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Puertas, Boleros y Cenizas – Yurai Tolentino Hevia

3 min read

Porte, Boleri e Cenere

Traduzione di Claudia Piccinno

Edizioni Il Cuscino di stelle

Poesia

Pagg. 89

ISBN 9791280659897

Prezzo Euro 12,00

Un canto malinconico

Provo sempre una certa emozione nell’iniziare a leggere un libro di poesie e anche questo che mi ha inviato l’amica di penna Claudia Piccinno nella sua bella traduzione dallo spagnolo è riuscito da subito a farmi palpitare il cuore. Questa poetessa cubana ha messo in versi il suo piccolo grande mondo, lei e la sua famiglia. E lo fa con pudore, tanto che con il primo verso mostra la sua umiltà dicendo “Non sono Cafavis o Bilitis”, due noti poeti greci, di cui la seconda forse non è mai esistita, ma appunto per questo, evidenziando due miti, mette le mani avanti, quasi a scusarsi per quella che ritiene la sua inadeguatezza. In questo titolo che nel mio assai modesto spagnolo traduco in “Porte, Boleros e Cenere” c’è racchiusa una visione dell’esistenza che non riesce a celare una profonda vena malinconica, dove fra versi che parlano dei familiari si inserisce anche l’aspirazione di poter andar via da un mondo chiuso che se da un lato la soffoca, dall’altro la rassicura. E’ un po’ il tormento degli isolani, difesi dal mare, anelanti a scorgere cosa ci sia all’orizzonte. Peraltro, vi si aggiunge la dolenza per vita che sembra senza sbocchi e che si trascina con morta speranza alla sua fine. C’è tutta la disillusione per un regime che tanto ha promesso e nulla ha mantenuto, per quel senso di inutilità che ti prende ben sapendo ormai che tutto ciò che hai studiato non ti ha avvantaggiato. E la malinconia, verso dopo verso, diventa un dolore lancinante, lascia il posto a un insopportabile senso di vuoto che stringe lo stomaco anche a chi legge. Sono tre le sillogi, appunto Porte, Boleros e Cenere, ma la lacerazione dell’animo che la poetessa lascia trasparire è presente in tutte, richiama una sensazione di ineluttabilità di una condizione con tutto il fragoroso silenzio dell’impotenza della vittima.

La lettura, appagante, non è forse per tutti perché occorre preliminarmente staccarci dalle nostre realtà, cercando di entrare in quella di Yuray, e allora, solo allora, potremo essere in sintonia con la poetessa, un’onda lunga di emozioni a cui sarà impossibile sottrarci.

Yuray Tolentino Hevia (Güira de Melena, 1975, Cuba). Poeta, sceneggiatrice, curatrice, critica d’arte e produttore. Il suo lavoro è stato pubblicato in varie riviste, periodici e antologie di poesia e narrativa a Cuba e in più di 20 paesi. Ha curato più di 40 mostre personali e collettive, come curatrice ha partecipato alla Biennale Internazionale dell’Avana del 2009, 2015 e 2019. 3° Premio X Edizione del Premio Internazionale di Eccellenza “Città di Galateo-Antonio De Ferrariis”, Italia, Primo posto del Premio internazionale The Feathers of the Quetzal of a Thousand Minds di Mexico International, 2023. Selezionato tra i 43 semifinalisti del 49° Concorso ACO Karamanov Poetry Award 2022, Macedonia, 2022.  Menzione d’onore al I Concorso Internazionale di Letteratura “Carlos Hugo Garrido”, 2022. III e IV Premio Mondiale César Vallejo, Modalità di Eccellenza Artistica, Perù-Messico, rispettivamente 2022 e 2023.Premio VIII Edizione del Premio Internazionale di Eccellenza “Città di Galateo-Antonio De Ferrariis”, Italia, 2021. Premio Internazionale “Tulliola – Renato Filippelli”, Miglior Libro in Lingua Spagnolo, 2020, Italia. Primo Premio in Poesia del Concorso Internazionale della Fondazione Letteraria Internazionale, Paesi Bassi, 2021. Finalista del I Hyperbrief Literature Competition Canibaal, Spagna,

Ha pubblicato 3 libri di poesia: “Doors, Boleros and Ashes” (2019) e “I Am Them Too” (2019), entrambi della Primigenios Publishing House, Miami e “90 Miles: Diary of an Immigrant” (2023), Stockholm Project 2033 Global Leader e uno dei Fine Arts Chronicles “Between the Helmet and the Bad Idea” (2021), Argosis Iberoamericana Publishing House, Miami.

 

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