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La Mala Vita – Mario Savio con Fabio Venditti

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CON L’ANNO NUOVO, NULLA CAMBIA. SI TORNA IN GALERA[1]

 

Alla luce dell’orientamento spiccatamente rieducativo che informa la legislazione penitenziaria italiana, ecco che viene resa possibile la stesura di queste memorie autobiografiche di un boss camorrista che si ritrova ergastolano, raccolte e probabilmente sistematizzate da un giornalista televisivo.

La risposta veridica a “Gomorra” di Roberto Saviano, verrebbe da pensare.

Comunque sia, è un testo che, nella maniera divulgativa con cui si presenta, costituisce un ottimo modo per rendersi conto di quanto avessero ragione i criminologi della scuola di Chicago quando “sociologizzarono” le condotte criminali, legandone a doppia mandata l’eziologia con gli ambienti microsociali con cui il deviante prima, il criminale poi (giacché il “salto di qualità” da un modus vivendi ai margini della legalità – qual è la devianza – all’infrazione di norme giuridiche penali, avviene purtroppo molto spesso) nasce e vive. O meglio, DEVE vivere, dato che di mobilità sociale verticale verso l’alto non se ne parla proprio.

Ed ecco che da queste pagine tralucono prassi relazionali arretrate e criminogenetiche, laddove maschilismo, machismo, bullismo, promiscuità sessuale, coefficienti di natalità non certo da paesi occidentali, inesistenza del rispetto per la legalità statuale (l’unica vera autorità essendo riconosciuta agli hobbesiani clan, che, come constata lo stesso Savio, sono protagonisti di un’escalation di anarcoide violenza, una guerra senza più quartiere per spartirsi i proventi di una fiorente economia dell’illegalità), che stordiscono e spaventano ad un tempo.

 

Eclatanti le parole del Savio quando ricorda gli anni di piombo: l’unica differenza tra terroristi e camorristi era, secondo lui, che i primi volessero evertere lo Stato democratico; i secondi un parastato ce l’avevano già.

Un quadro, insomma, che definire a tinte forti è un eufemismo; ma che consegna un alto momento di riflessione del Savio in ordine ai propri trascorsi criminali, riflessione che ha prodotto un memoriale consegnato alla generalità dei consociati con una onestà intellettuale rispettabile e degna di menzione.

Infine, questo ex boss camorrista, assurto alla ribalta della cronaca televisiva perché Maurizio Costanzo chiese ed ottenne dall’Amministrazione Penitenziaria di poterlo intervistare presso il teatro romano dove vien trasmesso il rotocalco dal suddetto condotto, vive la propria vita precedente il “fine pena mai” come una sconfitta, non più come un’autocelebrazione narcisistica ed autogiustificata (una vera e propria sindrome di Zorro/Robin Hood).

 

Una piccola vittoria della società civile, ma a quale prezzo? E quanto ancora Napoli sarà teatro di hobbesiane lotte tra clan, che annichiliscono ogni forma di sana socialità, e mietono vittime interne, ed innocenti trovatisi nel posto sbagliato al momento sbagliato?

 

EDIZIONE ESAMINATA e BREVI NOTE.

Mario Savio e Fabio Venditti sono rispettivamente un famigerato boss camorrista ed un giornalista ed autore televisivo. Per una curiosa coincidenza, sono ambedue nati nello stesso anno (1954), nello stesso mese (febbraio), quasi nello stesso giorno (il 17 Savio; il 15 Venditti).

 

Mario Savio con Fabio Venditti “La mala vita”, Edizioni Mondolibri s.p.a., Milano, 2007, su licenza Arnoldo Mondadori Editore.

 

Prima uscita: Arnoldo Mondadori Editore s.p.a.; Milano, 2006

 

Prefazione di Maurizio Costanzo


[1] Pag. 169

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