Un romanzo breve di due giovani scrittrici coraggiose, romanzo di sicuro anche se all’apparenza sembrano racconti, ogni racconto è un capitolo di questo paese macabro e reale che emerge. Ogni racconto è un modo di starci che passa attraverso il corpo di una donna… Nel loro narrare sono mischiate influenze della scrittura digitale, frammenti di panorami metropolitani ma, soprattutto, c’è attenzione. Flash. Punte acuminate che incidono storie da marciapiede. Una telecamera sempre accesa che sa guardare nei luoghi scuri dove si possono trovare tachicardia, paura, fame e amori a buon mercato. Un libriccino che attirerà lettrici e lettori giovani che potranno riconoscersi, ritrovare il loro mondo, sentirne l’odore, il sapore, intuirne le tentazioni e coglierne le devastazioni. Eliselle e Angela lavorano a quattro mani ma non si percepiscono le distonie stilistiche e i ritmi inceppati facilmente in agguato in questi casi. Intersecano con sapienza le loro voci, le mischiano in un caleidoscopio. Il titolo è perfetto. Non c’è festa, non ci sono colori allegri. Più che altro il fondo dell’oceano, l’aria che manca, il corpo che si vende, le merci che ci seppelliscono. Questo nostro tempo che catturano con la loro telecamera d’autrici, coi loro sensi in allerta è un tempo di cadute. C’è il buio, ci sono le scale che portano alle cantine maleodoranti delle giornate di tante donne. Sono donne infatti, le protagoniste. Si tratta di storie declinate al femminile Donne fuori di testa, sopravvissute, donne in bilico, abbaglianti nella loro capacità di cavarsela in ogni modo. Le fanno esistere per noi, sono brave e capaci nel dosare i toni in un abile montaggio di purezza e pornografia. Sanno cantare il nostro tempo fra indicativi presenti e sensazioni forti. Si legge in un attimo. E’ un libro che racconta il consumarsi prima d’invecchiare, il vendersi a prezzo basso, l’avidità e la malinconia di certe menzogne che si dicono, che ci diciamo. Ambienti notturni e ipnotici con qualche puntata nel mondo delle fiabe. Dove c’è il Bianconiglio. Dove: “il buio rende complici” e ci sono “neon che fanno danzare il cervello” ma anche la “voglia di dimenticare la vita.” Grondano dolore queste pagine, il ritmo amaro di certi momenti neri. Nessun bagliore, neanche quello dell’insegna di un night, di certo già spenta. Con un linguaggio cangiante, Eliselle e Angela Buccella ci parlano delle nostre maschere quotidiane, del sentirci burattini o bambole in affitto. Masticano il nostro tempo. Lavorano con le parole impastandole, sfilacciandole. Esplorano come amazzoni vite fallite, sconfitte e piegate. Ci sono immagini così nitide, talmente incendiarie da richiamare all’istante influenze cinematografiche o suggestioni dai migliori manga giapponesi. Un piccolo volume attraente e aspro come la notte. Da leggere per provare inusuali passioni e per avere un assaggio potente delle strade che sta percorrendo la scrittura influenzata da web, lap dance, merci, blog ed sms. Questi “lemming” della Coniglio editore sono piccoli volumi con una bussola molto precisa che sta nel presente e che questo presente vuole comporre in un puzzle senza fine del quale ognuno dei libri costituisce un tassello. Nel paese delle ragazza suicide è il lavoro di due giovani donne, scrittrici e artiste, che si mettono all’opera in diversi campi e ambiscono a una totalità, a una completezza. Ci si domanda se sia possibile, fra queste frontiere da vertigine, una volta finita la lettura
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