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Il romanzo della mia vita – Leonardo Padura Fuentes

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(Leonardo Padura Fuentes – Marco Tropea Editore)

Come si fa a tornare alla narrativa italiana contemporanea dopo aver letto un libro come questo proprio non lo so. E infatti mi sono comprato John Fante, tanto per restare in tema di libri veri, La confraternita dell’uva, che mi mancava. Forse se dopo Padura Fuentes leggo John Fante la differenza di livello si sente meno che se mi dedico all’opera omnia di Isabella Santacroce o di Alberto Bevilacqua.

Il romanzo della mia vita è un’opera corposa realizzata su diversi livelli di narrazione ed è il lavoro più riuscito di Padura Fuentes, che fino a oggi ci aveva deliziato con le storie poliziesche (molto letterarie) dell’investigatore-scrittore noto come “Il Conde”. Qui non ci sono cadaveri da scoprire e delinquenti da arrestare ma c’è un mistero da risolvere: quello del diario di José Maria Heredia, il grande poeta cubano morto in esilio. Il romanzo della mia vita è proprio il presunto libro che Heredia avrebbe dettato alla sua donna durante gli ultimi anni di vita. Fernando, il protagonista del romanzo, ritorna a Cuba sulle tracce del presunto manoscritto e ripercorre con la memoria l’ultimo viaggio del poeta esiliato. Padura Fuentes costruisce un romanzo moderno descrivendo i momenti della vita di Fernando Terry che torna alla sua isola natia e ritrova i vecchi compagni. Nei capitoli dedicati al finto diario di Heredia, invece, crea un grande romanzo storico partendo da episodi della vita del poeta indipendentista. Padura Fuentes ci consegna pagine di grande letteratura quando descrive L’Avana elencandone gli odori, parla della vita quotidiana a Cuba senza lasciarsi andare a troppi discorsi politici (e qui mi piace meno) e mette a confronto la Cuba coloniale con i problemi contemporanei. Il lettore attento però si accorge che molte frasi che Padura Fuentes fa pronunciare a Heredia possono andare bene anche per la Cuba di oggi. “Il potere è come una droga e ubriacarsi di storia può essere il suo effetto peggiore” dice il poeta. E poi continua: “Nessuna poesia rovescerà mai un tiranno. Ma gli lascia un segno, a volte indelebile”. Il più grande poeta romantico dell’America Ispanica, il cantore della libertà di Cuba dalla dominazione spagnola, si fa coscienza civile per la Cuba di oggi alla ricerca della sua vera libertà. La scelta di aver voluto narrare la vita di José Maria Heredia non può essere causale, perché anche se Padura Fuentes non è un poeta sa bene che è importante lasciare un segno nella storia per poter costruire un domani di libertà.

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