività e manifestazioni culturali di grande pregio aperte al pubblico. Se non ci si mette di mezzo una qualche fine del mondo, insomma, grazie a iniziative come questa possiamo stare un po’ più sereni: la nostra storia per le future generazioni è in buone mani.
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