La chitarra Dobro è così bella che si è guadagnata più volte un primo piano sulle copertine di molti dischi. Tra tutti ricordo “Dobro” di Mike Aulridge e “Brothers in arms” dei Dire Straits.
Naturalmente non è stata costruita così solo per un ghiribizzo creativo ed estetico, ma ha delle peculiarità che, proprio per quel che appare, la rendono unica anche dal punto di vista dell’acustica. Dobro non vuol dire nulla di particolare che spieghi le sue caratteristiche, ma è un nome commerciale dato da John Dopyera e i suoi fratelli (Do-byera Bro-thers, dunque) che la misero a punto. E’ quindi un marchio (oggi di proprietà della Gibson) a cui seguono nomi e numeri di modelli, alcuni interamente costruiti in acciaio (come la 33H). Anche se il nome Dobro o chitarra Dobro da marchio di fabbrica è ormai diventato di uso comune per chiamare questa chitarra sui generis, il termine più esatto lo strumento è invece chitarra acustica resofonica. La chitarra resofonica è nata alla fine degli anni Venti e si è diffusa nei primi anni Trenta quando, prima dell’avvento della amplificazione ed elettrificazione, John Dopyera escogitò un innovativo sistema acustico di amplificazione da applicare alle chitarre, il cui suono debole rispetto ad altri strumenti come ottoni e percussioni, tendeva a scomparire nelle orchestrine di jazz. Il trucco sta tutto in un risonatore metallico inserito nella cassa armonica dello strumento, sostituendo la classica risonanza del corpo vuoto con quella di un sistema meccanico formato da uno (chitarra Dobro monoconica) o da tre coni di alluminio (chitarre Dobro triconiche). Il ponticello della Dobro è unito al risonatore metallico che amplifica il suono grazie alle caratteristiche vibratorie del metallo, superiori a quelle del legno. Quello ingegnato dei Dopyera risultò quindi un comodo amplificatore naturale che venne utilizzato, ma con minor successo, anche per altri strumenti a corda pizzicata parenti della chitarra, come l’ukulele, il banjo e il mandolino.
Oggi, comunque, nel crescere dei decibel in concerto, anche la Dobro si è dovuta adeguare alla elettrificazione e alla amplificazione mediante un pickup. Ma quello che rimane intatto, è il fascino del suo suono unico. Il risonatore della Dobro infatti, date le proprietà del metallo, caratterizza anche il suono di questa chitarra, che è piacevolmente metallico, appunto, e fu particolarmente gradito ai primi suonatori di chitarra blues e country-blues, particolarmente nel Sud degli States, Louisiana e Delta del Missippi, dove per altro vi hanno scritto le più belle e importanti pagine anche nella tecnica dello slide. Lo slide è un modo di suonare la chitarra, specialmente con accordature aperte o alternative, che utilizza il cosiddetto “bottleneck” (collo di bottiglia) infilato a un dito della mano che scorre sul manico o una steel-bar (una barra di metallo) che sostituisce per intero la pressione delle dita sulle corde. Questo modo di suonare genera dei glissandi tra una nota o un accordo e l’altro molto apprezzati nel blues, nel country’n’western e nel bluegrass, di effetto simile a quello prodotto dalla pedal-steel guitar, definita anche chitarra hawaiana. Tra i più bravi suonatori di Dobro si ricordano John Graves, Mike Aulridge, Jerry Douglas, Son House, Taj Mahal, Rory Gallagher, Blind Boy Fuller, Phil Leadbetter, Mark Knopfler, Tut Taylor, Bruce Cockburn e molti altri. Tra le avanguardie, notevolmente belle sono le “Dobro series” (Dobro#1, Dobro#5 ecc.) di David Sylvian, intermezzi di chitarra Dobro e voce in alcuni dischi di David Sylvian.
Una singolare e affascinante invenzione basata sul risonatore Dobro e sul principio delle arpe eoliche, che cioè suonano o, meglio, risuonano a causa del vento, è quella che si può vedere e ascoltare in mp3 sul sito francese Ciel Libre http://w1.neuronnexion.com/dferment/lab/lab.html E’ la Dobro éolienne o Aeolian Dobro. Il risonatore meccanico della Dobro amplifica tre lunghe corde esposte alle mutevolezze dell’aria generando un incantevole suono etereo. E ne approfitto per anticiparvi che il sito suindicato contiene fotografie, descrizioni ed estratti mp3 di numerose arpe eoliche autocostruite da appassionati. Peccato soltanto per la citazione ancora senza possibilità di ascolto dell’Organo Eolico Surrealista del castello medievale di Quermançò, Figueras, vecchio progetto di Salvador Dalì: un’intero castello guarnito di strumenti eolici a fiato, a percussione e a corda di ogni foggia esposti al laggiù tremendo vento sibilante e rombante di Tramontana. Qualcuno dice che sta per diventare presto una realtà. Vedremo. Per intanto potete ascoltare il vento di tramontana a Castell De Quermançò collegandovi al sito ufficiale http://www.castelldequermanco.es e provare a immaginare che frastuono ne verrebbe se agitasse anche flauti eolici, arpe e canne d’organo eoliche, campanelle ed ogni altra stravaganza per l’occasione pensata e affidata a Eolo.