Terzo appuntamento con “Insolita musica” dedicato agli amanti delle musiche creative. Vi parlerò della Vegetable Orchestra (artisti), delle stalattiti e delle stalagmiti suonate nelle grotte di Toirano e di Borgio Verezzi da Walter e Luce Maioli (dischi) e della chitarra Dobro e una sua affascinante variante eolica (strumenti musicali). Nel prossimo appuntamento vi preannuncio che tratterò la Radiozine di Blow Up, la sorte curiosa del non-compositore Edmond De Dreyster e l’antica tradizione dei fischietti messapici.
VEGETABLE ORCHESTRA
Se non ci credete, lo potete anche vedere in un videoclip su YouTube al seguente indirizzo internet www.youtube.com/watch?v=hpfYt7vRHuY Gli undici membri della Vegetable Orchestra (o First Vegetable Orchestra), attivi in vari campi delle arti, dalla musica agli audiovisivi, ogni mattina si recano al mercato per scegliere accuratamente e comprare verdura fresca da cui ricavare i propri strumenti musicali da suonare alle prove o nelle serate di spettacolo. Purtroppo, si sa, le verdure non durano a lungo e, perciò, ogni volta bisogna riprovvedere alla costruzione della inconsueta strumentazione. Dopo il concerto non è raro che finiscano per altro mangiate somministrate al pubblico in una ristorante zuppa preparata in modo sempre diverso dal cuoco Richard (badate bene a non chiedere a questi curiosi musici per l’ennesima volta se sono vegetariani o perfino vegani: non lo sono e a questa FAQ non vorrebbero mai più rispondere). Nel video potrete assistere al loro acquisto al mercato delle prescelte verdure, alla costruzione da esse degli strumenti e quindi a una performance dal vivo. La Vegetable Orchestra si è formata a Vienna nel 1998 e suona soltanto strumenti ricavati da vegetali: zucche, fagioli, zucchine, finocchi, peperoni, cetrioli, porri, cipolle, melanzane, carote, lattughe e via di seguito vengono opportunamente trasformati o manipolati e quindi microfonati e amplificati per essere suonati in un repertorio che spazia dalla musica elettronica e sperimentale (hanno in repertorio perfino una cover dei Kraftwerk, quella di Radio Activity o della “Sinus 440” di Radian) al remake singolare di pagine classiche come la Marcia di Radetzky, o delle avanguardie storiche, come di John Cage o Xenakis. Nessun proposito naturistico o “comico”, ma un progetto artistico e musicale orientato a espandere l’orizzonte acustico, ad aprire nuove strade alla produzione del suono. Insomma, un mix naturalista di musica convenzionale realizzata con mezzi non convenzionali. La Vegetable Orchestra ha inciso già alcuni dischi per la propria etichetta, la Transacoustic Research (non facilmente reperibili in giro per negozi, ma più agevolmente acquistabili in rete) e hanno suonato molto dal vivo, venendo più volte anche in Italia. I loro strumenti sono davvero (è il caso di dirlo) il piatto forte. La karottenfloeten o carrot flute, per esempio, è un flauto ricavato scavando le carote e suona davvero come un flauto.
Il Gurkophon o cucumber-phone è un assemblaggio di carota, zucchina e peperone. Suona simile a un oboe.
Il melanzaniklappe o eggplant clapper fa le veci dello handclapping…
Nei loro due dischi (Gemise del 1999 e Automate del 2003 – chiara l’allusione agli automatismi della techno ma anche al pomodoro, tomato in inglese) non vengono impiegati computer e sampler. I suoni della Vegetable Orchestra sono puri o abbastanza (qualche effetto, almeno un delay o che, si sa, ci vuole). Le vedure sono tutte suonate nota dopo nota per fare un glitch pop con textures ambientali, drones e melodie a volte microtonali, una musica di genere concretista che a volte vira verso il genere house, altre verso il noise. Concesso l’uso del frullatore e altri utensili da cucina. La Vegetable Orchestra ha coniato il termine di “transacustico” per descrivere ciò che sta facendo, ancora nel mezzo del processo di ricerca. Ha a che fare con l’acustica e i confini di altre discipline; qualcosa che sia “aldilà dell’acustica” ma che non è ancora definibile nemmeno da loro stessi. Molto di ciò che suona la Vegetable Orchestra è composto e non improvvisato, per il che si è reso necessario sviluppare una propria apposita forma di notazione. Nei loro dischi vi sono tracce assolutamente belle, che valgono anche solo in forma di ascolto, ma sicuramente l’approccio più geniale è proprio quello performativo. Merita andarli a vedere dal vivo.
Ensemble:
Jürgen BERLAKOVICH
Nikolaus GANSTERER
Susanna GARTMAYER
Barbara KAISER
Matthias MEINHARTER
Jörg PIRINGER
Richard REPEY
Ingrid SCHLÖGL
Marie STEINAUER
Ulrich TROYER
Tamara WILHELM