KULT Underground

una della più "antiche" e-zine italiane – attiva dal 1994

Tutto il grillo che conta – Beppe Grillo [#4]

20 min read

C’era una volta un clandestino pubblico…

 

 

 

Un grillo all’estero, un grillo ricercatore, un grillo meritocratico, un grillo pubblico

Un altro momento in cui Grillo venne acclamato dalle televisioni estere e rifiutato sgarbatamente dalle nostre fu in occasione dello spettacolo Energia e Informazione, registrato il 19 marzo 1995 a Bellinzona, in Svizzera, e mandato in onda dalla TSI-Televisione della Svizzera Italiana il 7 aprile 1995, cioè meno di un mese dopo la registrazione. Tale spettacolo, da contratto?, sarebbe dovuto apparire (le solite sparute manifestazioni oltremondane, demoniache, di Grillo) il 10 gennaio ’96 anche sulla Rai-Radio Televisione Italiana. Successe, però, un però. Nel giugno ’95, Grillo partecipò con “un infuocato intervento all’assemblea torinese della Stet di Biagio Agnes”. “La pressione sulla Rai di Letizia Moratti fu tale che, appena 24 ore prima”[i] della messa in onda, il consiglio di amministrazione della televisione pubblica italiana annullò di fatto la trasmissione. Giustificazione di tale revoca: la Rai teme le querele di Opel, Barilla, Fiat, aziende definite dalla stessa televisione di servizio “soggetti deboli” da “tutelare”[ii] e da proteggere. Per assurdo, e inaspettatamente, Grillo non si vide recapitare mai, da alcuna delle tre ditte suddette, querele di sorta in merito allo spettacolo Energia e Informazione, nonostante lo show sia stato trasmesso in seguito anche dalla WDR, emittente televisiva pubblica tedesca. Energia e Informazione, come molti altri spettacoli del comico genovese passati da emittenti tedesca e svizzera, non andranno mai in onda in Italia, non saranno mai contemplati nel palinsesto pubblico della televisione di servizio (e di quella privata) del nostro Paese[iii].

 

Eppure, dicevo, nonostante manchi dalla nostra tv ormai da secoli – o meglio nonostante, come dice lui, le sue presenze siano ridotte ad apparizioni –, Grillo è ancora un personaggio di spicco nell’intellighentia italiana, uno dei migliori, uno dei più acclamati personaggi di cultura, e per fortuna – sua, e pure nostra – i soldi ce li ha, ora, e può continuare a indagare. Se, invece, io, Antonella Lattanzi, senza una famiglia ricca alle spalle né un lavoro redditizio o simili facilitazioni cui sostenermi, decidessi di seguire la strada di Grillo, come potrei provvedere economicamente a me, ai miei congiunti e alla mia ricerca d’assalto sul campo? Chi mi passerebbe i soldi per andare in giro per il mondo a scoprire, a vedere dal vivo, a denunciare, le oscenità perpetrate da una certa categoria di potenti? Non potrei. Io non potrei essere Grillo, nemmeno se avessi il coraggio di esserlo (e so che non l’avrei).

In quest’ottica, a mio avviso, Grillo diviene una sorta di servizio sociale che, per mezzo di un’arte antichissima – quella dell’intrattenimento –, dice la verità mentre ti fa ridere di cuore, e, attraverso il canale della risata, il canale dei cuori aperti ad accogliere le sue comicissime battute, instilla, inietta dentro di noi il germe anarchico, anzi meritocratico, della ribellione ragionata. Beppe Grillo va incontro alla vita, ecco come fa a venire a conoscenza di tutte le porcherie di cui ci parla. Molte volte “si imbatte” per caso nelle cose cattive – ne è pieno il mondo. Poi però, a differenza di noi, continua a scavare. Non si ferma mai. E soprattutto sa un sacco di cose, ha una cultura tout-court che invidio veramente.

 

Io […] [nelle ingiustizie] mi ci imbatto proprio per caso… Giorni fa, in un ristorante, mi si avvicina molto educatamente una signora. Mi indica un uomo e mi fa, parlando sottovoce: “Lo vede quello? È mio marito. È uno dei più grandi ingegneri del mondo… Costruisce ponti in Giappone, ha raddrizzato la Torre di Pisa… Le vorrebbe dire una cosa, ma è timido”. L’ho fatto venire al tavolo ed era Majovieckji, un grande ingegnere per davvero. Voleva parlarmi del ponte sullo Stretto di Messina. Voleva dirmi che lo vogliono costruire con una tecnica ormai superata, che in Giappone è stata abbandonata da tempo: tecnica rigida, si chiama, con due piloni alti cinquecento metri che terrorizzeranno per sempre tutta Reggio Calabria e tutta Messina, in piena zona sismica e col peso del treno che incurverà le travi. Alla fine mi ha supplicato: “Lo dica, lei è un comico, l’ascoltano”. Capito come funziona? [iv].

 

Tutto sommato, come dicevo prima, Beppe Grillo basa inoltre le proprie ricerche su fidate, autorevolissime fonti.

 

Sì, ho delle buone fonti. Wolfgang Sachs e tutto il Wuppertal Institut, certo: i più grandi sociologi europei, che da anni stanno demolendo il vecchio e ormai micidiale mito del Lavoro, e dimostrano, dati alla mano, che il lavoro, così come lo concepiamo noi, in funzione del Pil, ormai non produce più ricchezza, ma miseria… Oppure Domenighetti, che è praticamente il Ministro della Sanità del Canton Ticino… che mi fa avere tutto il materiale scientifico aggiornato sulla salute, che è molto diverso da quello che leggiamo sui giornali. Cose di un buon senso addirittura rivoluzionario, tipo che bisogna stare più lontani possibile dagli ospedali, che gli antibiotici non curano, che i medicinali producono effetto placebo.[v]

 

Io lo immagino come un omino che, apertaci la bocca come si fa coi bambini, finge che il “cucchiaino” sia un “aeroplanino”, e, attraverso il fortunoso atterraggio dell’apparecchio alato, ci rovina direttamente in gola “la sua pappa”. Allo stesso modo Grillo, spalancateci le fauci con una risata delle più genuine, delle più grasse, ci insuffla (come ossigeno), per l’esofago, attraverso lo stomaco, e poi sino al cuore e al cervello, tutte le ingiustizie, tutto il sudiciume gli inganni i misfatti cui siamo continuamente soggetti, e che lasciamo passare, di solito, perché siamo troppo impegnati, sempre, in qualche altra cosa. In questo modo, dice Grillo, siamo noi stessi che lasciamo attecchire, come un parassita, l’ingiustizia, la contraffazione, la volgarità del mondo esterno alla nostra vita di tutti i giorni. Beppe Grillo ci ricorda continuamente che “non possiamo più andare avanti così”, che ci stanno rovinando la vita, che ci stanno somministrando solo tre tipi di mele (gialle, rosse e verdi), quando in Italia, fino a trent’ anni fa, ne producevamo almeno quaranta tipi diversi. Con le mele di oggi, invece

 

ci giochi a bocce da dio, tiri un’oliva come pallino e fai delle partite che sono una meraviglia. […] Entriamo in un supermercato convinti di scegliere. È da anni che non scegliamo più, ci fanno scegliere tra cose tutte identiche. […] Siamo come in Cecoslovacchia trent’anni fa. Il libero mercato…. Scegliere tra cose identiche. [Sullo schermo compare una donna in un supermercato, intenta a scegliere un cavolo tra decine di cavoli, tutti identici tra di loro]. Guardate questa qui che sceglie tra cavoli identici. Identici! Ma lei, sceglie! Si è messa il profilattico nella mano, ce ne ha uno sul cervello ma quello lì non le da fastidio. È lì, la politica, ce l’abbiamo ne carrello, è lì che andiamo a votare tutte le mattine, è li che votiamo!

 

Ma roba da matti!

 

 

Censura e mutamento di rotta

Ritorniamo al 1988, anno in cui principiò il “lungo periodo di censura” di cui sopra. Non dandosi affatto per vinto, a quarantadue anni, Grillo passò immediatamente, dalla televisione, alla libertà, alla meritocrazia, del medium teatro, con lo spettacolo Buone Notizie[vi], accolto con un grande plauso di pubblico e critica, tanto che la stagione seguente, nel ’91, dopo ben tre anni di silenzio televisivo e di apparizioni lampo, Grillo era ancora il comico italiano “in assoluto” più popolare[vii]. L’assenza dalla tv incise in maniera tutt’altro che negativa sulla figura del giullare genovese il quale, dal ’90 in poi, registrò sistematicamente il tutto esaurito ai suoi spettacoli.

A quarantaquattro anni, il cambio di rotta, il momento topico durante il quale il comico genovese passò dalla satira politica a quella “economico-ecologica”.

 

Io ho capito questo: che ci sono altre cose, c’è anche l’energia solare, non c’è solo quella che ti dà l’Enel. Ma adesso vi faccio una domanda: se arriva uno a casa e vi taglia il filo della vostra corrente, cosa succede? Lo sapete cosa succede? Morti, morti come ebeti nel Terzo millennio, morti. Vai a fare la cacca, tiri la catena e la cacca rimane lì, e ti guarda come per dire: “Adesso chi è lo stronzo fra noi due?. e allora io ho capito che c’è un altro modo di ragionare, l’ho capito anche da uno svizzero, l’ho capito da uno svedese.[viii]

 

Il motivo di tale cambiamento, racconta Grillo, risiede nella scoperta che, indubbiamente, la nostra vita è in mano all’economia, l’economia è politica e forse, sensibilizzando le persone a un consumo diverso, a un uso diverso dell’energia e delle risorse naturali, la vera rivoluzione politica economica di costume di mentalità si potrà finalmente portare a termine. O almeno incominciare.

 

La vorrei sull’economia io, la par condicio. La vera par condicio è quella lì. […] Spendiamo diecimila miliardi per la pubblicità, per l'”informazione” sulle merci. E non sappiamo niente sulle merci. […] La vera par condicio sarebbe mettere sull’altro canale un pediatra che dice: “E’ una stronzata. Una sferzata di energia per un bambino è una bella fetta di pane con il miele”.

 

Tale cambiamento si esplicitò, come dicevo, nel ’92, prima di tutto con la messa in scena di un Recital il cui bersaglio era in primis il consumismo sfrenato dell’economia moderna, che faceva – e fa – del male non solo all’uomo di oggi, ma anche e soprattutto all’uomo di domani, che un bel giorno si sveglierà ritrovandosi senza più neanche una goccia d’acqua e un raggio di sole.

 

 

Millenovecentonovantatrè – il ritorno e altre partenze

Nel novembre del’93, Grillo finì “di ‘scontare’ il suo primo periodo di censura totale”[ix] e tornò in tv, proprio in Rai, con lo spettacolo Beppe Grillo Show[x]. La Radio Televisione Italiana era visibilmente preoccupata e non ammetteva disordini, per cui non solo l’impresario di Grillo dovette pagare da sé l’affitto del Teatro delle Vittorie ma, nondimeno, il pubblico aveva l’obbligo di dimostrarsi “vero e pagante”, e soprattutto il comico era ritenuto “penalmente responsabile” di ciò che avrebbe detto durante tutto il corso dello spettacolo, consistente in due puntate televisive.

 

Quando lavoravo alla Rai, ogni sabato sera, prima di andare in onda, mi chiamava il direttore generale Biagio Agnes: «Con la stima che ci lega, signor Grillo, si ricordi che lei si rivolge alle famiglie». Io regolarmente rispondevo: «Non c’è nessuna stima, signor Agnes, fra me e la sua famiglia … ». Poi, subito dopo la sigla, avvertivo il pubblico: «Pochi minuti fa mi ha telefonato il direttore generale e ha cercato di corrompermi». La censura della Rai democristiana non era brutale e intimidatoria, violenta e ottusa come quella di oggi. Non cercava di annientarti, di rovinarti con le denunce. Era più bonaria, famigliare, melliflua. Si presentava col volto del vecchio zio burbero benefico, che ti dà buoni consigli per il tuo bene. E tu, con un po’ di astuzia, la potevi aggirare. […]

Poi, nel ’92-’93, li portarono tutti in galera [si riferisce a Tangentopoli]. Nel ’93, dopo lunga quarantena, si rifece viva con me la Rai dei «professori»: tutte brave persone, che non capivano un tubo di televisione. Feci due serate in diretta, poi cominciarono a capire qualcosa di televisione e decisero che bastava così. [xi]

 

Lo spettacolo di Grillo – che, tra l’altro, affrontava in pieno volto l’argomento Mani Pulite, lo scandalo degli 144 (poi divenuti 166[xii]), la figura contorta di Biagio Agnes, la dittatura mentale operata sui consumatori dalla propaganda commerciale, la conseguente pubblicità occulta, e vari temi di natura economica –, sgominò ogni record d’ascolto, per un totale di 30 milioni di spettatori in due puntate. Nei mesi successivi, il servizio telefonico 144 venne definitivamente chiuso. La battaglia di Grillo contro la Telecom, però, non si limitò a quanto detto[xiii]. Il comico genovese persevererà senza soluzione di continuità a scagliarsi contro i sempre nuovi volti delle frodi telefoniche, tanto che nel ’95, partecipando all’assemblea dei soci Telecom, l’istrione dell’economia italiana definirà tale società “un’associazione a delinquere”, e nel 2000 allestirà una causa per “falsi addebiti sulle schede pregate” contro la Omnitel. Le società, com’è logico, risponderanno. Grillo arriverà a dover sostenere una media di quattro processi l’anno a seguito di querele per diffamazione, procedimenti giudiziari e simili nei quali il comico ancora oggi racconta di adottare come difensore il famoso (grazie alle battute del comico) “avvocato calabrese”, un omino basso basso che Grillo rivela fargli spesso più male che bene…

 

Il successo di pubblico riscosso nello spettacolo del ’93 è quanto di più meritato, a mio avviso, perché ne vien fuori un Grillo veramente innamorato della gente, di se stesso, della vita, vita che ha intenzione, che vuole assolutamente rendere migliore, non accettando i soprusi dei grandi sui piccoli, non opponendo lassismo a violenza, reticenza a mafia, ostracismo a quei pochi che hanno ancora il coraggio di parlare. Contro la politica del laissez-faire, Grillo alza la testa e, con un grillo, con un diavolo per la tesa, dice no. E si mette a cercare. A raccontare. E a farci ridere.

 

La prima serata del Beppe Grillo Show, in onda su Rai1 il 25 novembre 1993, segna il ritorno di Grillo in tv. Il pubblico a casa e in sala è in trepida attesa. Il comico palpa la tensione, l’emozione nel teatro e, commosso lui stesso, saluta la sua folla in questo modo:

 

[Grillo entra in sala, e si reca sul palco passando tra il pubblico che applaude.]

Fermi… fermi! Non sembrate un pubblico pagante. Dio mio, quanto tempo… voi mi avete tenuto in vita, voi paganti, non quelli a casa! Vi bacio tutti… Dio mio, anche voi poveri da 40000 lire, lassù. Bravi. Cosa dire, eh?

[Guarda la scenografia del Teatro delle Vittorie, ove al sabato sera va in onda la trasmissione di Frizzi.]

Chiudiamo quella cosa lì, per piacere, chiudiamo quella roba lì. Mi son portato la mia scenografia da Genova. Il passato deve andare giù… povero Frizzi, dov’è Frizzi? E’ invecchiato di vent’anni. Tira giù, mi sono portato la mia scenografia: eccola qua.

[la scenografia è composta di pochi oggetti sparsi su un tavolino e per terra]

Ora, io… ho talmente tante cose da dire che non so da dove cominciare, perché ho cinque anni di… “cose”, e allora devo dirvi in cinquanta minuti cinque anni di robe e anche per cinque anni, i prossimi cinque anni, perché faremo solo questo e poi devo andare via ancora per cinque anni...[xiv]

 

 

Grillo e io, Grillo e il Cervello, Grillo e la gente

Nello stesso periodo in cui tornava in onda su Rai1, Grillo cominciava a scrivere alcuni articoli per il “Corriere della Sera” – a quello sull’economia intitolato Grillonomics rispose il Nobel Modigliani – e per “la Repubblica” – a quest’articolo rispose Veronesi. Io avevo quattordici anni. Fino a prova contraria, in quel periodo frequentavo (frequentavo?) il primo liceo scientifico. Ormai la suora non volevo farla più da molto tempo. E nemmeno la paracadutista. Propendevo, già da tre o quattro anni, per la scrittrice ballerina. Col tempo, non per mia volontà, decadde anche la ballerina. Scrittrice rimase, rimane e rimarrà. Mia madre da quando ero piccola mi impediva di vedere troppa televisione. Da una decina d’anni, sono convinta che avesse perfettamente ragione. Ciononostante, qualcosa è giusto salvare. Di nascosto, guardavo Beppe Grillo. E cominciavo a farmi un’idea di cosa mi piaceva e cosa no. Ascoltavo Gaber. E cominciavo a capire quanto mi piaceva ciò che mi piaceva. Leggevo tanto, di tutto. E questo mi aiutava a capire fino in fondo le sfumature di ciò che mi piaceva, a imparare a costruirmi gli strumenti giusti, adatti, per combattere ciò che ritenevo ingiusto. La scrittura, di conseguenza, mi serviva solo per scrivere la lista della spesa. Come oggi. Oggi so scrivere Comprare 1 baguette senza commettere errori.

 

Era questo il periodo di Energia e Informazione[xv], di cui ho già parlato e che si concentra appunto sullo studio dell’energia alternativa, l’eco-energia. Insieme a Grillo, in tour, c’era a quel tempo Markus Friedli, lo svizzero che inventò una macchina a idrogeno autoprodotta. Io cominciai ad appassionarmi all’energia solare e, in giro per internet, scoprii che si poteva davvero fare. Caso volle che il padre di un mio amico fosse eletto proprio quell’anno come amministratore condominiale del palazzo in cui viveva. Preparammo un programma dettagliato per convincere i condòmini a un’adozione in larga scala dell’energia del sole, completamente gratuita se si escludono i limitati – e completamente ammortizzabili nel tempo – costi di installazione dei pannelli solari, in vece di quella elettrica distribuita a pagamento. Se anche uno solo di loro avesse votato contro la nostra proposta, sapevamo che la sostituzione non si sarebbe potuta operare. Due condòmini ci votarono contro. Lo stesso padre del mio amico, e una signorina di trentacinque anni. Abbandonai la lotta.

Grillo invece trainò sul palco i sindaci di diverse città cui faceva inalare di volta in volta i vapori all’eucalipto emanati dalla macchina di Friedli[xvi]. Come ho detto, questo spettacolo non è mai stato trasmesso in Italia. Io, però, ce l’ho. L’ho visto. Li ho visti tutti, Li ho scaricato da internet utilizzando un programma peer-to-peer[xvii].

 

La carriera di Grillo, intanto, continuava. Il ’97 fu la volta di Cervello, nel corso del quale il comico raccontava un’America in cui Clinton iniziava il suo secondo mandato, un’Europa che “finalmente sta per unirsi” (?), un’Italia nella quale nasce un nuovo quotidiano, quello della Lega Nord, La Padania. Un mondo in cui il nostro cervello, che usiamo solo per metà, non serve più a nessuno. Vi presento il cervello, dice Grillo sconsolato, “l’organo più stupido e indifeso del corpo umano”.

 

Siamo talmente pieni di informazioni che non sappiamo se le cose accadano perché sono scritte, oppure se, se non si scrivessero, se non si filmassero probabilmente non esisterebbero.

 

Grillo ci parla della nostra, che è chiamata l”era della comunicazione”, un’epoca in cui abbiamo ancora un miliardo e mezzo di analfabeti e un miliardo e duecento milioni di persone che “non hanno mai visto un telefono”, un’epoca in cui non sappiamo leggere i nostri estratti conto – per chi ce li ha! –, in cui la canapa, in passato utilizzata per una miriade di diversi scopi e impieghi, viene delicatamente adagiata fuori dalla legge per far spazio al petrolio, allo sfruttamento, all’inquinamento.

 

Qui non è più un problema di destra o di sinistra, […]. Qui c’è in gioco qualcosa di più prezioso, qualcosa che non sappiamo più a che cosa serve, qui c’è qualcosa che non serve assolutamente più. […] Che cos’è? Il cervello! Questo assolutamente non serve più, non riusciamo a distinguere una cosa vera da una falsa, perché è l’organo più stupido che abbiamo.

 

Niente è più naturale, tutto si trasforma in malattia,

 

La sanità oggi è “il problema”. La cura è la malattia. La cura crea la malattia. L’AZT come controindicazione ha la sindrome d’immunodeficienza, cioè l’AIDS.[xviii]

 

il progresso vuol dire patologia, mala informazione, terrorismo linguistico, l’evoluzione della ricerca significa, citando Grillo, paura, mania, agorafobia, schizofrenia, depressione, sindromi neurotiche ansiose, cleptomania, claustrofobia, tanatofobia, aracnofobia (“meno male che siamo ignoranti in greco, se no avremmo avuto milioni di malattie”), desiderio onirico di sodomia, ipertensione. I telefonini ci fanno male, l’elettromagnetismo è dappertutto, i veri criminali sono i politici, molto più dei (o almeno insieme ai) veri mafiosi. Per guardare il mondo, per sapere dove siamo e scoprire la nostra collocazione geo-politica in relazione al resto del globo, adoperiamo ancora il planisfero basato sulle proiezioni studiate nel Cinquecento dal Mercatore. Il cervello, allora, veramente non ci serve più. Tanto non lo usiamo.

 

 

Medioevo contemporaneo

E così, di denuncia in denuncia, di roba da matti in roba di matti, arriviamo al fatidico giorno in cui un Beppe Grillo in saio ci aprì gli occhi su una tremenda verità: eravamo – e siamo – di nuovo in pieno Medioevo. Lo spettacolo si chiama Apocalisse Morbida, all’epoca della sua messa in scena io avevo diciannove anni, se ci fosse stato ancora Fantastico saremmo stati al numero 19. Celentano non si vedeva da un po’ in tv – qualche tempo dopo avrebbe condotto una trasmissione dissacrante con gli stessi Gaber e Iannacci come ospiti, e ancora qualche tempo dopo, nel 2005, sarebbe nuovamente incorso nelle furie dei dirigenti Rai per aver invitato Santoro nel suo programma Rockpolitik.

 

Nel 1987 Celentano riuscì a riportare in RAI Dario Fo, ‘censurato’, guarda caso, nel 1962 da Canzonissima (e riapparso unicamente in piena Riforma, nel ’77, con il Teatro di Dario Fo – ma non in diretta) e Roberto Benigni (cacciato dalla Rai nel 1980 per la battutaccia sul Papa, a San Remo). Chi non ricorda la campagna elettorale a favore dell’abolizione del nucleare? Lo spegnimento collettivo delle televisioni per un minuto, per sollecitare la pace atomica tra Reagan e Gorbaciov? O i filmati – strazianti – sulla caccia ai cuccioli di foca uccisi ad arpionate? Senza dimenticare il neologismo telepredicatore, a lui assegnato, i playback imbarazzanti e le insopportabili pause oratorie, ai limiti della artificiosità (i titoli sui giornali dell’epoca insinuavano fossero maliziose e ruffiane: in realtà oggi sappiamo che Adriano è realmente sconclusionato).[xix]

 

Chiamo questo lasso di tempo “momento fatidico” perchè, dopo altri cinque anni di assenza dalla tv, Grillo ritornava, nuovamente, forte, più forte di prima, bravo, più grintoso che mai, sul piccolo schermo, questa volta però su Tele +, emittente che prese a trasmettere, rigorosamente in chiaro, gli spettacoli del grande comico genovese. Era l’anno in cui D’Alema fu eletto come segretario dei Democratici di Sinistra, in cui nacque l’Italia dei Valori, in cui Silvio Berlusconi divenne Presidente di Forza Italia.

 

Ecco, lo stile è lo stesso di Craxi. Anche se Craxi non possedeva tutte le tv d’Italia: gli sarebbe piaciuto fare quel che fa oggi Berlusconi, ma non poteva. Aveva il 13% dei voti o giù di lì. All’inizio credevo anch’io che fosse uno statista. Poi capii che era un ometto. Me ne accorsi quando, con mio grande stupore, lo sentii – lui, il presidente del Consiglio – pronunciare il nome di un comico genovese: il mio. «Chi si crede di essere Grillo?», disse. Solo un ometto poteva scomodarsi per me, abbassarsi a tanto. Fosse stato intelligente, avrebbe detto: «C’è un birichino di Genova che mi prende in giro, ma io mi diverto moltissimo». E mi avrebbe ucciso per sempre. Rovinato. Invece fece di me un eroe, un martire. Da quel giorno non ebbi più fans, ma parenti. Fratelli.[xx]

 

Era il momento dello scandalo Lewinsky, il Sexy Gate, e l’anno in cui Papa Giovanni Paolo indisse il Giubileo dell’Anno Duemila. La notte di Capodanno, poco dopo la conclusione del tradizionale discorso televisivo di Oscar Luigi Scalfaro[xxi], la “nuova amica” di Grillo, Tele+[xxii], trasmise, ripeto, rigorosamente in chiaro per intransigente volere del comico genovese, il primo Discorso all’Umanità[xxiii] di Grillo. Per tale occasione, Grillo si presentò in smoking, accompagnato da un corazziere nano e seduto a uno scrittoio trasparente, perché nessuno potesse pensare che ci fosse qualcuno sotto la scrivania (“Clinton insegna”). In teatro qualche mese prima del Discorso, Apocalisse Morbida è uno tragedia appassionante, uno dei pezzi di Grillo miei preferiti in assoluto.

 

[Lo spettacolo] inizia con le immagini di spaventose torture proiettate sullo schermo, mentre le terrificanti note dell’Oh Fortuna di Orff […] accompagnano in scena [Grillo], vestito come un monaco medioevale.

Ma, prima dello spettacolo, vengono proiettati brani del film Deadly Deception, premio Oscar per il miglior documentario. Mostra i danni sociali, ambientali e alla salute causati dalla General Electric, la multinazionale statunitense il cui amministratore passa per il miglior manager del mondo. Che cosa c’entra con l’Italia? Qualcosa c’entra, dato che proprio nel 1998 Cesare Romiti, boss della Fiat, lascia il posto al nuovo presidente, Paolo Fresco. Ex vicepresidente della General Electric. Chi l’avrebbe mai detto.

 

Grillo parte in quarta sancendo che siamo tornati in pieno Duecento:

 

Il Terzo Millennio è il Trecento… l’Europa è nel Duecento. Magari fossimo nel Medioevo! Nel Medioevo c’era una distribuzione… della ricchezza molto più democratica di adesso. Non è possibile che il 20% dell’umanità detenga quello che non ha l’80%. […] [Oggi] l’artigiano è diventato dipendente dal suo cliente, dal mercante e a suo figlio ha cominciato a insegnare non più a fare scarpe ma stringhe, e oggi c’è una specializzazione in stringhe e nessuno sa più cos’è una scarpa […][xxiv]

 

“La grande globalizzazione ci ha resi sordi”, l’informazione è in mano ai potenti che la inventano, la stravolgono come pare a loro, le streghe sono tornate, qualcuno ha fatto sparire Di Bella perché la sua cura avrebbe ammazzato gli enormi proventi che quello stesso qualcuno guadagna con la chemioterapia, meglio la morte che la povertà (pensava quel qualcuno), e intanto il sovrappiù di farmaci ci uccide.

 

I nuovi farmaci. L’Oms, Organizzazione mondiale della sanità, ha detto che ne basterebbero seicento. In Svezia ce ne sono cinquecento, in Danimarca ce ne sono quattrocentocinquanta, in Italia ce ne sono trentaduemila. Trentaduemila! Metà dei quali non fanno niente e li paghiamo.

 

L’Aids si potrebbe curare, ma c’è qualcuno che non vuole.

 

Il protocollo! Questi signori del Ministero vogliono il Protocollo! Ma vi rendete conto! Sono 30 anni che Di Bella cura la gente e noi l’abbiamo saputo solo ora grazie a un pretore di Lecce, perché anche lui fa parte degli eretici di questi tempi, quanti ne sono scomparsi di questi eretici senza che noi sapessimo niente? Quanti? Quanti? Centinaia di persone che avevano inventato cure che non costavano niente sono scomparsi! Il Dott. Di Bonifacio aveva scoperto che un siero proveniente dalle capre poteva curare il cancro: scomparso! L’UK11 del Dott. Pantellini, scomparso! Il Dott. Pratolongo guarì la moglie, malata terminale di cancro, con una mistura di limonata e bicarbonato, scomparso! La storia è piena di questi esempi, la più grande scoperta di questo secolo l’hanno fatta 50,60 anni fa, non oggi! […] Fleming inventò la Penicillina nel 1925 e a noi arrivò 20 anni dopo! Fu tenuta chiusa nel cassetto per 20 anni e fu tirata fuori perchè c’era la guerra, se no morivamo ancora oggi. […] E noi siamo qui con il protocollo, non sappiamo più cosa fare, succubi degli specialisti dell’ovvio, del nulla che ci vogliono inculcare che la vita è una malattia che si trasmette per atto sessuale. Siamo nelle mani di questi medici, ex-santoni, spacciatori di ricette, pronti alle vaccinazioni di massa senza pensare alla gravissima controindicazione dei vaccini e cioè che può provocare la malattia stessa, ma chi può mettere in discussione un vaccino se non un eretico? Io sono andato a vedermi sui diagrammi i risultati della scomparsa di alcune malattie grazie ai vaccini e ho scoperto che quello che ci hanno sempre fatto vedere è solo una parte dei diagrammi interi. Il vero risultato è che alcune malattie come la difterite o la poliomielite stavano scomparendo per conto loro, anche nei posti dove non era stata effettuata alcuna vaccinazione e questo perché le grandi malattie sono cicliche e quando sono guarite scompaiono.

 

Siamo rinchiusi in un Nuovo, terribile Medioevo: l’Apocalisse Morbida è alle porte. Possiamo ancora salvarci, però, secondo Grillo. Basta non belare più. Saltare lo steccato. E andare.

(continua)



[ii] Beppe Grillo, Tutto il grillo che conta

[iii] “se non in alcune serate organizzate in tutt’Italia dai Verdi per la propria campagna elettorale pochi mesi più tardi” da http://www.the1phoenix.net/x-files/grillo.htm

[iv] intervista di Sandro Veronesi, apparsa su “Il Corriere della Sera”

[v] intervista di Sandro Veronesi, apparsa su “Il Corriere della Sera”

[vi] 1990

[vii] secondo un sondaggio indetto dall’Abacus

[viii] si riferisce, tra l’altro, a Markus Friedli, lo svizzero “pioniere” dell’energia solare che ha autoprodotto, tra l’altro, un furgone a idrogeno solare

[ix] Tutto il Grillo che conta, pag 9

[xi] Postfazione a Regime

[xii]nota che l’unico cambiamento che c’è stato nei servizi telefonici a pagamento è il numero, che è diventato 166 – e, dopo che il numero verde 1678 si è americanizzato in 800, è nato pure l’899: a pagamento come l’166, ma senza limiti di tempo, e soprattutto facilmente confondibile con il nuovo numero verde 800″ da http://www.the1phoenix.net/x-files/grillo.htm

[xiii] per maggiori informazioni in merito, vedi A proposito del caso 144, da Il Quaderno di Grillo: riflessioni periodiche in controtendenza, numero 2/96 del 19 Gennaio 1996, pubblicato inoltre sul sito http://www.the1phoenix.net/x-files/grillo.htm

[xiv] Tutto il Grillo che conta più www.mondomania.com

[xv] 1995-96, tocca oltre 60 città per più di 400.000 spettatori

[xvi] in seguito, lo stesso Tg1 manderà in onda la scena del sindaco Marco Formentini, invitato sul palco da Grillo, che inspira vapori all’eucalipto esalati dall’automobile a idrogeno di Friedli

[xvii] scambio di dati e documenti

[xviii] intervista di Roberto Carvelli, apparsa su “Bella”

[xix] “http://televisiono.blogspot.com/2005/09/libero-spot.html

[xx] Postfazione a Regime

[xxi] trasmesso a reti unificate Rai e Mediaset

[xxii] prima pay-tv italiana

[xxiii] Seguiranno altri tre Discorsi all’Umanità, pronunciati il 31 dicembre di ogni anno (1999, 2000, 2001).

[xxiv] Beppe Grillo, il Savonarola del Terzo Millennio, a cura di Lorenzo Baldo e Monica Centofante, intervista apparsa su “Nonsiamosoli”

Commenta

Nel caso ti siano sfuggiti