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Intervista con Donato Zoppo

26 min read
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Uno degli album più controversi di LucioBattisti analizzato da Donato Zoppo per Aereostella: ‘Amore e non amore’ a 40anni di distanza con testimonianze inedite, aneddoti e la prefazione di GiorgioPiazza. In libreria dal 28 aprile 2011
Amore, libertà e censura: il 1971 di LucioBattisti
 

Aereostella
è lieta di presentare: 
AMORE, LIBERTA’ E CENSURA
Il 1971 di Lucio Battisti
Itinerari Musicali – Aereostella, 2011
328 pagine, euro 22.00

di Donato Zoppo

Prefazione di Giorgio Piazza

“Voglio fare le cose con gusto e non pensando alla cassetta. Perrestare fedele a me stesso e sincero con il pubblico” (Lucio Battisti).

 
 
Nel luglio del 1971 Lucio Battisti pubblica Amoree non amore: il suo primo “vero” 33 giri dopo le raccolte disingoli Lucio Battisti e Emozioni. È un lavoro rivoluzionario:un concept-album con quattro focose canzoni rock-blues registratedal vivo in studio, quattro strumentali con l’orchestra diretta dallostesso Battisti e i lunghissimi titoli di Mogol, la copertina conuna misteriosa donna nuda. All’alba della nascita del rockprogressivo italiano, Battisti inventa un disco sperimentale con braniinediti suonati dai Quelli pronti a diventare Premiata ForneriaMarconi.
 
A quarant’anni di distanza dalla sua uscita, DonatoZoppo racconta la vicenda di Amore e non amore: il percorsoche conduce Lucio Battisti all’anno di grazia 1970, il making ofdegli otto brani, la scelta concettuale, i conflitti con la Ricordi eil ritardo della pubblicazione, le reazioni di pubblico e critica, ilcaso della censura. La Commissione d’ascolto della Rai decide dibocciare Dio mio no: il brano scelto come singolo descrivein modo troppo esplicito una donna sessualmente disinibita, l’intero lpnon godrà del supporto promozionale ma sarà egualmente un successo.

Grazie alle testimonianze inedite dei protagonisti (tra i tanti FranzDi Cioccio, Franco Mussida, Alberto Radius, Dario Baldan Bembo etc.) illibro affronta le caratteristiche dell’album nel 1971 di Battisti:l’anno della definitiva rottura con la stampa, di rivoluzionariepartecipazioni in tivù, di Pensieri e parole e Lacanzone del sole ma anche della cult-song Le tre verità,amatissima dai cultori del rock progressivo. Zoppo analizza anche irapporti tra Amore e non amore e i primi passi del progitaliano, in quel 1971 che ha visto nascere le opere prime di Orme,Osanna, Delirium e tanti altri. In apertura un ricordo di Giorgio ‘Fico’Piazza, indimenticato bassista di Quelli e PFM, accanto a Lucio Battistianche in Amore e non amore. Foto di copertina di Bruno Marzi,foto interne di Caesar Monti. In libreria dal 28 aprile. 

 
DONATO ZOPPO (Salerno, 1975)scrive per le riviste Jam, L’Idea e Totemblueart. È ilfondatore di BattistiNews.it, dirige il webmagazine MovimentiProg econduce il radio-show Rock City Nights (Radio Città BN). Ha all’attivoalcuni libri (PFM, Lingalad, progressive-rock etc.). Si occupa di promozionemusicale con l’ufficio stampa Synpress44.

Aereostella:
http://www.aereostella.it

 
 
 
Intervista
 
 
Davide
Ciao Donato. È cosa abbastanza inconsueta dedicare unlibro non su un artista o una band nel complesso attraverso l’interadiscografia, ma su un solo disco in particolare. Lucio Battisti hasaputo precorrere e mutare di album in album, ogni album è significativo delsuo percorso artistico e dell’epoca in cui è stato prodotto. Perché dunque unsolo disco e perché proprio Amore e non amore“?
 
Donato
Ciao Davide, grazie per la tua attenzione.In generale – e questo lo dico da giornalista attento alle novità dell’editoriamusicale – negli ultimi anni è nata una buona attenzione saggistica neiconfronti di singoli dischi: è un orientamento che all’estero ha già datoottimi risultati (penso a nomi come Steve Matteo, John Cavanagh, Dai Griffith eAllan Moore, autori in tempi non sospetti di monografie specifiche su singoli33 giri) e in Italia stanno venendo fuori cose molto interessanti, anche incampo battistiano (penso ad Anima Latina dell’ottimo Renzo Stefanel,edito da NoReply).
Per quanto mi riguarda, dopo averapprofondito la vicenda storica della PFM in un mio libro uscito nel 2006 perEditori Riuniti, ho individuato un “interstizio” che meritava di essereapprofondito. Un momento singolare, quasi una bolla spazio-temporale nellaquale i Quelli stavano per diventare PFM ma erano ancora all’opera con i big dellamusica leggera italiana, pensiamo proprio a Battisti. Tra la primavera el’estate del 1970 Battisti registra un lp avveniristico, che uscirà un annodopo, nel luglio del 1971: quale fu il motivo del ritardo? Quel disco, daltitolo Amoree non amore, era un lp concettuale: perché? Il concept dell’opera venivaespresso anche in copertina, con Battisti vestito da clown triste – o da hippie– con una donna nuda di spalle: per quale motivo? E chi era quella ragazza?Nell’album quattro brani sono pezzi rock-blues improvvisati in studio, altriquattro estrapolazioni da jam strumentali, con titoli lunghissimi scritti daMogol e l’orchestra diretta proprio da Lucio: come mai questa sceltacoraggiosa? Il singolo Dio mio no fu censurato: con quali motivazioni?Spesso si legge che quel 33 giri ha anticipato il rock progressivo: è vero?
Come vedi c’erano moltissime domande chenecessitavano di una risposta, soprattutto per un motivo: Amore e nonamore è un disco un po’ dimenticato, poco celebrato, raramente messo a fuoconelle numerose biografie o monografie battistiane. Mi sono messo all’operaproprio con l’intenzione di scoprire qualcosa di interessante su questo lp, ela mia indagine si è poi allargata a tutto il 1971 di Lucio Battisti, un annodecisivo per capire l’intera maturazione del personaggio.
 
Davide
Una volta si aveva finalmente qualche soldo, ci sicomprava un disco e lo si ascoltava e riascoltava, diventava sempre più uncompagno di vita e di significati… Oggi le nuove generazioni non sanno più cosasia un vinile, una copertina, tutto si scarica gratuitamente a interediscografie per volta, smaterializzate in mp3 e magari pure senza unasignificativa sequenza, e tutto si fagocita e si dimentica in un gigantescoblob astorico…  Soffermarsi da parte tua su un solo disco e indicare quantisignificati vi siano dentro è stato un modo di invitare a un altro modo diascoltare la musica?
 
Donato
Guarda, mi permetto di dire una cosa: nonsolo in questo libro ma in generale in tutte le mie attività nell’informazionemusicale cerco, a volte tacitamente a volte in modo esplicito e schietto, diinvitare ad un ascolto “cosciente e responsabile” della musica. Amore e nonamore è uno di quei dischi che non possono essere ascoltati di striscio,come sottofondo mentre si fa qualcos’altro: è un’opera che ha una sua storia,una direzione, dei risultati, un portato storico notevole. Il mio libro ha unoscopo: quello di offrire una guida, proprio perché il 33 giri aveva un caricodi significati importanti, pensa ad esempio al fatto che era un disco a tema,il che porta ad una serie di considerazioni importanti sulla discografia deglianni ‘60/’70 e sulla maturità di tanti artisti che non volevano più affrontareuna semplice sequenza di canzoni sciolte da un filo conduttore.
Non sono un ipocrita: sono il primo adessere aggiornato sui nuovi modo di fruizione musicale, per cui uso gli mp3,l’iPod, mi servo di YouTube come grande jukebox in tempo reale o di SoundCloudper scoprire qualche intrigante nuova proposta, ma c’è una differenza tra lenuove dinamiche dell’informazione rivolta ad un ascoltatore e il momento intimoe formativo dell’ascolto attento e consapevole. Aver affrontato anni e anni diascolti di rock “classico” (o vintage…) mi ha dato una forma mentis rispettosanei confronti dell’artista e delle sue intenzioni: questo significa che il mioatteggiamento di fronte ad un’opera è sempre scrupoloso e attento a tutti idettagli di un disco, a partire dall’elemento grafico fino ai ringraziamentinel libretto. Se un album è opera polisemica e polimorfica, allora va ascoltato,indagato e assorbito come si deve.
 
Davide
O è anche vero che oggi i doe indicare quanti significati vi siano dentro è stato un modo di invitare a unaltro modo di ascoltischi (eccezioni a parte) non contengono più tantestorie, tanti significati come quelli di quaranta, trent’anni fa, da poterciscrivere perfino un libro di 300 pagine come hai fatto tu?
 
Donato
Credo che ogni disco abbia la sua storia,anche se temo di doverti dare ragione: oggi la maggior parte delle produzionimusicali è slegata da contenuti “forti”, capaci di durare nel tempo, probabilmentemanca quello spessore, quella “presa” che rende un’opera un classico. C’ètuttavia qualche eccezione. Ultimamente sto ascoltando con interesse e curiositàalcuni artisti provenienti dal Mali, di cultura e lingua Tamashek, inparticolare i Tamikrest. Ecco, nel loro ultimo album Toumastin c’è unrilievo importante di significati storici, culturali, artistici e linguistici.Lo stesso discorso vale ad esempio per l’ultimo disco di Eddie Vedder, oppureper il recentissimo Gli occhi del mondo di Vittorio De Scalzi, che mi hamolto affascinato. Si tratta di opere diversissime tra loro, sia chiaro, ma nonavulse dalla realtà, legate a tanti fili che offriranno, tra qualche anno edopo una buona storicizzazione, possibilità di analisi più approfondite.
È ovvio che il pop-rock più superficiale èandato da un’altra parte, quella dell’ascolto superficiale, semplice eimmediato, infatti la differenza dai dischi degli anni ’60 e ’70 credo sianella nascita e nell’affermazione di una cultura rock e di un atteggiamento”identitario” (perfettamente analizzato in Dai beat allagenerazione dell’iPod di Lucio Spaziante, recente libro della Carocci checonsiglio vivamente). Nell’epoca d’oro di Beatles, Dylan e Zappa, stavanascendo una pop-culture che vedeva nel 33 giri il simbolo pregnante di ununiverso giovanile: oggi che la gioventù è parcellizzata, frammentaria, vittimadell’individualismo, la musica ne risente profondamente, tanto da esserediventata un’arte minore, ormai incapace di essere attrice del cambiamentosociale. Amore e non amore apparteneva a quel determinato periodostorico: tornando alla celebre copertina, quell’immagine di Battisti nei pannidi un hippie triste, la foto bucolica, la donna nuda e i cavalli rimandanoinesorabilmente ad una cultura giovanile che, se a San Francisco era defuntagià dal 1968/69, in Italia si stava invece affermando con forza.
 
Davide
“Amore non amore” ha sicuramente introdotto moltenovità per l’epoca: dal particolare di una tecnica come il finger-picking alladurata di una canzone di 7 minuti  e mezzo di “Mio Dio no”, dall’idea di unfilo conduttore che leghi fra loro le canzoni e gli strumentali e alla stessaproposta di brani strumentali, dai lunghi titoli alla copertina (nudo incluso),nell’alternanza tra rock blues e suono Motown alla melodia italiana, per nonparlare della voce, del modo di cantare, dei testi, la registrazione quasi inpresa diretta, la contaminazione tra svariati generi musicali e perfino uncerto spirito o messaggio ecologista… Insomma, un disco geniale ricco diinnovazioni così come anche il resto dell’opera di Battisti, più “progressista”che “conservatrice”… Come ti spieghi invece il fatto che sia stato sempre snobbatodai “progressisti” dell’epoca?
 
Donato
Questa è una delle chiavi di lettura delmio libro, che propone un Battisti “diverso” da quello passato alla storia: aben guardare Amoree non amore è il primo passo verso una sua concezione della composizione,della produzione e della promozione che saranno definitive e che troverannoperfetta sintesi nel periodo del ritiro. Voglio dire che Battisti soloall’apparenza è quello del pop da classifica e delle canzoni da falò: in realtàè stato un compositore di estrema attenzione e preparazione, che con Mogolprima e Panella dopo ha fortemente voluto il pieno e completo controllo delprocesso produttivo, come accaduto – mutatis mutandis, sia chiaro – a FrankZappa e anche a Prince. Se però Zappa ha avuto una produzione discograficatanto coerente nei principi e nella progettualità quanto “schizofrenica”,Prince ha avuto una discografia “ufficiale” di ottimo funk-pop-soul e unaproduzione “clandestina” (come la definisce Davide Sechi nella postfazione a Slaveto the rhythm di Liz Jones) orientata alla sperimentazione jazz-ambient-fusion.Battisti invece è stato il perfetto e assoluto artigiano del pop, ma in questo”formato” egli ha saputo inserire tutte le influenze che lo animavano, tutti isuoi gusti e le sue ambizioni compositive.
Amore e non amore non è  un disco battistiano ma altempo stesso lo è in pieno. È un album di rock-blues alla Cream/LedZeppelin/Creedence, è un disco di raptus orchestrali e strumentali che a loromodo guardavano al nascente progressive, è un disco concettuale moltocoraggioso, privo di singoli forti da jukebox e da classifica. Ebbene,l’ascoltatore medio non crederebbe mai che Battisti sia stato capace di tuttociò, eppure lo ha fatto e in altri dischi come Anima latina oserà anchedi più. Questa è la prima grande difficoltà di approccio con Battisti: èl’emblema del pop ma al tempo stesso è stato il grande artigiano della musicadi qualità, per cui ognuno ci trova quello che preferisce. Purtroppo i suoiprimi successi con Un’avventura, Mi ritorni in mente, Dieciragazze e Fiori rosa fiori di pesco hanno condizionato molto lapercezione da parte degli ascoltatori (complice anche il perenne revivaltelevisivo con le solite canzoni…), inoltre il non affrontare tematiche”impegnate” lo ha condannato per sempre, tant’è che ancora oggi la sua presuntavisione politica destrorsa fa ancora discutere…
 
Davide
Colpisce l’urgenza di Battisti di comunicare, la suapartecipazione interpretativa. “Comunicare è più importante che cantare“…disse; e questo anche per chiuderla con le critiche mossegli in quel periodo dauna Italia ancora melodrammatica, aulica, festivaliera e istituzionale, di nonsaper cioè cantare, di “avere una voce con i chiodi strangolati in gola” comedisse qualcuno… La sua vocalità roca e inusuale fu tuttavia fondamentale e sdoganòtutto un altro modo di cantare, anzi di “urgere” e di comunicare col canto dauna parte, e di ascoltare dall’altro… Cosa pensi di quella affermazione (Comunicareè più importante che cantare) rispetto invece a quella che è statastigmatizzata come l’incomunicabilità del periodo con Panella…?
 
Donato
Ricordi la copertina del primo 45 giri diBattisti Peruna lira? C’era lui di spalle, abbracciato ad una ragazza. Quella eraun’evidente citazione di Bob Dylan, della famosa copertina di TheFreewheelin’. Lucio amava Dylan, la black music dei suoi miti Sam &Dave, Ray Charles, Otis Redding e Wilson Pickett, il grande rock di Hendrix,Who, Cream e Led Zeppelin. Che cosa accomunava questi suoi ascolti  giovanili?La grande spontaneità, l’energia, il “perfezionismo dell’emozione”, come miraccontava Franz Di Cioccio, che ha visto per anni Lucio in studio. Battistiaveva questo in mente: offrire all’ascoltatore una rottura definitiva con ilcanto impostato, perbenista e ipocrita alla Claudio Villa e compagnia bella. Inquesto senso però non era isolato, poiché era un ragazzo che come tanti aveva altriorizzonti musicali rispetto alla canzonetta sanremese grazie al boom diBeatles, Rolling Stones e tutta la British Invasion, ma con una marcia in più,ovvero l’adorazione per la fisicità e la sensualità del rhythm & blues edel soul.
Lucio aveva un’urgenza espressiva checomunicava proprio con l’imperfezione (penso sia fuori discussionel’inconsistenza della sua voce, ma non la profonda emozionalità), e perinterpretare i testi di Mogol – che raccontavano di quotidianità, di relazionisentimentali in cambiamento, di prime istanze ambientaliste – non poteva nonesprimersi con l’immediatezza. Cito con piacere il testo di uno dei brani delsuo primo disco senza Mogol, il “misterioso” E già (1982,scritto con Velezia, ovvero sua moglie). Il brano è Registrazione, nelquale c’è un passaggio molto importante, quasi un manifesto programmatico, cherecita:
“Ho sempre amato Jagger e gli Stones,
I Beatles un po’ meno insieme ai Beach Boys,
forse perchè hanno il nome che comincia per B.
Da Paul McCartney ho imparato a cantare,
da Ray Charles ad emozionare,
da Dylan a dire quello che mi pare”.
Dal 1986 con Don Giovanni, ilprimo disco con Panella, cambia tutto: Lucio si allontana sempre di più dal popd’arte creato negli anni ’70 e distrugge la sua musica per rifondarla. Nascono cosìgli album “bianchi” con Panella, che apprezzo molto ma non li paragono allafase precedente perché si tratta di opere assolutamente opposte. Sono albumall’insegna dell’incomunicabilità? A dire il vero non ne sono così convinto:sono dischi piuttosto difficili ad un primo ascolto poiché alla canzone con unasua forma e una sua struttura canonica Lucio ha sostituito una sua ipotesi dimicro-suite con serrati cambi ritmici e soprattutto melodici, perfetti però perle liriche panelliane, complicate e astruse ma mai prive di significato egeniali invenzioni linguistiche (“Non penso quindi tu sei, questo mi conquista/ L‘artista non sono io, sono il suo fumista” è da antologia!). Ovvio che ilpubblico di massa, che ha pianto ascoltando La canzone del sole e Epenso a te, non abbia capito e addirittura abbia attaccato questa nuovadirezione, ma ci vorrà del tempo, visto che si trattava di dischiall’avanguardia. Don Giovanni lo dimostra, è un disco essenziale che fada spartiacque nella storia della musica leggera italiana.
 
Davide
Prima di questo disco, come ci ricordano anche icavalli in copertina, ci fu la famosa cavalcata con Mogol dalla Brianza a Roma(che per altro sembrerebbe aver ispirato il film “Basilicata coast to coast“).In questo libro hai intervistato e raccolto testimonianze inedite e preziose digrandi artisti come Di Cioccio, Mussida, Radius, Baldan Bembo… E Mogol?
 
Donato
Basilicata coast to coast secondo me non è statoaltro che uno spottone alla Regione, apprezzato al massimo da qualche radicalchic di area slow food, quella cavalcata invece fu un’esperienza intima eprofonda nata proprio dalla voglia di Mogol di confrontarsi con la natura e distaccare dalla routine del lavoro in Ricordi, che aveva assunto dei ritmipazzeschi. Quell’esperienza ecologica fu molto utile e fornì una grandeispirazione a Battisti: la celebre Emozioni nacque, per esplicitaammissione degli autori, dai ricordi e dalle sensazioni della cavalcata, e cosìanche Amore e non amore, in particolare nei suoi brani strumentali conl’orchestra. Questa è una cosa importante: i lunghi titoli-haiku che Mogolscrisse per gli strumentali non sono che riflessioni sul rapporto tra l’uomo ela natura, un tema a lui molto caro che in alcuni casi (pensa al “fiume con ipesci vivi” e alla “Brianza velenosa” di Una giornata uggiosa…)diventerà anche più diretto.
Ho voluto intervistare i protagonisti deldisco per avere testimonianze dirette sull’operazione: mentre Mogol haricordato con maggior frequenza il suo ruolo nell’opera, il suo rapporto conLucio, la scelta anche della copertina, Di Cioccio e colleghi non si erano maiprofondamente confrontati con una riflessione su Amore e non amorenel corso degli anni successivi. La cosa emozionante è stato vedere il ricordocomune di tutti, soprattutto di Dario Baldan Bembo e Giorgio Piazza, che nonascoltavano il disco da quarant’anni: Lucio Battisti era un musicistaestremamente preparato, coraggioso, deciso, che però in studio volle la massimalibertà e ricorse con frequenza all’improvvisazione. Quanti dischi oggipotrebbero nascere così?
 
Davide
Il tuo libro sta raccogliendo molti consensi anchedalla critica. Lucio Battisti ebbe sempre un rapporto difficile con la stampa econ il giornalismo musicale, ma sono certo che avrebbe apprezzato molto il tuolibro. Hai avuto qualche riscontro dalla famiglia?
 
Donato
Non sono in contatto con la famiglia e nonso se abbiano avuto modo di leggerlo: in tutta onestà, siccome non mi sonomosso con intenti “gossippari” ma solo con la voglia di capire le motivazioni ei contenuti di un’opera, penso che Lucio avrebbe apprezzato o perlomenocompreso il mio obiettivo. Mi muovo sempre secondo il mio approcciogiornalistico, analitico ed “ermeneutico”, infatti molti critici hannoapprezzato il mio restare “dietro le quinte”. Non poteva essere altrimenti: ilmio ruolo è quello di interpretare un evento e di offrire al lettore un puntodi vista, ovviamente motivato e documentato.
 
Davide
Quando hai iniziato a fare giornalismo musicale e cosati ha invogliato su questa strada?
 
Donato
Non vengo da una famiglia di musicisti ogiornalisti, però fin dalla tenera età ho ascoltato musica e ho letto dimusica, prevalentemente rock. Anni dopo, spinto dalla passione e con lasicurezza di avere finalmente qualcosa da dire, ho cominciato a scrivere, primasu diverse fanzine poi su Le vie della musica, che è stato peranni l’inserto musicale settimanale del Sannio quotidiano, il quotidianodi Benevento, la città in cui vivo. È stata una formidabile palestra con ilgiornalista Armin Viglione, che mi ha insegnato moltissimo, al quale penso diaver offerto un progetto giornalistico per niente provinciale, anzi aperto alleinterviste a tutto tondo con artisti di fama nazionale e internazionale (pensoa Joe Zawinul e Mauro Pagani, tanto per dirne un paio). Poi ci sono state – eci sono tuttora! – due collaborazioni alle quali tengo moltissimo, la primaradiofonica, la seconda cartacea: dal 2007 conduco Rock City Nights, un contenitorerock sulle frequenze di Radio Città BN, e scrivo per Jam, uno deiprincipali mensili rock italiani.
 
Davide
Torniamo al disco… il concept di “Amore e non amore” èil rampantismo femminile post-sessantottino e la sottomissione maschile, lo spaesamentomaschile che nasceva di conseguenza? Se l’amore più universale ed elevato èaffidato agli strumentali, alle parole e al canto è affidato il “non amore”? Seè così, perché secondo te questa scelta di dare alla musica solo strumentale unsignificato ideale di volo sublime dell’amore senza consegnarlo mai alla voce ealle parole?
 
Donato
Amore e non amore, come pensavo da tempo e come hoscoperto grazie alle interviste e alle indagini, non è nato come un concept”fatto e finito”, ma è stato un lp concettuale in itinere, non è stato pensatoe realizzato in un colpo solo. Ciò significa che non c’è stata questaintenzione immediata ma passo dopo passo Lucio e Giulio hanno aggiunto deglielementi all’opera. Avevano innanzitutto una serie di canzoni di orientamentorock-blues registrate con i Quelli nella primavera del 1970: Dio mio no,Una, Se la mia pelle vuoi, Supermarket, Il tempo dimorire, Insieme a te sto bene, Elena no e Le tre veritàfacevano parte di un unico blocco, dal quale poi furono isolate le primequattro perché accomunate da un argomento, il maschio spaesato nei confronti diuna donna rampante e disinibita. Dopo la cavalcata, la voglia di cimentarsi conl’orchestra in brani strumentali ebbe il sopravvento e vennero fuori dellenuove jam, alle quali poi fu sovrapposta l’orchestra. Rispettosi della doppiafirma – proprio come Lennon/McCartney! – Mogol e Battisti decisero di restareinsieme anche in questa esperienza e Rapetti scrisse quattro lunghissimi titoli,ispirati all’amore per la natura ma anche all’incomunicabilità. Con quattropezzi da una parte e quattro dall’altra, fu facile intrecciare tutto e darevita al concept. Mogol racconta che fu proprio lui a spingere Lucio aconfrontarsi con la composizione strumentale e la direzione d’orchestra: inquel momento storico, in cui il rock raggiungeva vette notevolmente ambiziosecome l’opera rock, Battisti sentiva di poter affrontare questa sfida. Se le canzonisimboleggiano il “non amore” del titolo, gli strumentali corrispondonoall’amore: i due “tronconi” hanno però in comune la difficoltà relazionale, lacrescente incapacità di comunicare, sia tra uomo e donna i cui ruoli sonocapovolti, sia tra uomini e ambiente, sempre meno rispettato e conservato. Ilsucco del disco è in questo tema.
 
Davide
Questo è il disco che secondo te inizia la “assenza” diBattisti, che è una prima dichiarazione di assenza. Qui cominciano a diradarsii rapporti con la stampa e si riducono al minimo le partecipazioni a radio etivù e a tutto lo showbiz… Poi smetteranno del tutto. Qualcuno, sulla suaassenza, ci ha pure costruito una canzone, come hanno fatto tempo fa i B-Nario(…Battisti esisti o non esisti…?) Dal 1998 però ci manca anche di più.Ti è mai capitato di immaginare cosa Battisti avrebbe potuto fare in questitredici anni dalla sua scomparsa?
 
Donato
Mi ha colpito una cosa che mi hannoraccontato sia Alberto Radius che Pietruccio Montalbetti: loro ricordano cheLucio era estremamente informato su tutte le novità musicali e aggiornatissimo,già dagli anni ’60. In questo senso era un completista, maniacale einformatissimo. Questo suo stare al passo con i tempi è evidente anche nellesvolte musicali: basta confrontare il disco del ’72 Umanamente uomo: ilsogno con la svolta disco/funky di Una donna per amico; album come C.S.A.R.e Hegel risentono indubbiamente delle evoluzioni ritmiche di certablack music anni ’90. Detto questo, credo che Lucio avrebbe proseguito nel suoaggiornamento compositivo e sonoro: sicuramente non avrebbe suonato post-rock,stoner o alt.country, però immagino che avrebbe alleggerito notevolmente la suamusica, fino a fermarsi del tutto. L’immagine che ho io – ovviamente fantasiosae ipotetica – è di un Battisti sempre più isolato e impenetrabile tra laptop esilenzi, che scarnifica tutto fino all’inverosimile, lancia la sua musica versol’alto e si ritira definitivamente.
 
Davide
Molto interessante il capitolo sulla censura in Italia.”Amore e non amore” di Battisti fu censurato su due fronti, per “Dio mio no”(presente la parola Dio in un contesto di canzone dai contenuti erotici e inequivocabilile grida strozzate e i gemiti verso la fine del brano). Ma anche per lacopertina, con la donna nuda di spalle e il suo sedere, ora tagliato da scritteora perfino braghettata. Per altro il rimando va subito a Two Virginsdel ‘68… Beh, oggi le cose sono un po’ cambiate, sebbene dipenda dai contesti.Per te che lavori in radio, se e come ti poni o ti viene posto o sottinteso ilproblema di scegliere e limitare ciò che diffondi? Che tipo di radio ti piacefare e che tipo radio ti piacerebbe ascoltare di più? 
 
Donato
Il capitolo sulla censura è il piùdivertente, anche nelle presentazioni che sto facendo vedo che il pubblicoapprezza molto perché modi, tempi e dinamiche della temibile Commissioned’ascolto della Rai non sono affatto noti. Oltre a Dio, c’erano alcune parolevietate nella Rai dell’epoca: piedi, sudore, amante, membro, pigiama, letto,tutte quante legate da riferimenti sessuali più o meno evidenti. Dio mio noera talmente ricca di eros e trasgressione da non poter essere risparmiata!Però il successo del brano ci fu, nonostante la mancanza di promozione, efurono le migliaia di jukebox a fare la differenza.
La Commissione aveva il compito di valutarela trasmissibilità dei brani in radio e tv, e la sua mannaia è stata operativafino alla riforma Rai del 1975. Oggi le cose sono diverse anche se perbenismo emoralismo sono diventati più striscianti e per niente assenti, anzi… Per quantomi riguarda, come conduttore radiofonico mi ritengo molto fortunato: RadioCittà BN è una gloriosa radio libera che trasmette in assoluta libertà ottimamusica, le uniche limitazioni che ci poniamo sono relative alla qualità. Èquesta la radio che mi piace fare, senza costrizioni e con una formidabilebussola, quella della musica di qualità, sia italiana che internazionale. Nonsono un grande ascoltatore di radio, però cerco di seguire la programmazionepiù stimolante: apprezzo molto il tipo di informazione di Radio 24 (ad es.alcune monografie su artisti e personaggi di cultura sono fatte molto bene) eanche le playlist notturne di Radio Capital, non interrotte dalla pubblicità ecomposte da ottima musica.
 
Davide
Nel 2007 nella ristampa digitale del disco è statoinserita un bonus track, Elena no, ultimo 45 giri credo per la Ricordi.La canzone è in fondo in linea con il concept dell’album, parla del maschio acui è toccato di diventare ora un casalingo, un’appendice – come dici tu – di Sela mia pelle vuoi. E tuttavia, inserire una bonus-track in unconcept-album, secondo te, non snatura le intenzioni originarie dell’artista,la sua volontà di aprire e chiudere il cerchio in quel solo modo originario?Cosa ne pensi di questa introduzione?
 
Donato
Spesso le case discografiche realizzanoristampe davvero poco rispettose delle intenzioni dell’autore e pessime dalpunto di vista filologico, fatta salva qualche eccezione, mi viene in mente laEsoteric Records, che lavora bene da questo punto di vista a differenza dellaSony BMG (penso alle recenti ristampe prog italiane, piuttosto raccogliticce,ma se vuoi anche al costosissimo cofanetto Con il nastro d’oro).Nell’edizione cd del 2007 Elena no fu inserita come bonus track: ingenerale l’aggiunta di altri brani alle ristampe di dischi concettuali è unaforzatura, a meno che non ci sia un libretto che presenti i motividell’operazione, cosa che mancava in quella edizione. Nella “Mogol Edition” del2010 invece Elena no non fu inserita: visto che le “Mogol Edition”contengono i commenti di Mogol per ogni brano, quella sarebbe stata una buonaoccasione per spiegare la divertente genesi del pezzo, che faceva parte delblocco di brani rock della primavera del 1970 e che purtroppo restò poco piùche un provino, infatti si percepisce ancora la sensazione di incompiutezza delbrano. 
 
Davide
Gli strumentali di Amore e non amore furono perBattisti la prima esperienza nella direzione d’orchestra nonché un modo di comunicareanche attraverso la musica strumentale in un paese, l’Italia, che aveva ancora(e forse ha ancora) il culto del canto. I quattro brani strumentali avevanotitoli lunghissimi (così li aveva chiesti Battisti a Mogol per potercisiispirare)… Qualcosa che forse era iniziata con un titolo altrettantochilometrico in Ummagumma dei Pink Floyd… Ecco, nel libro si parla disvariate influenze dall’estero (Led Zeppelin, Cream, Otis Redding, Bob Dylan…)Gli strumentali invece potrebbero avere avuto un’influenza da Atom HeartMother o comunque dai Pink Floyd? O da chi altri secondo te?
 
Donato
Quando per la prima volta ho parlato con DiCioccio e Mussida in merito agli strumentali, loro li definirono “installazionisonore”, ovvero esperimenti piuttosto sperimentali, all’insegna di una grandelibertà espressiva. Erano infatti il risultato di jam in studio, con i Quelliin splendida forma poiché abituati a quel tipo di sonorità un po’all’americana, con vaghe reminiscenze jazz-rock, ma anche alla Morricone, congrandi pieni orchestrali e sapori da colonna sonora. Se è vero che Amore e nonamore fu il “disco degli sfizi” per Lucio, è anche vero che questi branistrumentali erano degli ideali contenitori di tante cose che Battisti aveva inmente e voleva realizzare senza pressioni. Considera che lui era un ascoltatoreattentissimo, sicuramente avrà avuto tra le mani i dischi dei Pink Floyd (lamucca di AtomHeart Mother avrà sicuramente offerto qualche spunto per la copertina di Amoree non amore…) ma da questo punto di vista non credo abbia voluto emularequalcuno: da musicista “puro” qual era, voleva semplicemente tentare la viastrumentale e la direzione d’orchestra, le sue idee venivano poi completategrazie al live in studio con i Quelli. Il nucleo dei brani strumentali era peròla melodia, come per quelli cantati: un “nocciolo” melodico che in studio siallargava fino a diventare jam, per poi planare verso la conclusione, propriocome farà anni dopo la PFM sui palchi, non solo quelli italiani.
 
Davide
Nel 1971 così come oggi l’ascoltatore medio nonaccomuna “Amore e non amore” alle produzioni di New Trolls, Osanna, Delirium,Trip, Orme, Rovescio della Medaglia… né consimili gruppi inglesi delprogressive rock. Se “Amore o non  amore” sia stato uno dei primissimi dischiprogressive in Italia non è dato infine di decidere, se non usando le parole diAlberto Radius: questo disco e Battisti sono progressive per l’apertura adiverse modalità espressive e per la volontà di allontanarsi dal tradizionaleper “progredire” verso forme inesplorate… Il tuo libro ha per me un messaggiochiaro, anche se velato: quello che dice Radius, quello che dici anche tu diquesto disco in particolare, in effetti dovrebbe essere lo spirito del progressive,invece cristallizzatosi, allora come oggi, in un genere manieristico, fattosovente di imitazione di modelli del passato. C’è dunque più spiritoprogressive in “Amore e non amore” di quanto non ve ne sia in molto benchiaramente definito progressive rock?
 
Donato
In linea di massima concordo con quello chedici ma bisogna porre dei paletti. Innanzitutto è vero che Amore e nonamore condivide con i dischi progressive “puri e dichiarati” un simileapproccio: lo slancio libero, la voglia di unire diverse anime, la scelta didare voce e prevalenza ad un discorso strumentale, l’ispirazione concettuale,la presentazione del disco come “esperienza d’ascolto” quindi con la presenzadi una copertina attinente. Queste sono caratteristiche tipiche del rockprogressivo, ma Amore e non amore ferma qui il suo rapporto con il prog.Ho voluto dedicare a questo tema uno specifico paragrafo per fare chiarezza, poichèin numerose monografie battistiane ma anche in molti saggi sul prog italiano ildisco viene considerato un lavoro progressive. Considerato che Battisticoncepisce e registra il disco tra primavera ed estate del 1970, indubbiamenteper la musica italiana lui è stato un anticipatore, poiché il fenomenoprogressive attecchirà in pieno l’anno successivo, proprio quando saràpubblicato Amore e non amore. personalmente non mi sento di considerarlo undisco prog, benché a questo genere esso sia affine.
Indubbiamente lo spirito autentico delprogressive – come dice la parola stessa – è quello della progressione,dell’affrancarsi dagli steccati della forma-canzone e del veleggiare versoobiettivi sperimentali, unendo forme espressive e strutture compositivediverse, provenienti dalla musica classica, dal jazz, dall’acustico,dall’elettronica. Amore e non amore, per la sua freschezza, risultaindubbiamente più “progressivo” di tanti dischi prog di oggi, che ricalcano ilcanone diventando dunque parodistici e caricaturali. Aggiungo però che lapremessa nella tua domanda è rischiosa: non tutto ciò che nasce da intenti eapprocci “libertari” può essere considerato progressive, altrimenti rischiamodi far entrare nel “progressive per forza” dischi come Into the purplevalley di Ry Cooder, If I could only remember my name di David Crosbyo The shepherd’s dog di Iron & Wine, tanto per fare al volo qualchenome.

Davide
Battisti-Panella (il periodo che io amo di più)… Sidice che i dischi cosiddetti “bianchi” stiano ricevendo sempre più interesse.In realtà (secondo me) continuano a essere molto amati da un certo tipo dipubblico raffinato e competente, quindi in modo abbastanza stabile ieri comeoggi, ma che in fondo non siano ancora di massa,   né lo saranno mai. Sicompleta per altro in questi dischi la definitiva uscita (con risultati disuprema bellezza armonico-melodica) dalla struttura preconfezionatastrofa-inciso-ritornello e coda o finale verso un libero “flusso di coscienza”. Ho letto però nell’introduzione del libro che anche tu ami particolarmentequesto periodo di Battisti, se non di più…
 
Donato
Sicuramente non saranno mai dischi di massaperché non nacquero con obiettivo “popular” in senso stretto. Si trattava dioperazioni sperimentali sia dal punto di vista musicale che letterario, anchese la centralità melodica tipicamente battistiana non mancava di certo. Penso aLasposa occidentale come a Hegel: è davvero difficile immaginare chequesti album possano avere la stessa popolarità, anche postuma, di Il miocanto libero. Però è anche vero che, come ogni opera che non è in linea coni suoi tempi ma che procede spedita superando pubblico e critica, la produzionepanelliana sta pian piano riemergendo in termini di riscoperta. Credo che larecente cover di Don Giovanni dei Vegetable G farà avvicinare moltiragazzi al disco dell’86, fondamentale anche se – a mio avviso – penalizzato dasuoni poco attuali. Io adoro L’apparenza e C.S.A.R. ma non me lasento di dire che li preferisco al mogolbattisti degli anni ’70, sono opereassolutamente imparagonabili. Mentre alla lunga la monotematicità mogoliana mistanca (fatta salva qualche rara alzata d’ingegno al Rapetti è sempre mancatoil genio…), della fase panelliana mi piace molto l’audace operazionelinguistica, sulla quale Lucio ha innestato vere e proprie cascate melodiche inun contesto lontano anni luce dal pop.
 
Davide
Images, l’album”americano”, non è stato il solo tentativo fatto da Battisti perfarsi conoscere e apprezzare all’estero. Ricordo anche canzoni tradotte e cantatein spagnolo e in tedesco… Ci fu un periodo a metà degli anni ’70 in cui puntòmolto al pubblico estero. Il problema però non era solo la pronuncia, ma anchela musica di Battisti, difficile all’ascolto per l’americano e un po’ meno perl’europeo medio di quegli anni. Almeno, così mi pare. Eppure Battisti è statouno dei pochi nostri artisti che avrebbe dovuto avere il merito di vedersiriconoscere un successo internazionale. Cosa non ha funzionato secondo te?
 
Donato
Non ha funzionato un insieme di elementi,tra i quali il più importante è l’italianità battistiana. Facciamo qualcheesempio. La PFM tra 1973 e 1975 ha avuto un discreto successo internazionale,merito di una formula musicale che abbinava un impianto anglofono e unamusicalità spumeggiante e colorata tutta italiana: in un contesto rock, laPremiata ebbe una buona affermazione, parlando però un linguaggioprevalentemente strumentale e comunque di respiro internazionale. Attualmentecosa funziona all’estero? Al di là delle baglionate spagnoleggianti per ilmercato ispanico, la Pausini, Bocelli e Zucchero oggi hanno un maggiore appealperché restano profondamente italiani, vengono percepiti come qualcosa di quasi”esotico”. Secondo me Images fallì proprio perché si cercò diandare troppo incontro al consenso internazionale, ma con un provincialismo difondo, pensa alle traduzioni dei testi e alla pronuncia battistiana. Inoltreper avere successo in USA è necessario comprendere e conoscere le differenzedel mercato americano, molto più vasto e complesso del nostro.
 
Davide
C’è una cosa che ricordo a proposito di David Bowie che,interrogato su quale musica italiana ascoltasse, rispose che, da buonromantico, conosceva bene solo quella di Battisti. Per altro pochi sanno cheBowie tradusse in inglese il testo di Music is Lethal (una versione di Iovorrei… non vorrei… ma se vuoi)… e anche di “The empty bed” diBaglioni (Io me ne andrei)…  poi cantate da Mick Ronson… No, giusto perricordare a un tot di italiani certe figuracce internazionali che ci facciamoquando non si ha rispetto e non si vuole ascoltare a prescindere e non si sariconoscere la qualità di casa nostra solo perché si è prevenuti per chissàquale altro motivo… come in quell’8 settembre 1988 allo Stadio Comunale diTorino… Va beh, divagazione a parte… Mi son perso la domanda… Ah sì… A Baglionie a Battisti si è contestato a lungo un presente e poi un passato di disimpegnopolitico, di canzoni d’amore e suppongo anche di successo commerciale (e qui miviene in mente l’altra bestialità del processo a De Gregori)… Oggi però, da unestremo all’altro, la parola “politica” o “impegno” in musica è diventataimpronunciabile… Cosa ne pensi?
 
Donato
Bisogna necessariamente calarsi nelcontesto degli anni ’70. Personalmente propendo per il concetto di “arte perl’arte”, ma in un periodo storico in cui la musica era veicolo di cambiamentisociali, in cui il movimento giovanile si orientava intorno a certi simboli e acerti valori, l’impegno politico, lo schierarsi, il “dire qualcosa” eranecessario ed essenziale. Proprio per questo motivo, il non esporsimogolbattistiano fu percepito come un male, ma altrettanto malefico fu ilconfinare in un ghetto una musica che invece aveva un valore incredibile,tant’è che ne parliamo ancora oggi, infatti molti barricaderi dell’epoca sisono pentiti e rivelano pubblicamente che all’epoca Battisti lo ascoltavanosolo privatamente, di nascosto… Non credo che oggi la politica siaimpronunciabile in musica, è che la musica ha perso il suo ruolo di riferimentocentrale per il cambiamento della società. Indubbiamente viviamo un periodostorico singolare, in cui il crescente individualismo partito dagli anni ’80 edal post-riflusso ha condizionato gli attori di questo cambiamento, ovvero legiovani generazioni. Negli anni ’70 avevamo gli Area, oggi Caparezza: penso chequesto la dica lunga…
 
Davide
Per chiudere… Hai già in mente di lavorare a un nuovolibro? Su chi, su cosa ti vorresti dedicare?
 
Donato
Sai Davide, le idee sono sempre tantissimepoiché per lavoro sono circondato dalla musica, però la traccia Battisti vorreiseguirla ancora, per cui appena possibile mi piacerebbe riprendere un filorimasto sospeso. Tra l’altro mi sto cimentando anche con la narrativa, e stannovenendo fuori cose abbastanza carine, per cui non escludo un exploit in talsenso…
 
Davide
Grazie Donato e… à suivre.

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