E’ importante nella organizzazione di una scuola e di ogni programma didattico avere dei parametri precisi, che permettono di valutare il cammino che si è percorso e avere dei punti di riferimento su cui progettare.
L’insegnamento e l’educazione non si improvvisa, anche se sicuramente ha bisogno di una continua dose di sana creatività.
Questo vale anche per quanto riguarda l’importanza di stabilire parametri per valutare e per progettare percorsi di integrazione scolastica: quando possiamo dire che le nostre scuole sono davvero luoghi in cui stiamo lavorando perché le classi e gli ambienti siano luoghi accoglienti, capaci di ascoltare e progettare a partire dai bisogni così diversi di tutti?
Il libro di Dovigo, Fare differenze, offre un bilancio e una riflessione su come concretamente valutare l’inclusione nell’organizzazione scolastica.
Il punto di partenza è la Legge 118 del 1971 che garantisce l’istruzione per gli allievi in situazione di handicap nelle classi normali della scuola pubblica.
La questione è come valutare il cammino percorso in questi anni, sviluppando il concetto di integrazione in quello di inclusione.
Si tratta di impostare l’organizzazione scolastica e la didattica partendo dall’idea che ogni ragazzo è differente dall’altro, porta in sé bisogni educativi diversi da cui partire per costruire insieme percorsi rispettosi per tutti.
In questo senso i ragazzi con bisogni educativi speciali possono essere considerati non tanto come un “peso”, una situazione da rendere quanto più normale possibile, quanto piuttosto come un’opportunità le cui potenzialità vanno sviluppate quanto più ampiamente possibile.
Il fatto che aumentino i ragazzi con bisogni educativi speciali nelle nostre scuole, a causa delle differenze linguistiche e culturali, del diffuso disagio sociale, delle difficoltà di apprendimento, diventa così un punto di partenza per re-impostare una scuola più accogliente, ripensando anche il nostro concetto di “normalità”.
Il libro è suddiviso in cinque parti:
1) il concetto di inclusione e il significato che esso assume nei diversi contesti scolastici
2) sfondo teorico ed evolutivo in cui si colloca la proposta di inclusione
3) utilità degli indicatori come strumenti di inclusione nella scuola
4) alcuni esempi concreti di utilizzo dei parametri di inclusione
5) strategie di organizzazione inclusiva
La proposta è, dunque, quella di utilizzare degli indicatori precisi, operazionalizzabili e al contempo attenti al contesto in cui la relazione educativa avviene per stabilire dei parametri su cui costruire una scuola davvero inclusiva. L’uso degli indicatori, diffusasi nella scuola italiana a partire dalla nascita di controlli sulla qualità dell’insegnamento, può essere uno strumento utile per verificare quanto la scuola è veramente inclusiva e per progettare strategie di intervento. Essi permettono di agire consapevolmente per la costruzione di una scuola accogliente, senza cedere a facili improvvisazioni e sentimentalismi.
Questo aspetto di proposta è sicuramente il punto forte del libro di Dovigo, che è sicuramente molto completo nel presentare le ragioni e le caratteristiche degli indicatori che favoriscano l’inclusione nella scuola.
E’ un libro rivolto sicuramente soprattutto a responsabili di organizzazione scolastica e a specialisti, visto l’argomento molto specifico che si propone. Allo stesso tempo, gli ultimi due capitoli, nel loro intento di descrivere esempi concreti e di essere proposte utili per tutti, possono offrire validi spunti di riflessione, di verifica e di progettazione anche per coloro che, nell’insegnamento, vivono le difficoltà connesse con l’incontro di tanti bisogni differenti che la scuola vive oggi.