Negli anni ’70 nascevano le prime radio pirata o libere (oggi le rinominerei le “radio pure”). Chi ha vissuto quel tempo, sa. Chi non l’ha vissuto, provi a immaginarselo, magari aiutato da film come “Radio Freccia” o “Lavorare con lentezza”. Male non farebbe anche rispolverare l’irripetuto impegno politico e sociale di molte di quelle radio, non importa se di sinistra o di destra, come radio Aut (di Peppe Impastato e Beppe Alfano, v. “I cento passi” di Marco Tullio Giordana). Poi le radio libere divennero le radio private o commerciali… E, infatti, non più libere (e pure) furono. Bisognerà aspettare l’avvento di internet per riavere un media altrettanto capace di diffondere, almeno potenzialmente, il verbo, l’arte e le istanze della libertà di varietà, della controinformazione e della controcultura, di altra informazione e di altra cultura (preferisco) attraverso un mezzo capace di grandi, anzi ormai infinite (sempre potenzialmente) masse. E, attraverso internet, anche la radio vive oggi un ritorno che ha il sapore del tempo della radio pirata o libera, quella che non deve più comprare frequenze e mezzi a suon di vecchi miliardi (sempre che di frequenze ne siano rimaste), quella che non deve rispondere a nessuno per fare il palinsesto, nemmeno a chi compra la pubblicità, che non è pagata dalle major discografiche per le heavy rotations e non è condizionata e, chissà? appagata dagli ascolti assicurati. Sta infatti prendendo sempre più piede la radio da ascoltare via Web. Tra queste ve n’è però una che sta facendo qualcosa di ancora diverso. E’ la radiozine di Blow Up.
“Blow up” è un mensile musicale “altro” e “alto” diretto da Stefano Isidoro Bianchi e giunto oggi al numero 111. Parlarne vorrei, ma preferisco mandarvi in edicola a cercarne ancora una copia (il doppio numero di luglio/agosto 2007 contiene per altro un omaggio secondo me prezioso, forse anche per le mie doppie origini scozzesi e irpine, soprattutto queste ultime): cioè un dvd documentario e di video-art e musica elettronica realizzato da Mediaterrae, intitolato “Irpinia electronic landscape”. Musicisti elettronici e video-artisti nostrani e di molte nazioni sono stati cioè ospitati in un paese dell’Irpinia durante il Carnevale del 2007 e qui chiamati a dare una loro visione e interpretazione di quel luogo e di quel tempo. La rivista è ricca di articoli e rubriche anche retrospettive (impareggiabili quelle dedicate ai maestri della musica contemporanea, agli Italiani Brava Gente, ai Mogli e Buoi degli indipendenti italiani fino ai dischi ripescati). Blow Up non parla tanto di avanguardie di qualunque genere (dal folk all’hip hop, dai cantautori all’Art Brut de Le Dernier Cri, quanto di arte e di espressione nelle sue manifestazioni più “intelligenti” e pure, riuscendo a distillare l’essenza della purezza e dell’intelligenza anche dalle arti finite per essere di successo, ma non per questo da snobbare. E’ la rivista del giusto e onesto mezzo “intellettuale”. E, tra l’altro, per diversi numeri, semplicemente impagabile è stata la rassegna di musiche e musicisti di strumenti musicali autocostruiti e inventati. Cavàtamela forse così con poco, ché descrivere Blow Up non è come leggersela tutti i mesi, passo ora a indicarvi la nuova iniziativa di una radiozine di Blow Up all’indirizzo http://www.blowupmagazine.com/radiozine.php I programmi che qui potete ascoltare sono in realtà dei podcast in formato zip scaricabili in qualunque momento e, quindi, sempre disponibili per farvene anche dei cd a futura memoria, purché ad uso personale. Al momento sono già disponibili diverse trasmissioni, alcune delle quali hanno il pregio di farci ascoltare materiale via via trattato dalla rivista, spesso irreperibile o difficilmente rintracciabile (come nella rubrica “Mogli & Buoi” di Enrico Veronese (rubrica dedicata agli indipendenti italiani). Segnalo Riesumandi di Federico Savini (“alcune persone stanno aspettando di essere ri-scoperte”, sui musicisti del passato, spesso già defunti, non solo dimenticati, ma forse mai o mai debitamente conosciuti), Random delicatessen (sulla outsider-music forse “più brutta” mai prodotta (esemplare il caso di Florence Foster Jenkins), l’origine africana degli Ufo (avanguardie afro-americane) e molto altro ancora. Invero c’è di che onorare cotanta inziativa, ma solo scaricando e ascoltando. Poi ditemi se vi sono ancora delle radio che fanno altrettanto (a parte “Battiti” di Pino Saulo su RadioTre Rai, da mezzanotte all’una e trenta però… E non sempre, se ti alzi presto la mattina, ce la si fa).