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La leggenda di Layana

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Idea di Carlo Presotto, direttore artistico de La Piccionaia – I Carrara, Teatro Stabile d’Innovazione, curato e sviluppato dalla compagnia stessa. Con Titino Carrara, Flavio Albanese, Michela Ottolini, Carlo Presotto, Paola Rossi, Giovanni Tufano, Rachele Colombo. Rappresentato a Vicenza in Villa Valmarana ai Nani l’11 e il 12 aprile 2007.

Nella splendida Villa Valmarana di Vicenza, costruita intorno al 1669, si svolge questo spettacolo itinerante che si propone d’essere, nello stesso tempo, occasione per valorizzare l’ambiente storico-artistico e momento d’incontro, anche fantastico, tra le persone.
Gli spettatori, suddivisi in quattro gruppi, vengono accompagnati nelle varie stanze dove un personaggio è pronto ad accoglierli e a raccontare la storia delle 17 statue dei nani affacciati alle mura delle tenuta e dello sventurato amore della principessa Layana.
Circondati da meravigliosi affreschi di Gianbattista e Giandomenico Tiepolo, di cui citerei almeno il ciclo pittorico delle “Sale del Tasso” ispirate alla Gerusalemme Liberata, dove in un’atmosfera rarefatta e luminosa si raggiungono tratti di raffinatissima sensualità, si incontrano Arlecchino, Pulcinella, Colombina che, ognuno rispetto al suo carattere, al suo ruolo, alle sue conoscenze, racconta la strana storia di una principessa bellissima ma minuscola.
Ritroviamo interpreti di spicco tra cui Titino Carrara, Carlo Presotto e Flavio Albanese, uomini di teatro che indagano un lavoro legato alla narrazione, alla drammaturgia contemporanea, al teatro ragazzi e alla maschera: si coglie la volontà di ritrovare un folclore tradizionale, delle leggende che possano ancora appartenerci.
Il gioco con la maschera anche in quest’occasione assume un ruolo importante: gli attori indossano le celebri e bellissime maschere dei Sartori, in cui traspare sicuramente un lavoro sul corpo molto consapevole ma, a volte, si ha la sensazione che il loro immaginario sia rimasto legato solo alla tradizione della Commedia dell’Arte e, in qualche modo, a dei suoi ‘leziosismi’, rischiando di non coinvolgere lo spettatore proprio per una certa rigidità stilistica (o per il poco tempo che si ha a disposizione per conoscere ciascun personaggio).
Genuina e generosa invece l’interpretazione di Giovanni Tufano, Pulcinella, in cui probabilmente, proprio per una maggiore spontaneità, la maschera appare in lui più viva, forte e sincera.
Gli ospiti, ‘dame e cavalieri’, sono intrattenuti in modo garbato, elegante e divertente in un gioco che appare suggestivo all’interno di questi spazi che già di per sé raccontano storie.
Al termine di questo viaggio tutti i partecipanti si riuniscono nel giardino della villa dove intonano le note di una canzone, dolce come il suo nome, Layana, e per un attimo si ha l’impressione di vederla, per un attimo il confine tra sognio e realtà si fa sottile.

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