Manni Editori (Lecce, 2007)
Tra le pagine di tanti libri. “Un grandissimo Paolo Nori. Il suo romanzo più raffinato. (…) Con un finale che ti inchioda per dieci minuti davanti alla copertina chiusa”. Perché Nori al tempo di Tramutoli? Intanto perché questo frammento di testo è tratto dalle righe di un commento che Giancarlo Tramutoli su www.ibs.it ha lasciato per l’ultimo libro di Paolo Nori. E in Uno che conta, il protagonista del romanzo è appunto grande amante di questo scrittore. Tanto per dire quanto d’autobiografico c’è nell’ultima opera di Tramutoli, dove il poeta e scrittore potentino parla – si racconta – dice di un uomo che fa il bancario e il letterato (ovviamente che vive per le lettere, non il “tipico” cattedratico), quel personaggio che vuole essere ed è: uno che conta; perché innanzitutto è arrivato a pubblicare un libro per la Mondadori – quella famosa di tutti i generi – e per questa casa editrice, oltre che certamente più per lui stesso, gira anche un po’ l’Italia. E l’Italietta la vede pure attraverso il suo posto di lavoro, oltre che in un solo salotto televisivo dove riesce a essere Finalmente ospitato a un certo punto della sua “carriera”. Giancarlo Tramutoli, il poeta giocoso per eccellenza, quel talento lucano che diverse penne italiane e italiote hanno imparato poco poco a conoscer persino, compone oggi quest’opera tragicomica per l’editore Manni. Dopo la silloge poetica “Versi pure, grazie”, in un momento caldo dal punto di vista delle pubblicazioni e dove il centro del mercato e marchiato dalle griffe e per il quale si marca il territorio con il suono dell’urina letteraria. Ed ecco questo romanzo tragicomico, come ci confermerebbe sicuramente l’autore se adesso fosse davanti a queste battute. Il bancario dell’opera, appunto stesso lavoro di G. Tramutoli, ama le donne. Di quell’amore assolutamente incontrollabile, che vibra. Una delle ossessioni di quest’uomo. Uno che conta e che si pensa tanto, gli piace tanto stare da solo o con l’amico del cuore, l’amico scrittore, l’amico scrittore del cuore di nome Gaetano (e qui sarebbe gioco da bimbi riprendere meglio ancora la realtà). Tramutoli conosce i limiti degli uomini. Ma meglio conosce i suoi gusti e i suo desideri; e con questo romanzo eleva all’ennesima potenza la forza dell’estraniazione, con uno stile che è fatto del giacchio delle aridità di certe persone e la spensieratezza di un vagare continuo nonostante le spinte verso il tirare dell’immobilismo. Non sempre occorre muoversi per viaggiare, qualcuno in passato s’affacciava alla finestrella è costruiva avventure, per di più. Oggi è più difficile, oppure dovrebbe essere farlo bene, ma grazie a certe novità letterarie condite di letture e immagini tolte da una selva di ovvietà, si sa che abbiamo a disposizione l’ironia che scaccia il ritorno degli anni bui. Il tornare in voga d’un buio d’epoche crociate’, lotte intestine fra simili anche vicini d’appartenenze geografiche. Lo stile dell’autore di Potenza è quello già assaporato in passato, con un pizzico d’intimismo in più versato nella catena degli amori, delle incertezze, dell’amicizia. Della solitudine ricercata. Quest’ultima opera in prosa arriva a sei anni di distanza da La vasca da bagno (Fernandel). E capire quanto è importante il testo, quanto sia stato scritto bene, basterebbe leggere i passi che toccano l’autoerotismo, e lì si capisce che Uno che conta è opera riuscita davvero bene.