Tradimento!
Certo, non sempre le trasposizioni cinematografiche dei romanzi mantengono intatte sullo schermo le caratteristiche dell’opera da cui partono, ma cambiare completamente il senso di un libro, il suo valore morale, depurandolo di qualsiasi istanza conflittuale e riducendolo a un semplice spunto narrativo ha il sapore dell’offesa nei confronti del capolavoro di Richard Matheson.
Quindi diciamolo chiaramente tra Io sono leggenda-libro e Io sono leggenda-film non c’è nessun contatto, se non il nome del personaggio protagonista, Robert Neville e il fatto che egli sia (o si creda) l’ultimo uomo sulla terra.
Forse non era nelle intenzioni di regista e sceneggiatori mettere in scena il libro di Matheson, ma l’operazione, con la sua ideologia tipicamente nazionalista, merita un’attenta riflessione.
Nel libro di Matheson il tema fondamentale è quello della diversità. In una società in cui gli esseri umani sono diventati tutti dei vampiri, l’unico a mantenere caratteristiche umane è Robert Neville. Solo che per Matheson i diversi non sono più i vampiri, che formano la nuova massa, la nuova maggioranza, ma proprio lui, Robert Neville, che non vuole ammettere, prima di tutto a se stesso, di essere diventato una minaccia, mentre se ne va in giro per le strade ad uccidere e bruciare i corpi dei vampiri. In questo caso l’uso della fantascienza e di alcuni elementi horror ha una valenza fortemente politica, critica nei confronti della società e dei suoi valori. Inoltre la completa solitudine del protagonista è un modo per lo scrittore per affrontare un viaggio esistenziale nei cunicoli della mente umana. Il carico di dolore che questo uomo si porta addosso, abbandonato alla più completa solitudine, diventa anche simbolo di una condizione umana di piena e assoluta infelicità, con imprevedibili squarci di luce, nei quali Robert ritrova la speranza, fino a quella rivelazione finale, in cui la sua prospettiva e anche la nostra cambieranno radicalmente.
Il film di Francis Lawrence invece abbandona quasi completamente questi elementi per concentrarsi sull’aspetto visivo (e visionario) della storia, quindi sulla possibilità di mostrare una New York completamente deserta, meravigliando lo sguardo dello spettatore con i ruderi della nostra società. Con cervi e leoni che corrono lungo le strade tra le carcasse delle macchine. Ma tutto l’impatto visivo e il lavoro sulla luce e la fotografia che in alcuni casi (la sequenza in cui Robert cade in una trappola) riescono anche a trasmettere emozioni e quindi a portare il film veramente su un piano espressivo cinematografico, rimangono però come sospesi nel loro rapporto con la narrazione stessa.
Gli elementi di maggiore frattura sono però quelli ideologici. I vampiri sono dei semplici mostri, incapaci di parlare e pensare, una massa nemica, quindi, dalla quale bisogna difendersi. E poi la vergognosa esaltazione di alcuni dei principi fondanti della nazione americana come dio e il sacrificio. Questi elementi, assenti nel libro, divengono la base etica sulla quale ripartiranno le speranze dei sopravvissuti (che purtroppo ci sono, eccome). La rinascita della nazione (americana) sarà affidata ad un nuovo centro abitativo protetto da mura e militari, con una bandiera a stelle e strisce a sventolare in un angolo dell’inquadratura.
E allora, alla faccia di regista e sceneggiatori e di ogni positivismo, leggiamo questo messaggio di speranza,. di rinasctita, in un’altra ottica, la seguente: il vero virus che distrugge il mondo, ovvero il genere umano, ancora una volta non è stato debellato. E mentre si rinforza, in uno spazio chiuso e protetto, attende solo il momento per iniziare di nuovo la sua opera di distruzione.