Cassandra era una figura mitologica che possedeva il dono della preveggenza. Più che un dono, forse, una maledizione, visto che le sue profezie erano sempre portatrici di terribili disgrazie.
Cassandra’s dream è il titolo dell’ultimo lavoro di Woody Allen e della barca che i due fratelli protagonisti del film (Colin Farrel e Ewan McGregor, entrambi bravissimi) acquistano e che diverrà il luogo del compimento della loro tragedia.
Il regista sembra interessarsi ad una visione ai limiti del nichilismo della nostra società. Vengono distrutti gradualmente il nucleo familiare, i legami di sangue, l’etica, il valore della vita. In tutto questo non c’è però nessun processo catartico, quanto la presenza di un pessimismo che aleggia, grigio e cupo come le atmosfere londinesi fotografate da Vilmos Zsigismond, su tutta la storia.
Allen sembra essere molto più vicino a Shakespeare che ai classici greci nella sua rivisitazione della tragedia, filmicamente adotta le strutture del noir e costruisce una narrazione che affida ai singoli il procedere drammaturgico della storia.
E’ infatti il personaggio di Colin Farrell ad avvicinarsi di più alla figura di Cassandra con le sue continue previsioni di un futuro che, dopo il compimento di un atto terribile, non avrà nulla di buono da offrire a lui e al fratello.
Anche gli elementi di Shakespeare confluiscono nel personaggio di Farrell, con i suoi sogni sanguinosi, i morsi della coscienza, i fantasmi che vagano nella mente.
Allen racconta attraverso uno stile ormai scarno, essenziale, ridotto all’osso. La narrazione è tesa, con ellissi temporali e stacchi del montaggio che riducono ancora di più la struttura filmica allo stretto necessario per la costruzione intellegibile di una storia. E in questo Allen dimostra quasi una glacialità autoriale nel voler raccontare solamente l’indispensabile, eliminando qualsiasi elemento risulti essere superfluo.
Incredibilmente però alcune sequenze e alcune situazioni si aprono ad una ironia improvvisa che nasce dalla stessa sostanza tragica della vicenda. In alcuni momenti il dramma vissuto dai personaggi fa sorridere, ma non perché ci siano battute o momenti comici, quanto perché è la maschera umana ad avere la capacità di trasformare anche le vicende più drammatiche in qualcosa di lieve.
In Sogni e Delitti non vi è lo stesso coinvolgimento umano ed emotivo di Match Point, perché la glacialità di Allen si riversa anche nel rapporto empatico dello spettatore con lo schermo, ma rimane un altro quadro disperato sulla natura umana e la sua eterna debolezza, con un destino implacabile e cinico nel rovinare i sogni e le speranze di chi tenta di sfidarlo.