VENEZIA – ROMA: LA FINE DI UN FESTIVAL?
Il vero argomento di discussione di quest’anno al Lido in occasione della 63a Mostra del Cinema è stato ovviamente il nuovo Festival del Cinema di Roma che si svolgerà dal 13 al 21 ottobre 2006. Già alla presentazione, l’anno scorso, proprio qui a Venezia, si erano sollevate delle perplessità sull’operazione, date dal periodo ravvicinato e dalle caratteristiche simili dei due eventi. Il sindaco Walter Veltroni aveva naturalmente rassicurato tutti, Roma non avrebbe potuto intaccare il prestigio di Venezia. Sta di fatto che puntualmente all’apertura di Venezia 63, tutti già parlavano di Roma, e dalle anteprime giunte sul programma e gli ospiti, come ci si poteva aspettare, il “CINEMA. Festa Internazionale di Roma” ha fatto le cose in grande: 7 serate di gala dedicate ad anteprime europee ed internazionali, 14 inediti in competizione provenienti da tutto il mondo, omaggi ai grandi protagonisti del cinema, la sicura presenza di star internazionali come Nicole Kidman, Monica Bellucci, Sean Connery (e probabili altre sorprese), proiezioni nelle nuove strutture dell’Auditorium e nei diversi altri luoghi simbolo della città, con file di associazioni e sponsor pronti a conferire ulteriori risorse ad una festa del cinema già ricca. E per finire l’avvicinamento alla kermesse romana è stata segnata da una serie di iniziative, come le notti bianche, dai grandi numeri, che hanno catalizzato sulla capitale l’attenzione generale. A Venezia l’opinione pubblica si è ovviamente spaccata in due: i catastrofisti e gli ottimisti, quelli che affermano la fine del Festival al Lido, e chi invece convinto che le rivalità in realtà non sussistano, e che al limite la concorrenza stimoli in alto la competizione, che Venezia possa continuare tranquillamente sulla sua strada senza preoccuparsi troppo di Roma, che la tradizione ed il prestigio avranno sempre la meglio. Io credo che Venezia si debba un po’ preoccupare e che la tradizione ed il prestigio, unica cosa alla quale ora può affidarsi, potrebbe non bastare. Non possiamo negare che il cinema è un’industria per far soldi, i festival servono a dare risalto e pubblicizzare le pellicole. Ormai a qualsiasi produttore e distributore interessa poter apporre sulle locandine dei propri film qualche premio, più o meno importante, aggiudicatosi in giro per il mondo. È innegabile che l’industria italiana del cinema abbia qualche problema con Venezia, dove il concetto di Mostra del Cinema, come ama affermare il direttore Marco Müller, conta ancora, e dove si selezionano le pellicole in base a criteri di qualità piuttosto che di budget. Questo spiega la polemica fuga di quest’anno dal Festival di Medusa, uno dei maggiori produttori e distributori italiani, e la cronica incapacità da parte di Rai Cinema di farsi assegnare almeno un Leone d’Oro dopo tanti anni di competizione. Spiegano anche le pressioni che sono state fatte quest’anno per avere una proiezione esclusiva solo per la stampa ufficiale, togliendo gli altri accreditati, rei di fischiare i film in sala (soprattutto quelli italiani), e di non fare una buona pubblicità alla pellicola. È indiscutibile che Venezia sia sicuramente più scomoda per gli addetti ai lavori, che l’industria del cinema è a Roma, ed anche il pubblico che frequenta il Lido in occasione della Mostra è per la maggioranza romano (scuole di cinema e lavoratori del settore), a cui avere un Festival in casa non può molto dispiacere. Il discorso si lega anche all’estrema differenza di impianti che può contare Roma rispetto a Venezia, dove la questione del Nuovo Palazzo del Cinema è sempre aperta. Venezia non può prescindere in futuro, se vuole mantenere il proprio prestigio internazionale, di dotarsi di moderne strutture (ricordiamo che la sala più grande del Lido – 1700 posti – è un palatenda che viene montato solo in occasione del Festival), e da questo punto di vista dipende economicamente da Roma e dal Governo. Il comune di Venezia non ha la forza economica per affrontare un tale investimento, che paradossalmente, proprio per dove è collocato, non rappresenta un investimento (e per questo non può interessare ai privati). È un opera che rischia di essere la classica cattedrale nel deserto, di essere utilizzata, in un anno, solo per i 10 giorni del Festival, se non si ripensa ad un progetto più ampio sulla città. Non sembra nemmeno che alla città interessi in realtà più di tanto, visto che fra i frequentatori del Festival, i veneziani sono sicuramente la minoranza, e che le autorità cittadine (sindaco Cacciari in testa) disertino scandalosamente l’evento. L’episodio lampante si è verificato quest’anno con la visita lampo al Lido del Presidente del Consiglio Romano Prodi: ad accoglierlo è stato il suo vice Rutelli con tutta la delegazione romana, e del sindaco Cacciari neanche l’ombra. Credo che Veltroni al suo festival darà una diversa importanza. Gli unici che, attualmente possono trarre profitti dal Festival al Lido, sono la piccola parte dei commercianti in loco che paradossalmente, vengono anche penalizzati nelle preferenze per i servizi di supporto al festival, quasi che il Lido non fosse Venezia, ma una realtà a sé stante, alla quale il Festival, da un punta di vista turistico non porta relativamente nulla. Il successo di un evento di questo tipo è dato come sempre dal numero di persone che riesce a catalizzare, e Venezia negli ultimi anni lo ha capito, aprendo sempre di più gli spazi ai giovani ed al pubblico, aumentando gli accrediti a disposizione e le vendite dei biglietti. Va da sé che, però, rimanendo inalterate le strutture, le lamentele da parte delle categorie più penalizzate (gli accrediti cinema) aumentano, ed a fronte di spese fisse di accredito (50 euro) e di sempre più onerose spese di soggiorno, spesso si è costretti, anche dopo ore di code, a rinunciare alle proiezioni, o nei migliore dei casi, a programmazioni massacranti (visioni a notte fonda e all’alba). Ovviamente l’apertura di una nuova realtà come il Festival di Roma a così breve scadenza, potrebbe far sì che molti siano indotti ad investire sul più comodo soggiorno romano, se si dimostrerà in grado di meglio accontentare il suo pubblico. E proprio per le sue caratteristiche di festa del cinema e non di mostra del cinema, la nuova manifestazione romana potrebbe essere più “elastica” anche verso tutte le categorie che investono sul cinema da un punto di vista economico, risultare più appetitosa alle multinazionali americane del settore, o ai grandi produttori e distributori di casa nostra (Medusa e Rai in testa), relegando Venezia in una posizione periferica, dove la sempre auspicata ricerca di qualità e di novità potrebbe non andare di pari passo con una Mostra legata fatalmente al risalto procurato dai media. Pur non schierandomi dalla parte dei catastrofisti, io penso che la partita Venezia – Roma nel futuro si giocherà, con il vantaggio da parte di Roma, però, di essere anche l’arbitro del match. A questo punto si può solo aspettare e pronunciare il classico “vedremo…”.